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27 ottobre 2019

Comunicato Curva Ovest Ferrara

 

«Ogni individuo ha diritto a tutti i diritti e le libertà stabiliti nella presente Dichiarazione, senza alcuna distinzione di qualsiasi tipo, come la “razza”, il colore della pelle umana, il sesso, la lingua, la religione, l’opinione politica o di qualsiasi altra natura, l’origine nazionale o sociale, la proprietà privata, la nascita o altro stato di appartenenza.»
Questa è la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, stipulata durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a Parigi, il 10 Dicembre del 1948.

La rete ci offre l’occasione di interrompere il monopolio assoluto sulla comunicazione in tema di sicurezza negli stadi, e noi intendiamo sfruttarla.
Il mondo degli ultras ormai ha fin troppo chiari i meccanismi dell’impianto pregiudiziale costituito, ma è la gente comune che dobbiamo raggiungere adesso. L’opinione pubblica va messa al corrente di ciò che sta accadendo. Senza condizionamenti, senza strumentalizzazioni. Intendiamo dare ad ognuno la possibilità di giudicare i fatti in piena autonomia, perché di questo sommerso etico che raggiunge profondità clamorose non se ne sa ancora abbastanza.
La citazione iniziale, che in quanto norma di diritto internazionale poi tanto citazione non è, parla di discriminazione. Ovvero qualsiasi forma di disparità di trattamento applicata a un individuo o ad un gruppo di individui, in qualsiasi ambito, e per qualsiasi ragione. E la vieta.
LA VIETA!

Abbiamo sentito tirare in ballo stati di presunta “emergenza contingente”, nelle varie arringhe difensive. Laddove emergenza non esiste.
Abbiamo sentito parlare di misure di sicurezza eccezionali. Laddove quelle normalmente adottate basterebbero a rendere inoffensiva la striscia di Gaza.
Abbiamo assistito a fatti talmente travisati e gonfiati sui media da far gridare il lettore al genocidio, al terrorismo, all’associazione mafiosa. Laddove nulla era realmente accaduto, laddove i casi di infiltrazioni malavitose negli ambienti legati al tifo organizzato erano appunto infiltrazioni. Casi di tumori sociali indipendenti, che nulla hanno mai avuto a che fare col nostro mondo, e mai ce l’avranno.

Ciò su cui si basa la nostra crociata (perché di questo ormai si tratta), è paradossalmente una totale ammissione di colpevolezza per ciò di cui siamo davvero colpevoli. Nessuno chiede l’immunità su nulla, nessuno l’ha chiesta mai. Vogliamo pagare, se sbagliamo. Vogliamo essere giudicati, ed eventualmente puniti per le nostre mancanze.
Ma vogliamo esserlo sulla base del principio costituzionale di uguaglianza. L’impianto accusatorio non può uscire dalla legalità. Il diritto alla difesa non può essere precluso. Non ci può essere pena senza che il reato venga accertato.
Invece rendetevi conto di questo: nell’ambito della sicurezza negli stadi tutte le frasi di cui sopra, che parrebbero ovvietà assolute, sono in realtà gestite come nel Far West.

Lo sapete che il Daspo è un provvedimento amministrativo che viaggia indipendente rispetto al penale? Sapete cosa significa? Che magicamente non è più assoggettabile al normale decorso di un contradittorio, garantito dalla legge. Non esiste la tutela di un tribunale, se non il Tar, il quale si limita ad una verifica degli atti, udite udite. Si può basare l’impianto accusatorio su immagini video o testimonianze che in caso di daspo senza firma l’imputato non può neppure pretendere di visionare! Vi rendete conto? Se un domani un’immagine ambigua sembra ritrarvi in atteggiamenti poco consoni, dove i canoni di conformità variano dal gesto di stizza nei confronti dell’arbitro alla violenza su pubblico ufficiale, e vi vedete comminare un daspo per questo, non avrete neppure diritto a consultare quell’immagine. A confutarla, a contestare un fatto che magari veramente non avete commesso.
Vi piace l’idea?

E ancora. Nell’anno domini 2019 il decreto sicurezza più in generale conferisce ad un solo individuo il potere di restringere a piacimento la libertà personale di chiunque. Di selezionare. E di farlo nella più totale autonomia, sotto il magico vessillo della sicurezza.
Stiamo parlando di diritti primari della persona, porca troia! Che vengono violati nell’ambito circoscritto dello stadio, creando un’inconfutabile e inaccettabile forma di discriminazione.

La ratio della dichiarazione con cui abbiamo aperto ha radici profonde. E terribili. Dalla discriminazione sono nati i peggiori crimini che la nostra storia si ricordi. Siamo diventati un esperimento sociale, ghettizzato, allontanato dall’opinione pubblica grazie ad abili distorsioni e omesse verità. Fingere di non vedere è una colpevolezza di cui nessuno dovrebbe macchiarsi.

Ma non è tutto, perché quando pensi di aver toccato il fondo ti accorgi che chi legifera è armato di piccone e ‘badila’. E scava. La legge italiana non prevede la punibilità delle intenzioni. Sembra perfino idiota doverlo sottolineare, di fronte a reati minori. Ma è un principio talmente garantito che perfino di fronte a potenziali minacce di morte non è possibile muoversi legalmente “come se”.
Invece allo stadio non è così. Ascoltate bene. NON È COSÌ!
Chi vi accusa non deve più neppure preoccuparsi di imputarvi un’azione concreta, gli basta presumere che intendiate commetterla. Ed ecco che anche laddove l’eventuale penale si risolverebbe con una totale assoluzione in sede di giudizio, l’amministrativo che parte in automatico verrà comunque comminato e scontato. Magari anche pluriennale, in caso di recidiva. Magari con firma.

È su queste basi insane che la scure della discriminazione sta per abbattersi nuovamente sulla nostra realtà, in seguito ai non-fatti di Spal – Parma. Una realtà già martoriata da esperienze eclatanti. Punizioni esemplari per intenzioni supposte. Per reati non commessi. NON COMMESSI.
Siamo stati avvisati dell’avvio di indagini ai danni di molti nostri ragazzi per aver impedito, con la loro sola presenza (perché non c’è stato nessun tipo di contatto), che i parmensi raggiungessero l’incrocio tra Viale Cavour e Via IV Novembre. Dove avrebbero incontrato centinaia di normali tifosi con i nostri colori in bella vista. Le nostre famiglie. Anziani. Donne. Bambini.
Lasciamo immaginare a voi cosa sarebbe potuto succedere.

Le affronteremo ancora una volta queste indagini, come abbiamo fatto con tutte le altre. Sconteremo ingiuste e assurde diffide se arriveranno, le ennesime. Ma quello che vi promettiamo è che il silenzio non avvolgerà più tutto questo. Tutti devono sapere, tutti devono giudicare, con gli elementi a disposizione.
Così come dovrebbero giudicare le mancanze a trecentossessanta gradi. Tipo ritrovarsi gruppi da cinquanta o più tifosi avversari in giro per la città privi di scorta, nonostante sistemi di sicurezza che, lato nostro, rasentano la scansione della retina. Nell’ultimo anno i bergamaschi, i romani, i parmensi, solo per citarne alcuni. Con conseguenti rischi per tutti, salvo imputare eventuali disordini a chi ci si imbatte, giocoforza.

Aspettiamo dunque l’epilogo di questa vicenda prima di scegliere come comportarci allo stadio, ma di certo, dovesse arrivare un colpo duro come ci è stato preannunciato, per noi sarà difficile continuare a tifare come se nulla fosse.

Aprite gli occhi gente, perché come è sempre successo, quando avranno finito con gli ultras inizieranno con qualcos’altro.

CURVA OVEST FERRARA

Comunicato Curva Nord Taranto

 

24 ottobre 2019

40 anni di Movimento Ultras Senese

Il  Movimento  ULTRAS Senese organizza  il Giorno   22  Novembre per i 40 Anni di  Nascita , presso il Circolo della Tuberosa  in Vallepiatta n. 10 , una  Grande  Festa .

Il programma  prevede verso le 19.00 , esposizione  foto ,striscioni e materiale  di ieri e di oggi. Aneddoti e interviste ai  vari protagonisti di  ieri e di oggi.  Cena  presso il circolo ore  20.30 …con  finale a sorpresa..!!


6 ottobre 2019

Comunicato Gubbio Supporters 2004

 

I Gruppi della Nord Perugia "Giu le mani dalla Nord"

 

Assurdo è l’unico aggettivo che ci viene in mente per descrivere quanto accaduto in questi giorni, per il bombardamento mediatico che si è abbattuto sui gruppi organizzati della Curva Nord e sui loro esponenti di spicco. Senza considerare che la vicenda di cui si parla risale a due anni fa ed in molti, di quel periodo, hanno già dimenticato la dinamica dei fatti e come si è arrivati alla contestazione del dopo La Spezia. A seguito di un avvio di campionato entusiasmante per il Grifo iniziano a susseguirsi una serie di risultati negativi privi di alcuna logica spiegazione, a tratti vergognosi (come 1-5 incassato in casa contro la Pro Vercelli). Un atteggiamento della squadra inspiegabile, la costante scarsità d’impegno e di rendimento, fatta eccezione per pochissimi, ci ha portato, dopo la sconfitta di Foggia, a chiedere un confronto con la squadra. Durante l’incontro abbiamo preteso serietà e rispetto, prima dei risultati sportivi la cosa più importante per noi è che la maglia venga sempre onorata. La prestazione successiva a La Spezia è stata tutto il contrario delle promesse che ci erano state fatte pochi giorni prima; una squadra senz’anima, mai scesa in campo, un’offesa per tutti i tifosi del Perugia.

Matura così, in poche ore, la volontà di contestare questa ennesimo scempio. Senza accordi, senza chiamate alle armi, senza premeditazione, allo stadio si ritrovano centinaia di persone, tra appartenenti ai gruppi ultras e tifosi. Molti addirittura già prima che arrivassero quelli di ritorno da La Spezia. Quando il pullman del Perugia è nei pressi dell’Istituto Capitini viene fatto oggetto del lancio di un sasso, episodio isolato ad un chilometro circa da dove aspettano i contestatori. Il pullman raggiunge il cavalcavia e si blocca, così la folla inizia ad andargli incontro. A questo punto il gesto folle dell’autista, preso dal panico, che ingrana la prima rischiando di investire diversi tifosi. La contestazione a questo punto prende una piega diversa e i toni si fanno più accesi. Verranno denunciate sedici persone, diverse di loro per violazione di DASPO, ovvero essendo sottoposti a tale misura, secondo gli organi inquirenti, non potevano stazionare nei pressi dello stadio al rientro della squadra. Un’altra persona è stata denunciata per aver rimosso gli scudetti del Perugia dal pullman, una per aver colpito il mezzo con un calcio, e così via. Nessun atto vandalico folle come riportato sui quotidiani, nessun provvedimento degno di nota.

L’indagine che ne scaturisce, conclusasi per l’appunto questa settimana dopo due anni, è stilata in oltre seicentocinquanta pagine circa tra ricostruzioni dei fatti, foto e intercettazioni telefoniche. Il tutto per dimostrare una connivenza tra i gruppi ultras, nella figura dei leader storici in primis, con nomi e cognomi ampiamente riportati sui giornali, e la società del Perugia rappresentata proprio dal presidente Santopadre, accusato per altro di essere egli stesso il mandante di quanto accaduto. A smentire queste folli illazioni ci sono proprio le carte, e le intercettazioni stesse, dove viene ampiamente riportato che questi contatti non sono mai esistiti, nessuna premeditazione ne accordi tra le parti, nonostante la forviante, deviata e personale interpretazione di alcuni giornalisti. Pur di gettare fango sugli ultras e sulla Curva Nord se ne sono lette di ogni tipo, trattati come una vera associazione a delinquere, che inoltre tiene in ostaggio il resto della Curva con minacce e intimidazioni.

Viene presa in esame la trasferta a terni, sulla quale per altro i gruppi si erano espressi mesi prima. Una grande sconfitta per le forze dell’ordine che ancora una volta avevano pianificato la solita carovana di deportati. Come avevamo già detto e ribadiamo, oltre a non riconoscere come derby la partita con l’unicusano, sapevamo che l’assenza degli ultras e dei gruppi organizzati in genere avrebbe messo in luce le restrizioni imposte per questa sfida; l’impossibilità di acquistare tagliandi singoli, l’obbligo al concentramento quattro ore prima della partita, il divieto assoluto di muoversi con mezzi propri e tantomeno pubblici. Che dei mille tagliandi disponibili nessuno sia stato acquistato non è certo per imposizione o per “paura” degli ultras, ma per l’assurda gestione di questi eventi. Quindi è chiaro che l’intento di chi ci ha pubblicamente attaccato così duramente in questi giorni, per fatti ormai datati, sia principalmente destabilizzare un ambiente che ad oggi si è ricompattato, dopo quella tristissima pagina e quella stagione deludente, ed inoltre colpire sistematicamente, con il pugno di ferro, le frange di tifo più attive ed esposte.

Come scritto negli atti ribadiamo che i rapporti tra ultras e società sono circoscritti alla normale e pacifica convivenza, ognuno per la sua strada e tutti per il bene del Perugia Calcio, non ci sono mai stati né interessi né collusioni, da sempre questa è stata la nostra unica linea. Se ci saranno applausi, fischi o contestazioni sarà come sempre il verdetto del campo a dirlo è non certo un accordo tra le parti. Gli ottocento di Empoli sono un segnale importante, qualcosa si sta risvegliando nella nostra tifoseria, non lasciamo che la penna di qualche giornalista getti fango sulla nostra meravigliosa Curva. OSTINATAMENTE A.C. PERUGIA non sono solo i gruppi riuniti dietro un unico striscione, è ogni tifoso che prende posto insieme a noi sui gradoni della Nord, che condivide questa folle passione, che ama questa città e che, come ognuno di noi, ha il Grifo nel Cuore.
Noi siamo la Curva Nord, noi siamo l’A.C. PERUGIA”.

I gruppi della Nord

Comunicato Ultras Pro Patria 1919

 

Coreografia Bologna - Lazio (110 Anni di Storia)

 


5 ottobre 2019

Comunicato Since 1989

 

Striscione Parma "Speziale Libero"

 

SPEZIALE LIBERO

Dopo Parma Sassuolo abbiamo appeso in città lo striscione Speziale Libero. Immediatamente rimosso la mattina dopo. Abbiamo fatto lo striscione vista la richiesta di solidarietà da parte del suo gruppo e così hanno fatto molti altri Ultras in Italia. Antonio è a fine pena, ma le sue condizioni di salute sono peggiorate, per questo l’avvocato aveva fatto richiesta dei domiciliari, richiesta rigettata dal tribunale. Speziale è in galera da dodici anni, condannato per omicidio preterintenzionale, contro di lui un unica prova, un immagine dove ha in mano un sottolavello, ma la perizia dai ris di Parma, ha smentito seccamente che Speziale, con l’oggetto in mano abbia potuto provocare la morte dell’ispettore Raciti.
GIUSTIZIA PER SPEZIALE
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