Silenzio per chiedere giustizia e verità dopo l'11 novembre - 21 - 11 - 2007
Ci sono momenti per tifare, per manifestare, per urlare la propria rabbia o il proprio silenzio.
Oggi
noi sacrifichiamo la voglia di urlare e di tifare, o meglio, il diritto
di urlare e di tifare, per chiedere giustizia e verità per chi non può
farlo, perché è stato ucciso.
Oggi e domani il silenzio dei gruppi
ultras in tutti gli stadi e in tutte le categorie (dalla A ai
dilettanti) sarà un altissimo grido di giustizia e una grandissima
richiesta di verità, grazie ad ogni persona che si unirà al nostro
silenzio e alla nostra voglia di non fare finta di nulla dopo i fatti
dell'11 novembre.
I FATTI DELL'11 NOVEMBRE:
- L'11 novembre verso le ore 9,00, un agente di polizia uccide Gabriele Sandri, 28 anni, tifoso.
-
l'11 novembre dalle 9 di mattina in poi, il Questore di Arezzo inizia a
costruire un castello di informazioni frammentarie, incomprensibili,
false, confuse e incerte e andrà avanti cosi fino a sera, raccontando di
un fantomatico colpo sparato in aria che - chissà perché e chissà come -
ha ucciso una persona...
- l'11 novembre il Responsabile della
Polizia decide - nonostante alcune pressioni della Federazione Calcio -
che non è il caso di fermare il campionato, un "simbolico" ritardo di 10
minuti (peraltro solo per le partite di serie A, perché per le altre
serie nemmeno quello) è più che sufficiente per uno che poi alla fin
fine era nel migliore dei casi "solo" un tifoso e nel peggiore magari
anche un po' ultras....
- l'11 novembre sono (siamo) in tanti
quelli che sanno che l'unica cosa giusta e civile sarebbe non giocare !
Non hanno nessun senso queste partite davanti ad un omicidio come quello
che è appena avvenuto: comincia a salire subito la richiesta di
GIUSTIZIA che nelle prime ore di quella maledetta domenica significa,
semplicemente, "NON GIOCARE"....
- l'11 novembre si reagisce con
rabbia alla ignobile decisione di far giocare il campionato: le reazioni
più clamorose (da Bergamo a Taranto, dove comunque l'unico scopo era
quello di non far giocare la partita) fanno subito il giro delle
televisioni, dell'informazione, dei perbenisti e moralisti dell'ultima
ora. La reazione rabbiosa, e sicuramente in alcuni casi estrema, diventa
il pretesto per provare a far passare in secondo piano il motivo e in
primo piano le conseguenze: GLI ULTRAS distruggono il calcio... sono un
pericolo pubblico... fermiamoli....
- l'11 novembre ha
confermato, nella sua drammaticità, (se mai ce ne fosse stato bisogno)
che le norme e i provvedimenti del "dopo-Raciti" sono solo un
guazzabuglio di provvedimenti anticostituzionali che si sono dimostrati
clamorosamente sbagliati. I provvedimenti cautelari basati sulla
presunzione di pericolosità, i tornelli, i biglietti nominali, i
controlli e i divieti per i bambini di entrare allo stadio con bandiere
della propria squadra, il divieto di esporre striscioni con nomi di
gruppi e di suonare tamburi, il divieto di comperare i biglietti per la
trasferta nel giorno della partita e via di questo passo, i sequestri di
decine e decine di sciarpe con la sola scritta ultras e l'assoluta
disparità e soggettività di comportamenti da uno stadio all'altro e da
una partita all'altra ... a cosa sono serviti?
DOPO L'11 NOVEMBRE
-
il fatto è che c'è una persona di 28 anni uccisa... uno di quelli che
allunga la lista delle "morti per caso" come Aldrovandi a Ferrara e dei
"morti per stadio".
- il fatto è che le conseguenze per la "gente
da stadio" (per tutti, non solo per gli ultras) saranno sempre
peggiori: adesso sbandierano la "Card del tifoso" (strumento di
controllo e in pratica di annullamento di diritti costituzionali quali
la libertà di circolazione, di parola, di espressione ecc), la security
privata, il divieto di trasferte a decine di tifoserie.
- il
fatto è che, per l'ennesima volta, mentre dagli ultras arriva chiaro il
messaggio che NESSUNO può morire per una partita (sia questo un
poliziotto oppure un ultras) e che per noi i morti sono tutti uguali (se
è vero che dopo Raciti moltissimi gruppi avevano deciso un'
autosospensione) per la "parte bene e ufficiale" del calcio, e dello
Stato, la morte non è certo uguale per tutti.
- il fatto è che
domenica 18 novembre il campionato si ferma (per altro - per caso?-
proprio nella giornata in cui la Serie A - unica con un valore economico
- già non avrebbe giocato) e non per rispetto verso un ragazzo morto ma
per protestare verso "la violenza nel calcio"...
- il fatto è
che con orgoglio non ci siamo mai adeguati alle "norme
dell'Osservatorio" e abbiamo preferito rinunciare (con grandissimo
sacrificio) a tutti gli storici mezzi di espressione del nostro tifo
(striscioni, bandiere, fumogeni, megafoni, coreografie ecc) pur di non
"accettare", e quindi implicitamente condividere, delle misure che, di
fatto, erano il contrario di tutto quello che è lo spirito ultras o
semplicemente il libero tifo da stadio. Per questo, mentre rispettiamo
tutti i clubs "non-ultras" che hanno deciso di sottostare alle norme
dell'osservatorio chiedendo i rispettivi permessi, non possiamo
condividere assolutamente la scelta di "gruppi ultras" che hanno
"svenduto" uno striscione per un permesso chiesto alle Questure, né
possiamo pensare di portare avanti le nostre idee assieme a loro....
E ADESSO, DOPO L'11 NOVEMBRE, NOI CHIEDIAMO:
-
Giustizia vera per Gabriele Sandri, e Giustizia vera significa non solo
l'imputazione di omicidio volontario a carico di chi ha ucciso (quella è
la minima applicazione della legge, non giustizia) ma anche che
emergano in tutta la loro drammaticità le esagerate responsabilità di
chi prima ha cercato di falsare o non divulgare la notizia e di chi dopo
ha ritenuto che era più importante giocare qualche partita, che
rispettare un morto da stadio
- Giustizia e Verità sul
caso-Raciti: venga finalmente fatta luce sui fatti (ma quelli veri, non
quelli che fanno comodo) e si dica, senza paura, come sono andate
veramente le cose, uno Stato libero e democratico non ha paura della
verità.
E se GIUSTIZIA (ma quella vera, quella con tutte
le lettere maiuscole) verrà fatta, allora questa sarà la nostra unica e
migliore "vendetta". Lotteremo per ottenere questa Giustizia, la
invocheremo a gran voce, la porteremo tra la gente che con noi condivide
la passione per la nostra squadra e che, siamo certi, non può volere
questo "modo di andare allo stadio". E a tutti quelli che hanno già
strumentalizzato questa vicenda o che l'hanno utilizzata o
l'utilizzeranno per provare a dimostrare "che è tutta colpa degli
ultras" e che senza di loro "tutto è perfetto, bello e sicuro"... a
tutti questi possiamo solo dire una cosa: VERGOGNATEVI!!!
I Gruppi ultras della Curva Andrea Costa (Bologna)
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