STORIA ULTRAS O ULTRA'
Che cosa sono gli ultrà? Chi sono gli ultrà?
Gli ultrà sono i tifosi fanatici dei club del calcio italiano che vogliono sostenere la loro squadra preferita, specialmente nelle trasferte. I club degli ultrà vogliono rappresentare “il dodicesimo uomo”
per le squadre. Gli ultrà sostengono le squadre con coreografie con
tante bandiere ma non solo le coreografie con gli striscioni, ma anche
l'uso di articoli pirotecnici, l'accompagnato corale delle azioni dei
giocatori, l'uso di tamburi e trombe e naturalmente l'uso delle sciarpe.
A metà degli anni ottanta il movimento degli ultrà è stato sulla cresta
dell'onda e ci sono stati tanti club ultrà con tanti da diecimila a
quindicimila iscritti. Ma oggi ci sono ancora gruppi ultrà con
all'incirca diecimila membri, come Irriducibili Lazio, Fossa dei Leoni e
AS Roma Ultras.
Gli
ultrà sono parte del sistema calcistico e hanno importanza persino
nelle cacciata di allenatori o nell'acquisto di calciatori. Soprattutto i
capi dei gruppi ultrà sono dei personaggi famosi. Naturalmente gli
ultrà sono di natura diversa per quanto riguarda la colorazione/direzione politica. Per esempio ci sono gruppi ultrà di destra come Irriducibili Lazio, di sinistra come gli ultrà di Livorno e ci sono gli ultrà neutrale.
La definizione di ULTRAS o ULTRA'
: deriva da una parola di origine francese (ultrà-royaliste) che stava a
significare i reazionari, i conservatori, coloro che volevano
conservare la monarchia assoluta nel periodo della Restaurazione in
Francia. Dal 1860 circa la parola scomparve ma rimase la dicitura
"ultrà" per indicare qualcosa di esagerato, troppo grande o superlativo,
e molti decenni dopo fu adattata al contesto dei tifosi fanatici per
una squadra di calcio in uno stadio.Si dice "Ultrà" o "Ultras"?
Il
dibattito è quanto mai aperto a proposito di questo interrogativo. La
risposta più gettonata e che si può adottare come attendibile però è
questa: in questa scelta di termini si differenziano i due modi di fare
il tifo, quello inglese (al quale si ricollega "ultras"), fatto non di
organizzazione, non di mentalità, non di coordinamento ma di spontanea
aggregazione negli stadi, e la cultura invece europea (o latina, per cui
anche italiana), secondo cui vige un sistema organizzativo propriamente
strutturato (quindi "ultrà"): coreografie, fanzine, lancia cori,
bilanci e programmazione trasferte, un vero e proprio movimento
organizzato, il cosiddetto tifo organizzato.
Così
l'ultrà è colui che sventola la sciarpa in una sciarpata coreografica,
l'ultras è invece colui che spontaneamente fa partire un coro insieme ad
altri individui, l'ultrà è colui che si occupa di stendardi e di
coreografie, l'ultras invece si colloca nel proprio settore cantando a
squarcia gola e limitandosi ad appendere qualche bandierina alla
transenna ritmando battimani imponenti. In parole povere: fateci caso
quando arriveranno squadre inglesi a san siro, non vedrete nessuno
striscione come in Italia, nessuno stendardo, ma solo una massa enorme
di gente e appese in transenna una unita all'altra semplici bandierine
inglesi, bandierine a scacchi con i colori della squadra, bandierine con
colori di un paese che richiamano i colori della squadra.STORIA ULTRAS
La storia: ANNI '50-'60
E'
sul finire degli anni '60 che si introduce il concetto di movimento
ultras. Ma in realtà si deve fare qualche passo indietro. E' Helenio
Herrera (allenatore dell'inter che vinceva qualcosa in quegli anni) a
introdurre il concetto di tifo organizzato. "Perchè non dobbiamo avere
tifosi anche al seguito della squadra quando ci rechiamo in trasferta?",
chiese al presidente Moratti-padre. Da lì la nascita dei Moschettieri
Nerazzurri (il loro striscione è ancora presente credo al primo anello
verde), i Fedelissimi del Torino (1951), il Viola Club Vissieux (dal
nome della piazza in cui si radunavano), non riconosciuti però gruppo
ultras perchè non aveva i crismi necessari. E quali sono questi crismi?
L'esponente del gruppo ultras è un tifoso atipico dal resto dello
stadio. Masse di giovani sui 18-20 anni si distaccano completamente dal
modello omologato di tifoso per occupare una propria zona di stadio (la
CURVA, il settore dietro alla porta), restando in piedi e gridando a
squarcia gola per la propria squadra. Forte senso di territorialità
quindi, e amore viscerale per i colori sociali della squadra in
questione. Questi anni rappresentano quelli del pionierismo ultras: gli
strumenti e l'abbigliamento sono ancora rudimentali (sciarponi di lana
lunghi, capelli a mezzo collo, giacconi, tamburoni in latta), ma i
movimenti politici nascenti e alle aggregazioni studentesche nelle
scuole (il movimento studentesco del '68 per intenderci) fanno da
embrione per quelli che saranno i gruppi ultras.
CRESCITA MOVIMENTO ULTRAS
Sviluppo e stabilizzazione degli ultras: ANNI '70
Ecco
così che nascono i primi gruppi: nel 1968 abbiamo l'onore di poter dire
che la nostra FOSSA DEI LEONI è riconosciuto come il primo gruppo
ultras italiano. Il suo fondatore principale si chiama Umberto Calza
(morto nel 1996), e prende il nome dal precedente campo di allenamento
del Milan, che aveva cominciato ad allenarsi a Milanello solo pochi anni
prima della nascita del gruppo. Seguono a ruota i Boys dell'Inter
(1969), nati da un gruppo di ragazzi membri dell'Inter Club Fossati, e
che prendono il nome da "Boy" un ragazzino dispettoso che compare su di
un fumetto pubblicato sul giornale dell'Inter, e che aggiungerà la
dicitura SAN (Squadre d'azione nerazzurra, a testimoniare la tendenza
politica di destra dei componenti) dal 1981; gli UTCS (Ultras Tito
Cucchiaroni Sampdoria, 1969), i primi a utilizzare nel loro nome la
dicitura "Ultras". Arrivano poi gli Ultras Granata (1969), le Brigate
Gialloblu del Verona (1971) che saranno i primi a importare lo stile
"english" in Italia dopo una trasferta a Londra contro il Chelsea e che
si scioglieranno nel 1991; gli Ultrà Napoli e i Boys della Roma (1972),
gli Ultras Catanzaro, la Fossa dei Grifoni Genoa, i Commandos Pro Patria
(1973), le nostre Brigate Rossonere (1975) nate dall'unione di ULTRAS e
CAVA DEL DEMONIO, i Fighters Juventus, Brigate Nerazzurre Atalanta
(sempre nel 1975), e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977), più
noto come CUCS, che farà scuola prima di sciogliersi ufficialmente nel
1999 dopo una spaccatura a causa dell'acquisto di un giocatore gradito
solo a metà della curva. Su ogni striscione campeggiano vari simboli
inneggianti all'imponenza del gruppo: teschi, teste di tigri, pantere,
leoni. C'è da aggiungere che in questi anni il movimento ultrà prende
piede soprattutto al nord, con rare eccezioni meridionali.
BOOM ULTRAS
Il boom degli ultras: ANNI '80
Se
chiedete a molti "vecchi" frequentatori delle curve quale è stato il
periodo più florido e bello del movimento, vi risponderanno sicuramente
gli anni '80. Il movimento è sulla cresta dell'onda, prende piede ora in
tutta Italia e dalla serie A alla C2; viene elaborato il concetto di
"coreografia" con strumenti quali i palloncini, le striscie, le cartate,
i bandieroni, e scatta una corsa all'approviggionamento dei materiali
per rendere colorata e lussuriosa ogni curva. Il boom-ultras è
testimoniato anche e soprattutto dai tesseramenti ai gruppi: nel 1987-88
la Fossa (ancora loro!) raggiungerà la quota-record di ben 15.000
tesserati. Le maggiori coagulazioni derivano per esempio dai centri
sociali o da determinate aree geografiche: capita così che gli UTC sono
formati da ragazzi che derivano dal quartiere genovese di Sestri
Ponente, e che i milanisti si riuniscono al centro sociale del
Leoncavallo. Cominciano però a diffondersi anche gli scontri fra frange
opposte, e i primi episodi spiacevoli di violenza talvolta "errata";
arrivano così le prime vittime, e la nostra tifoseria ne è purtroppo una
spiacevole protagonista in più di un'occasione: nel 1984-85 Stefano
Furlan viene ucciso dalle ripetute manganellate di un poliziotto durante
un Triestina-Udinese di Coppa Italia, nella stessa stagione un
milanista poco più che maggiorenne uccide un suo stesso tifoso (forse
per sbaglio?) dal nome Marco Fonghessi, nel 1989 (il 4 giugno) sempre un
gruppetto di milanisti affianca Antonio de Falchi, tifoso romanista, e
lo colpisce fatalmente prima della partita fuori dallo stadio, prima di
un Milan-Roma 4-1. Ad onor del vero anche alla fine degli anni settanta
si registrano incidenti e conseguenze: il 28 ottobre 1979, prima di un
derby, un tifoso laziale di nome Vincenzo Paparelli viene centrato in
pieno viso da un razzo sparato da un romanista sito nella curva opposta,
un anno prima durante Milan-Fiorentina 4-1 scattano violenti scontri
fra toscani e rossoneri. A metà di quegli anni si assite a violenti
scontri fra milanisti e interisti, dettati anche dal fatto che entrambi,
al derby, erano situati nella stessa tribuna (l'attuale secondo anello
arancio). Dal 1985 vengono così istituite le scorte, ossia plotoni di
poliziotti che scortano i gruppi in trasferta dalla stazione allo
stadio, mentre prima i cortei erano totalmente incontrollati.
CADUTA VALORI ULTRAS
Il movimento in crisi: ANNI '90
E'
in questo decennio che i valori ultras (appartenenza ai colori sociali,
presenza ovunque, rispetto dell'avversario, scontro leale a mani nude e
quanti altre regole) entrano in crisi. La cosiddetta "mentalità ultras"
non viene recepita dalle nuove leve, ossia dai giovani che si
affacciano per la prima volta al mondo delle curve. Andare in curva
sembra ora essere diventata una moda, e molti gruppi non si rispecchiano
più in questo ricambio generazionale. Capita così che nel 1993 si
sciolga la Fossa dei Grifoni del Genoa dopo un ventennio di grande
splendore, e che la repressione giochi ora un ruolo fondamentale nelle
sorti dei gruppi. Dopo gli ennesimi episodi di violenza le Brigate
Gialloblu vengono etichettate come "associazione a delinquere", e
decidono l'autoscioglimento. Inoltre l'arresto dei capisaldi delle
curve, la morte di alcuni di loro, uniti alla già citata repressione e
al cambio generazionale, fanno sì che molti gruppi arrivino al tramonto.
Il culmine di questa crisi si raggiunge nel gennaio del 1995 quando
prima di Genoa-Milan Simone Barbaglia, 18 anni, accoltella in pieno
torace Vincenzo Spagnolo, ultras genoano. La partita viene sospesa e a
seguito di quell'avvenimento alcune tifoserie si radunano nel week-end
successivo per fare un esame di coscienza di dove questo mondo possa
andare a finire. Durante l'incontro, promosso da genoani e sampdoriani
insieme, si elabora il motto "Basta lame, basta infami". Si scoprirà poi
che il giovane assassino aveva partecipato alla trasferta
disgiuntamente ai gruppi dei milanisti, per farsi notare davanti a un
nuovo gruppetto che stava per nascere da una costola delle BRN (le
cosiddette BRN 2). Dopo quell'episodio la curva sud diserterà le
restanti trasferte di campionato. Arriviamo così ai giorni nostri, in
cui il vergognoso monopolio delle pay-tv (Sky, digitale terrestre e
chissà quante altre in futuro), il caro-prezzi (dalla metà di questo
decennio anche la tifoseria ospite deve essere munita di biglietto
regolare per entrare allo stadio mentre prima si entrava gratis in
qualità di "ospiti"), le conseguenti leggi-repressive e lo
stravolgimento degli orari e dei calendari, stanno mettendo a dura prova
la pazienza delle curve che però non vogliono mollare, vogliono
combattere per ritrovare quegli ideali di appartenenza al gruppo e di
stile di vita ultras che sembrano andati smarriti. E questo rappresenta
anche l'unico momento di unione fra tifoserie di colore diverso. Tutti
uniti per la sopravvivenza degli ultras: è questo il grido di battaglia
odierno.