Con il presente
comunicato, la Gradinata Nord di Alessandria prende le distanze in
maniera netta e decisa dai fatti di violenza che hanno visto coinvolto
il portiere del Gubbio. Infatti, nessuno dei gruppi organizzati è
parte in causa nella vicenda e, come riportato dalla Gazzetta del 28
settembre, anche da parte della Questura,"l'indagato sarà solo colui
che ha sferrato il pugno". La storia è quindi riconducibile ad una
lite tra due persone. A questo proposito siamo allibiti per quanto
scritto dal vostro giornale lunedì 27 settembre in cui in prima pagina
il titolo che spicca è "Ultrà ad Alessandria. Accoltellato il
portiere del Gubbio". Andando a leggere l'articolo relativo a pag. 31,
firmato da Euro Grilli e Nicola Pilotti , si parla di "un
accerchiamento di
una dozzina di persone
.alcuni hanno immobilizzato il padre, gli altri con un coltello e una bottiglia rotta,
hanno colpito il portiere più volte al viso e al corpo e poi hanno ferito i genitori prima di fuggire". Le scene
sopra descritte sono forse tratte da un film di Stanley Kubrick o
Dario Argento, buone per vendere i giornali (quella dei tifosi
violenti fa sempre cassetta) ma assolutamente lontane dalla realtà. I
fatti dicono che nessuno ha usato coltelli o armi da taglio. A oggi
l'unica cosa certa è che un pugno ha procurato la ferita al portiere.
Alcuni testimoni parlano di 2 ragazzini e una donna all'esterno di
questo bar, che avrebbero salutato ironicamente il pullman dei giocatori
del Gubbio, ricevendone in cambio gestacci ( una scena che accade
tutte le domeniche all'esterno della maggior parte degli stadi
italiani) . In quel momento transitavano il portiere Lamanna coi
genitori, e a questo punto ci sarebbe stato uno scambio (vicendevole)
di insulti e la rissa, tutta da ricostruire, che avrebbe coinvolto in
TUTTO cinque o sei persone (portiere e genitori compresi).
Il
nostro sconcerto nasce dal fatto che non ci sembra possibile che un
giornale di tiratura nazionale si affidi a persone assolutamente non
informate sui fatti che basano i loro articoli su voci da bar senza
verificarne la veridicità. Ancora di più cresce la nostra delusione nel
vedere parzialmente ritrattate le dichiarazioni nell'articolo della
gazzetta odierna, senza però dare il giusto risalto, alla nuova e più
veritiera versione. Dire di essere stati aggrediti da una dozzina di
persone di cui alcune armate e' ben diverso dal dire che davanti al bar
c'erano 10-15 persone (normali avventori e non ultras, non essendo il
bar in oggetto "il bar degli ultrà" come scrive anche la Gazzetta).
Nell'intervista rilasciata a Sky Sport 24, il padre del ragazzo,
mentendo, sostiene che il figlio sarebbe stato colpito con un oggetto di
vetro quando anche la stessa Questura aveva già smentito la faccenda
parlando solo di un pugno.
Dice anche di aver lottato contro 4
aggressori (e altri quattro sarebbero saltati addosso al figlio), ma è
quantomeno strano che un uomo picchiato da quattro persone il giorno
dopo non abbia alcun segno in volto e scoppi di salute.
L'amarezza nasce anche dal fatto che confrontando i due articoli solo
un'attenta lettura permette di cogliere questa profonda differenza. A
confondere ulteriormente le idee contribuiscono le vignette che
dovrebbero rappresentare l'accaduto, che raffigurano parecchie persone
armate e tutte attivamente partecipanti alla rissa.
Allora cari giornalisti qual è la verità?
Vogliamo lasciare la risposta ai fatti e non alle parole: tre persone
brutalmente picchiate come nelle immagini da più di dieci energumeni
armati non sarebbero nelle condizioni di raccontare l'accaduto il
giorno successivo come da foto pubblicate. Con questa vicenda è stato
infangato il nome di una tifoseria e della nostra città. Ci
aspetteremmo solo che venisse raccontato l'accaduto in maniera
diversa, ma siamo certi che non ci verrà più riservato uno spazio in
prima pagina e forse neanche un trafiletto di poche righe.
Agli
occhi dell'Italia siamo stati descritti come la tifoseria che ha
accoltellato il portiere del Gubbio e selvaggiamente aggredito i
genitori, ma se il tutto fosse avvenuto in un parcheggio o all'uscita di
un supermercato nessuno ne avrebbe parlato.
Alessandria e la Gradinata Nord meritano rispetto.
Siamo sicuri che un quotidiano nazionale non possa andare fiero di simili pagine di giornalismo.
ULTRAS ALESSANDRIA
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28 settembre 2010
26 settembre 2010
Comunicato Ufficiale "Curva Nord Trapani"
"COMUNICATO UFFICIALE UCN TRAPANI"
A TUTTE LE CHIACCHIERE DELLA SETTIMANA ABBIAMO SEMPRE PREFERITO I FATTI DELLA DOMENICA .
ADESSO NON POSSIAMO FAR FINTA DI NIENTE, PORTEREMO AVANTI LA NOSTRA LOTTA, MAGARI IN MINORANZA, CONTRO TUTTO E TUTTI .
IN UN PAESE DI FINTA DEMOCRAZIA, DOVE TUTTO ORMAI E' IMPOSTO O FATTO DIGERIRE IN OGNI CASO, NON TOLLERIAMO CHE SI VOGLIA SOFFOCARE LA NOSTRA PASSIONE CALCISTICA E, DISTRUGGERE L' ULTIMO LUOGO DI AGGREGAZIONE CHE DA FASTIDIO A CHI NON CI VUOLE PIU' UNITI IN UN UNICO MODO DI PENSARE.
NELL' ATTUALE CAMPIONATO, SOSTERREMO LA NOSTRA SQUADRA NELLE PARTITE CASALINGHE ESPONENDO IL NOSTRO STRISCIONE " ULTRAS LIBERI PENSATORI " , E SAREMO PRESENTI NELLE TRASFERTE OGNI QUALVOLTA L' ACQUISTO DEL BIGLIETTO CE LO PERMETTERA' .
NEL CASO CONTRARIO NON PARTECIPEREMO AD INIZIATIVE CHE SECONDO IL NOSTRO PENSIERO NON SIANO INERENTI E COSCIENZIOSE CON LA BATTAGLIA CHE ORMAI ABBIAMO INTRAPRESO.
NON SIAMO PIU' DISPOSTI A SACRIFICARE LA NOSTRA LIBERTA' PERSONALE E MAI NESSUNO POTRA' SCEGLIERE PER NOI DOVE E QUANDO SEGUIRE LA NOSTRA SQUADRA DEL CUORE.
Basta alla leggi speciali applicate solo allo stadio
Basta alle limitazioni della nostra libertà personale
Basta speculare sulla nostra passione .
AVANTI A MODO NOSTRO
CURVA NORD TRAPANI
ULTRAS LIBERI PENSATORI
A TUTTE LE CHIACCHIERE DELLA SETTIMANA ABBIAMO SEMPRE PREFERITO I FATTI DELLA DOMENICA .
ADESSO NON POSSIAMO FAR FINTA DI NIENTE, PORTEREMO AVANTI LA NOSTRA LOTTA, MAGARI IN MINORANZA, CONTRO TUTTO E TUTTI .
IN UN PAESE DI FINTA DEMOCRAZIA, DOVE TUTTO ORMAI E' IMPOSTO O FATTO DIGERIRE IN OGNI CASO, NON TOLLERIAMO CHE SI VOGLIA SOFFOCARE LA NOSTRA PASSIONE CALCISTICA E, DISTRUGGERE L' ULTIMO LUOGO DI AGGREGAZIONE CHE DA FASTIDIO A CHI NON CI VUOLE PIU' UNITI IN UN UNICO MODO DI PENSARE.
NELL' ATTUALE CAMPIONATO, SOSTERREMO LA NOSTRA SQUADRA NELLE PARTITE CASALINGHE ESPONENDO IL NOSTRO STRISCIONE " ULTRAS LIBERI PENSATORI " , E SAREMO PRESENTI NELLE TRASFERTE OGNI QUALVOLTA L' ACQUISTO DEL BIGLIETTO CE LO PERMETTERA' .
NEL CASO CONTRARIO NON PARTECIPEREMO AD INIZIATIVE CHE SECONDO IL NOSTRO PENSIERO NON SIANO INERENTI E COSCIENZIOSE CON LA BATTAGLIA CHE ORMAI ABBIAMO INTRAPRESO.
NON SIAMO PIU' DISPOSTI A SACRIFICARE LA NOSTRA LIBERTA' PERSONALE E MAI NESSUNO POTRA' SCEGLIERE PER NOI DOVE E QUANDO SEGUIRE LA NOSTRA SQUADRA DEL CUORE.
Basta alla leggi speciali applicate solo allo stadio
Basta alle limitazioni della nostra libertà personale
Basta speculare sulla nostra passione .
AVANTI A MODO NOSTRO
CURVA NORD TRAPANI
ULTRAS LIBERI PENSATORI
23 settembre 2010
Lega Nord: proiettili di gomma contro gli ultras. Siete d'accordo?
Proiettili di gomma e idranti contro gli ultras violenti. A chiederlo è la Lega Nord, con una interrogazione
al ministro dell'Interno Roberto Maroni presentata alla Camera due anni
fa, all'inizio della legislatura. La proposta non ha ancora ricevuto
alcuna risposta dal ministro dell'Interno. Alcuni passaggi del testo
ideato dal Carroccio, tra cui spicca la firma dell'attuale capogruppo
alla Camera Marco Reguzzoni, spiegano che nel controllo delle sommosse, «potrebbe rivelarsi utile il ricorso ad armi non letali, come gli idranti e i proiettili di gomma», mai impiegate, aggiungono i deputati leghisti, sul campo. (Sondaggio: siete d'accordo?)
I firmatari dell'interrogazione sollecitano il governo a considerare l'ipotesi di autorizzare le forze di polizia ad utilizzare armi con proiettili di gomma, «anche in sostituzione del munizionamento tradizionale» con l'obiettivo di «meglio controllare i disordini che si verificano talvolta nelle piazze e negli impianti sportivi». Una svolta nell'ordine pubblico, questa, che sarebbe condivisa dal sindacato Polizia Nuova e che servirebbe, spiega uno dei dirigenti dell'organizzazione sindacale, Pasquale Di Maria, a «difendere quel che oggi è indifendibile: la sicurezza e l'incolumità del cittadino e delle Forze dell'ordine e di quel che anche non si tutela più: l'ordine e la sicurezza pubblica allo stadio».
fonte: https://www.calcioblog.it/post/14263/lega-nord-proiettili-di-gomma-contro-gli-ultras-siete-daccordo#continua
I firmatari dell'interrogazione sollecitano il governo a considerare l'ipotesi di autorizzare le forze di polizia ad utilizzare armi con proiettili di gomma, «anche in sostituzione del munizionamento tradizionale» con l'obiettivo di «meglio controllare i disordini che si verificano talvolta nelle piazze e negli impianti sportivi». Una svolta nell'ordine pubblico, questa, che sarebbe condivisa dal sindacato Polizia Nuova e che servirebbe, spiega uno dei dirigenti dell'organizzazione sindacale, Pasquale Di Maria, a «difendere quel che oggi è indifendibile: la sicurezza e l'incolumità del cittadino e delle Forze dell'ordine e di quel che anche non si tutela più: l'ordine e la sicurezza pubblica allo stadio».
fonte: https://www.calcioblog.it/post/14263/lega-nord-proiettili-di-gomma-contro-gli-ultras-siete-daccordo#continua
20 settembre 2010
Calcio: Lega, proiettili gomma contro ultras, Maroni tace
Roma, 18 set. - (Adnkronos) - Proiettili di gomma e idranti contro gli
ultras violenti. A chiederlo e' la Lega, con una interrogazione al
ministro dell'Interno Roberto Maroni presentata alla Camera due anni fa,
all'inizio della legislatura, ma che ancora non ha avuto risposta dal
Viminale. Nel controllo delle sommosse, scrivono gli esponenti del
Carroccio firmatari dell'interrogazione, fra i quali l'attuale
capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, "potrebbe rivelarsi utile il
ricorso ad armi non letali, come gli idranti e i proiettili di gomma",
mai impiegate, aggiungono i deputati leghisti, sul campo.
10 settembre 2010
Il comunicato degli Ultras Spezia: «No alla tessera del tifoso, ma...»
Il
gruppo storico Giovanni Zanzucchi, di cui la maggior parte dei membri
sono anche i soci fondatori nel lontano 1974 degli U.S., e gli Ultras
Spezia con questo comunicato «vogliono rendere noto il proprio
pensiero sul comportamento che gli Ultras Spezia adotteranno nel corso
del campionato 2010/11».
«Esprimiamo un convinto e fermo no alla
tessera del tifoso, della quale contestiamo sia i termini che i modi,
un punto su tutti per noi di basilare importanza è: chi ha subito un
provvedimento Daspo, scontata la diffida dei tre anni, può ricevere
provvisoriamente la tessera per poi vedersela ritirare per altri due
anni se condannato dal tribunale, per un totale di 5 anni senza poter
fare una trasferta, condanna che peraltro avviene nel 90% dei casi
(per assurdo nemmeno un condannato per omicidio in terzo grado sconta 5
anni di pena consecutiva) e questo secondo noi si chiama dietrologia e
ingiustizia».
«Gli ultras spezia prosegue il documento sono sempre stati un punto di ritrovo di tanti ragazzi/ragazze di tutti i quartieri di Spezia, sono un punto di riferimento sociale con un alto senso di solidarietà e appartenenza ma soprattutto sono innamorati dello Spezia, della maglia, dei loro ritrovi, della città in generale, della passione per la quale tirano fuori, auto finanziandosi, nella maggior parte dei casi di tasca propria, i soldi per le splendide coreografie fatte in tutti questi anni alle quali avete sempre guardato e applaudito con ammirazione e lasciatecelo dire, un pochino di emozione».
«Ci siamo accorti che i mezzi per combattere la tessera del tifo sono veramente pochi, pertanto faremo in modo di essere sempre più uniti e presenti, di stare vicini come sempre alla squadra con i nostri cori, il nostro entusiasmo e per far si che il Picco sia quello stadio passionale che tanti hanno avuto modo di ammirare e lodare. E' il cuore che sentono gli ultras e non la ragione, ecco cos'è la fede bianconera».
«Rispettiamo e onoriamo gli altri gruppi della curva Ferrovia i quali decideranno in modo autonomo sul loro comportamento da adottare: solo noi possiamo sapere, qualunque sia il loro pensiero, con quanto sacrificio prenderanno la loro decisione, ragazzi con i quali abbiamo passato, in tutti gli stadi dove giocava lo Spezia, momenti incredibili, gioia, tristezza, momenti di forte solidarietà quando veniva a mancare qualcuno di noi..., ingiuste diffide, manganellate prese, il tutto solo per una grande passione: lo Spezia».
«Di una cosa siamo sicuri non sarà certo una tessera a dividerci, a metterci gli uni contro gli altri, il rispetto prima di ogni altra cosa! Per le trasferte - conclude il comunicato - dove possibile saremo presenti, per le altre lasciamo liberi di scegliere ai singoli di poter stare vicino alle aquile: pensiamo che fino a quando lo striscione Ultras Spezia sarà presente la nostra storia continuerà e non avremo perso la nostra battaglia. Ultras Spezia, una scelta di vita una passione, un unico grande amore, ma soprattutto non ci avrete mai come ci volete».
«Gli ultras spezia prosegue il documento sono sempre stati un punto di ritrovo di tanti ragazzi/ragazze di tutti i quartieri di Spezia, sono un punto di riferimento sociale con un alto senso di solidarietà e appartenenza ma soprattutto sono innamorati dello Spezia, della maglia, dei loro ritrovi, della città in generale, della passione per la quale tirano fuori, auto finanziandosi, nella maggior parte dei casi di tasca propria, i soldi per le splendide coreografie fatte in tutti questi anni alle quali avete sempre guardato e applaudito con ammirazione e lasciatecelo dire, un pochino di emozione».
«Ci siamo accorti che i mezzi per combattere la tessera del tifo sono veramente pochi, pertanto faremo in modo di essere sempre più uniti e presenti, di stare vicini come sempre alla squadra con i nostri cori, il nostro entusiasmo e per far si che il Picco sia quello stadio passionale che tanti hanno avuto modo di ammirare e lodare. E' il cuore che sentono gli ultras e non la ragione, ecco cos'è la fede bianconera».
«Rispettiamo e onoriamo gli altri gruppi della curva Ferrovia i quali decideranno in modo autonomo sul loro comportamento da adottare: solo noi possiamo sapere, qualunque sia il loro pensiero, con quanto sacrificio prenderanno la loro decisione, ragazzi con i quali abbiamo passato, in tutti gli stadi dove giocava lo Spezia, momenti incredibili, gioia, tristezza, momenti di forte solidarietà quando veniva a mancare qualcuno di noi..., ingiuste diffide, manganellate prese, il tutto solo per una grande passione: lo Spezia».
«Di una cosa siamo sicuri non sarà certo una tessera a dividerci, a metterci gli uni contro gli altri, il rispetto prima di ogni altra cosa! Per le trasferte - conclude il comunicato - dove possibile saremo presenti, per le altre lasciamo liberi di scegliere ai singoli di poter stare vicino alle aquile: pensiamo che fino a quando lo striscione Ultras Spezia sarà presente la nostra storia continuerà e non avremo perso la nostra battaglia. Ultras Spezia, una scelta di vita una passione, un unico grande amore, ma soprattutto non ci avrete mai come ci volete».
9 settembre 2010
Comunicato Ufficiale G.R.B. 1989 Cecina
GIOVENTU' ROSSOBLU 1989 CECINA
COMUNICATO UFFICIALE DI AUTOSOSPENSIONE.
Cecina, 08 settembre 2010
Attraverso il presente comunicato, il gruppo ultras Gioventù Rossoblu 1989 Cecina, rende nota la decisione di autosospendere ogni attività del gruppo stesso per un periodo indeterminato.
Tale soffertissima decisione è stata presa dopo una riunione del gruppo che dal 1989 segue senza sosta le sorti dell'A.S.Cecina 1924, in quanto purtroppo la nostra amata squadra del cuore è stata uccisa dagli attuali dirigenti, dall'incompetenza della giunta comunale nel seguire delle trattative di cessione della stessa società A.S.Cecina 1924, e dal disinteresse totale degli imprenditori locali, o almeno di quelli contattati dalla stessa giunta comunale.
L'A.S.Cecina 1924 sulla carta esiste ancora, ma tutti noi sappiamo che dietro al nome ormai mortificato di questa storica e gloriosa società, si nasconde solo la persona di Marcello La Valle, uno degli artefici della fine del calcio nella nostra città.
L'A.S. Cecina rinominata da noi tifosi "A.S. La Valle", affronterà il campionato di terza categoria in attesa del fallimento, giocando le proprie partite interne fuori dalla nostra città, quindi prendendo in considerazione questi fattori, non ci sentiamo certo rappresentati da questa squadra, così come nessuno di noi si sente rappresentato dalla neofita A.C.Sporting Cecina 1929, società che avrebbe dovuto "sostituire" la defunta l'A.S.Cecina 1924 con tante promesse da parte del Sindaco Benedetti, di altri appartenenti alla giunta comunale, aggiunti ad alcuni imprenditori locali, e che si trova invece iscritta e contrapposta all'A.S.Cecina 1924 in un tristissimo campionato di terza categoria, senza alcuna ambizione, visto che è stata "reclutata" un'intera squadra di amatori (l'Arci Palazzi), alla quale è stata solo cambiata la maglia da bianco-rossa a rossoblu, senza effettuare nessuna campagna acquisti dalle categorie maggiori per tentare di vincere il campionato.
Nessuno di noi fortunatamente è così ottuso da non capire che dietro ci sono altri movimenti ed altri interessi lasciati in "stand-by", altrimenti che senso avrebbe avuto creare questa società per iscriverla in terza categoria, quando bastava muoversi in un senso logico ed iscriverla almeno al campionato di promozione?
Inutile cercare di far credere ai tifosi che per regolamento questo non era possibile in quanto sulla carta esiste ancora l'A.S.Cecina 1924, perchè i regolamenti li conosciamo bene, anzi benissimo anche noi.
Quindi presi in considerazione tutti questi fattori, a differenza di chi ha diviso il calcio a Cecina, noi siamo invece tutti uniti nell'invitare la vera tifoseria cecinese a disertare entrambe le società, in quanto nessuna delle 2 rappresenta realmente la città di Cecina ed il nostro amato A.S.Cecina 1924.
Troviamo anzi offensivo che il nostro tempio, ovvero lo stadio "loris Rossetti" sia umiliato con la terza categoria, infatti avremmo trovavato più adatto che l'A.C. Sporting Cecina 1929 giocasse al famoso "renone", più consono alla categoria.
Teniamo a precisare che nessuno di noi ha qualcosa contro chi scenderà in campo e vestirà la maglia dell'una o dell'altra societ, anzi, questi ragazzi meritano comunque rispetto, sicuramente ci metteranno impegno, quindi questa "protesta" non è certo contro di loro.
Ovviamente lasciamo la libertà ad ognuno di agire come vuole, l'importante è che chi deciderà lo stesso di seguire una delle 2 società, lo faccia senza portare vessilli della Gioventù Rossoblu 1989 (sciarpe, magliette, ecc...) ma che lo faccia solo a stretto titolo personale.
Precisiamo che il gruppo non si scioglie e che sarà comunque "vigile", ma tornerà ad esporre lo striscione ed a riprendere la propria attività, quando a Cecina rinascerà il calcio.
Direttivo GIOVENTU' ROSSOBLU 1989 CECINA
COMUNICATO UFFICIALE DI AUTOSOSPENSIONE.
Cecina, 08 settembre 2010
Attraverso il presente comunicato, il gruppo ultras Gioventù Rossoblu 1989 Cecina, rende nota la decisione di autosospendere ogni attività del gruppo stesso per un periodo indeterminato.
Tale soffertissima decisione è stata presa dopo una riunione del gruppo che dal 1989 segue senza sosta le sorti dell'A.S.Cecina 1924, in quanto purtroppo la nostra amata squadra del cuore è stata uccisa dagli attuali dirigenti, dall'incompetenza della giunta comunale nel seguire delle trattative di cessione della stessa società A.S.Cecina 1924, e dal disinteresse totale degli imprenditori locali, o almeno di quelli contattati dalla stessa giunta comunale.
L'A.S.Cecina 1924 sulla carta esiste ancora, ma tutti noi sappiamo che dietro al nome ormai mortificato di questa storica e gloriosa società, si nasconde solo la persona di Marcello La Valle, uno degli artefici della fine del calcio nella nostra città.
L'A.S. Cecina rinominata da noi tifosi "A.S. La Valle", affronterà il campionato di terza categoria in attesa del fallimento, giocando le proprie partite interne fuori dalla nostra città, quindi prendendo in considerazione questi fattori, non ci sentiamo certo rappresentati da questa squadra, così come nessuno di noi si sente rappresentato dalla neofita A.C.Sporting Cecina 1929, società che avrebbe dovuto "sostituire" la defunta l'A.S.Cecina 1924 con tante promesse da parte del Sindaco Benedetti, di altri appartenenti alla giunta comunale, aggiunti ad alcuni imprenditori locali, e che si trova invece iscritta e contrapposta all'A.S.Cecina 1924 in un tristissimo campionato di terza categoria, senza alcuna ambizione, visto che è stata "reclutata" un'intera squadra di amatori (l'Arci Palazzi), alla quale è stata solo cambiata la maglia da bianco-rossa a rossoblu, senza effettuare nessuna campagna acquisti dalle categorie maggiori per tentare di vincere il campionato.
Nessuno di noi fortunatamente è così ottuso da non capire che dietro ci sono altri movimenti ed altri interessi lasciati in "stand-by", altrimenti che senso avrebbe avuto creare questa società per iscriverla in terza categoria, quando bastava muoversi in un senso logico ed iscriverla almeno al campionato di promozione?
Inutile cercare di far credere ai tifosi che per regolamento questo non era possibile in quanto sulla carta esiste ancora l'A.S.Cecina 1924, perchè i regolamenti li conosciamo bene, anzi benissimo anche noi.
Quindi presi in considerazione tutti questi fattori, a differenza di chi ha diviso il calcio a Cecina, noi siamo invece tutti uniti nell'invitare la vera tifoseria cecinese a disertare entrambe le società, in quanto nessuna delle 2 rappresenta realmente la città di Cecina ed il nostro amato A.S.Cecina 1924.
Troviamo anzi offensivo che il nostro tempio, ovvero lo stadio "loris Rossetti" sia umiliato con la terza categoria, infatti avremmo trovavato più adatto che l'A.C. Sporting Cecina 1929 giocasse al famoso "renone", più consono alla categoria.
Teniamo a precisare che nessuno di noi ha qualcosa contro chi scenderà in campo e vestirà la maglia dell'una o dell'altra societ, anzi, questi ragazzi meritano comunque rispetto, sicuramente ci metteranno impegno, quindi questa "protesta" non è certo contro di loro.
Ovviamente lasciamo la libertà ad ognuno di agire come vuole, l'importante è che chi deciderà lo stesso di seguire una delle 2 società, lo faccia senza portare vessilli della Gioventù Rossoblu 1989 (sciarpe, magliette, ecc...) ma che lo faccia solo a stretto titolo personale.
Precisiamo che il gruppo non si scioglie e che sarà comunque "vigile", ma tornerà ad esporre lo striscione ed a riprendere la propria attività, quando a Cecina rinascerà il calcio.
Direttivo GIOVENTU' ROSSOBLU 1989 CECINA
2 settembre 2010
Massimo FINI : Io sto con gli Ultras
Siamo stufi, arcistufi, di questo Stato di polizia. Che
non è quello delle intercettazioni telefoniche, come pretende
Berlusconi che ha la coscienza sporchissima, che sono perfettamente
legittime quando autorizzate dalla Magistratura, ma quello dove le
libertà più elementari sono osteggiate, conculcate, vietate, proibite,
scomunicate, tranne quella economica anche quando passa sul massacro
della popolazione (è “la libera intrapresa” a creare la disoccupazione,
oh yes, ma questo ve lo spiegherò in un’altra occasione) e,
ovviamente, quelle del Cavaliere che può corrompere testimoni in
giudizio, pagare mazzette ai finanzieri, consumare colossali evasioni
fiscali, avere decine di società “off shore”, precostituirsi “fondi
neri” impunemente perché, attraverso i suoi scherani, si fa cucire
leggi su misura che lo tengono fuori dai processi.
Non bastassero già le leggi nazionali, dove sono sempre più feroci i limiti imposti al consumo di alcol, al fumo, non solo a tutela dei soggetti passivi ma anche di quelli attivi, alla prostituzione (da strada naturalmente, quella delle escort e soprattutto dei loro importanti clienti è immune), ora, dopo un altro demenziale decreto del ministro Maroni, ci si sono messi anche i sindaci, in particolare leghisti, ma non solo, a imporre i divieti più grotteschi e assurdi. A Verona è proibito sbocconcellare un panino in strada, consumare alcol fuori dai bar, bagnarsi nelle fontane, girare a torso nudo (il Mullah Omar era più permissivo). A Vicenza ci sono multe salatissime (500 euro) “per camper e roulotte che trasformano la sosta in un bivacco”. A Novara sono vietate le passeggiate notturne nei parchi se si è più di due (durante il fascismo ci volevano almeno cinque persone per considerarle “radunata sediziosa”). A Eraclea (Sicilia) è proibito ai bambini costruire castelli di sabbia in riva al mare. A Firenze, a Venezia, a Trento e in altre città è vietato chiedere l’elemosina, cosa che non si era mai vista prima (nemmeno nei “secoli bui” del Medioevo, anzi, tantomeno nel Medioevo in cui si riteneva che il mendico, come il matto, avesse, per dei suoi misteriosi canali, un rapporto privilegiato con Dio) in nessuna società del mondo, eccezion fatta per l’Unione Sovietica.
Adesso, sempre per iniziativa del solerte Maroni, è arrivata anche la “tessera del tifoso”.
È intollerabile che uno per andare a vedere una partita di calcio debba chiedere la patente alla società. Una schedatura mascherata, socialmente razzista perché imposta solo ai tifosi che vanno nel “settore ospiti”, cioè dietro le porte e nelle curve, mentre chi può pagarsi i “distinti” non subisce questa gogna. In realtà questa misura illiberale va nel segno di una tendenza in atto da molti anni: eliminare via via il calcio da stadio a favore di quello televisivo e degli affari di Sky, Mediaset e compagnia cantante (con corollario di moviola, labiali, giocatori scoperti in flagranti e sacrosante bestemmie – robb de matt – e, da quest’anno, anche la profanazione del tempio sacro dello spogliatoio). Ma chi conosce anche solo un poco il “frubal”, come lo chiamava Gioann Brera ai tempi belli in cui tutte queste stronzate non esistevano, sa che fra il calcio visto allo stadio e quello visto in casa, in pantofole, fra una telefonata e l’altra e magari sbaciucchiandosi con la fidanzata (orrore degli orrori, il calcio è un rito che vuole una concentrazione esclusiva, non sono mai andato allo stadio con una ragazza e fra Naomi e Ruud Van Nistelrooy – doppietta allo Shalke 04 per inciso – non ho dubbi) non corre alcuna parentela. Per vivere davvero la partita, per capirla, bisogna essere allo stadio, vedere tutto il campo (ci sono centrocampisti che, se guardi la partita in Tv, sembrano aver giocato male perché han toccato pochi palloni e invece hanno giocato benissimo, di posizione) e non solo quello che garba al cameraman.
Dal 1983 – introduzione del terzo straniero – il calcio da stadio ha perso il 40% degli spettatori. Quest’anno gli abbonamenti sono ulteriormente crollati del 20%. Molti tifosi hanno solidarizzato con gli ultras in rivolta e non l’hanno rinnovato. E poi ci sono le ragioni, così efficacemente spiegate da Roberto Stracca in un servizio sul Corriere (26/8) e che hanno tutte la stessa origine: scoraggiare la gente dall’andare allo stadio. “Anche chi non è ultrà – scrive Stracca – e non ha mai pensato di esserlo, dopo biglietti nominali, necessità di un documento per un bambino di 8 anni, odissee fantozziane nella burocrazia più ottusa per una partita di pallone, non ne ha potuto più e ha finito per dire addio allo stadio e aderire alla sempre più ricca offerta televisiva”.
Maroni, contestato violentemente da 500 ultras bergamaschi alla Festa della Lega ad Alzano Lombardo, ha detto: “Dicono di essere dei tifosi, ma non lo sono. Sono dei violenti”. E invece gli ultras sono gli ultimi, veri, amanti del calcio.
Qualche anno fa, in una domenica canicolare e patibolare di giugno, i demonizzatissimi ultras in rappresentanza di 78 società, di A, di B, di C e delle serie minori, diedero vita a Porta Romana, a Milano, davanti alla sede della Figc, a una civilissima manifestazione al grido di “Ridateci il calcio di una volta!” (cioè: numeri dall’uno all’undici, arbitro in giacchetta nera, pochi stranieri, riscoperta dei vivai e, soprattutto, basta con l’enfiagione economica che ha distrutto tutti i valori mitici, rituali, simbolici, identitari, che ne hanno fatto la fortuna per un secolo, a favore del business e che finirà, prima o poi, per farlo scoppiare come la rana di Esopo). La notizia – mi pareva una notizia – passò sotto silenzio. Persino la Gazzetta dello Sport dedicò all’avvenimento un box di poche righe. Non bisognava disturbare il manovratore. Cioè gli affari.
Due parole sulla “violenza” Ad Alzano Maroni ha detto anche: “Io con i violenti non parlo”. E allora il primo cui non dovrebbe rivolgere la parola è Umberto Bossi, il suo Capo. L’ineffabile Maroni si è dimenticato che il leader del Carroccio, agli albori della Lega, dichiarò: “Ho trecentomila leghisti pronti a estrarre la pistola dalla fondina” (in realtà quelli, dalla fondina, possono estrarre al massimo il loro cellulare), e in seguito: “andremo a prendere i fascisti uno a uno, casa per casa”, e ancora, a proposito dei magistrati, “bastano delle pallottole e una pallottola costa solo 300 lire”, e di recente ha anfanato di fucili e altre armi se non gli concedevano non mi ricordo che cosa, parole che dette da un esponente del Governo, sono ben più gravi delle quattro macchine date alle fiamme durante la contestazione di Bergamo.
Io sto con gli ultras. Anche quelli violenti di Bergamo. Perché mi paiono gli unici ad aver voglia ed energia di rivolta in un Paese in cui i cittadini si fan passare sopra ogni sorta di abusi, di soprusi e di autentiche violenze sempre chinando la testa. Sudditi. Nient’altro che sudditi
Non bastassero già le leggi nazionali, dove sono sempre più feroci i limiti imposti al consumo di alcol, al fumo, non solo a tutela dei soggetti passivi ma anche di quelli attivi, alla prostituzione (da strada naturalmente, quella delle escort e soprattutto dei loro importanti clienti è immune), ora, dopo un altro demenziale decreto del ministro Maroni, ci si sono messi anche i sindaci, in particolare leghisti, ma non solo, a imporre i divieti più grotteschi e assurdi. A Verona è proibito sbocconcellare un panino in strada, consumare alcol fuori dai bar, bagnarsi nelle fontane, girare a torso nudo (il Mullah Omar era più permissivo). A Vicenza ci sono multe salatissime (500 euro) “per camper e roulotte che trasformano la sosta in un bivacco”. A Novara sono vietate le passeggiate notturne nei parchi se si è più di due (durante il fascismo ci volevano almeno cinque persone per considerarle “radunata sediziosa”). A Eraclea (Sicilia) è proibito ai bambini costruire castelli di sabbia in riva al mare. A Firenze, a Venezia, a Trento e in altre città è vietato chiedere l’elemosina, cosa che non si era mai vista prima (nemmeno nei “secoli bui” del Medioevo, anzi, tantomeno nel Medioevo in cui si riteneva che il mendico, come il matto, avesse, per dei suoi misteriosi canali, un rapporto privilegiato con Dio) in nessuna società del mondo, eccezion fatta per l’Unione Sovietica.
Adesso, sempre per iniziativa del solerte Maroni, è arrivata anche la “tessera del tifoso”.
È intollerabile che uno per andare a vedere una partita di calcio debba chiedere la patente alla società. Una schedatura mascherata, socialmente razzista perché imposta solo ai tifosi che vanno nel “settore ospiti”, cioè dietro le porte e nelle curve, mentre chi può pagarsi i “distinti” non subisce questa gogna. In realtà questa misura illiberale va nel segno di una tendenza in atto da molti anni: eliminare via via il calcio da stadio a favore di quello televisivo e degli affari di Sky, Mediaset e compagnia cantante (con corollario di moviola, labiali, giocatori scoperti in flagranti e sacrosante bestemmie – robb de matt – e, da quest’anno, anche la profanazione del tempio sacro dello spogliatoio). Ma chi conosce anche solo un poco il “frubal”, come lo chiamava Gioann Brera ai tempi belli in cui tutte queste stronzate non esistevano, sa che fra il calcio visto allo stadio e quello visto in casa, in pantofole, fra una telefonata e l’altra e magari sbaciucchiandosi con la fidanzata (orrore degli orrori, il calcio è un rito che vuole una concentrazione esclusiva, non sono mai andato allo stadio con una ragazza e fra Naomi e Ruud Van Nistelrooy – doppietta allo Shalke 04 per inciso – non ho dubbi) non corre alcuna parentela. Per vivere davvero la partita, per capirla, bisogna essere allo stadio, vedere tutto il campo (ci sono centrocampisti che, se guardi la partita in Tv, sembrano aver giocato male perché han toccato pochi palloni e invece hanno giocato benissimo, di posizione) e non solo quello che garba al cameraman.
Dal 1983 – introduzione del terzo straniero – il calcio da stadio ha perso il 40% degli spettatori. Quest’anno gli abbonamenti sono ulteriormente crollati del 20%. Molti tifosi hanno solidarizzato con gli ultras in rivolta e non l’hanno rinnovato. E poi ci sono le ragioni, così efficacemente spiegate da Roberto Stracca in un servizio sul Corriere (26/8) e che hanno tutte la stessa origine: scoraggiare la gente dall’andare allo stadio. “Anche chi non è ultrà – scrive Stracca – e non ha mai pensato di esserlo, dopo biglietti nominali, necessità di un documento per un bambino di 8 anni, odissee fantozziane nella burocrazia più ottusa per una partita di pallone, non ne ha potuto più e ha finito per dire addio allo stadio e aderire alla sempre più ricca offerta televisiva”.
Maroni, contestato violentemente da 500 ultras bergamaschi alla Festa della Lega ad Alzano Lombardo, ha detto: “Dicono di essere dei tifosi, ma non lo sono. Sono dei violenti”. E invece gli ultras sono gli ultimi, veri, amanti del calcio.
Qualche anno fa, in una domenica canicolare e patibolare di giugno, i demonizzatissimi ultras in rappresentanza di 78 società, di A, di B, di C e delle serie minori, diedero vita a Porta Romana, a Milano, davanti alla sede della Figc, a una civilissima manifestazione al grido di “Ridateci il calcio di una volta!” (cioè: numeri dall’uno all’undici, arbitro in giacchetta nera, pochi stranieri, riscoperta dei vivai e, soprattutto, basta con l’enfiagione economica che ha distrutto tutti i valori mitici, rituali, simbolici, identitari, che ne hanno fatto la fortuna per un secolo, a favore del business e che finirà, prima o poi, per farlo scoppiare come la rana di Esopo). La notizia – mi pareva una notizia – passò sotto silenzio. Persino la Gazzetta dello Sport dedicò all’avvenimento un box di poche righe. Non bisognava disturbare il manovratore. Cioè gli affari.
Due parole sulla “violenza” Ad Alzano Maroni ha detto anche: “Io con i violenti non parlo”. E allora il primo cui non dovrebbe rivolgere la parola è Umberto Bossi, il suo Capo. L’ineffabile Maroni si è dimenticato che il leader del Carroccio, agli albori della Lega, dichiarò: “Ho trecentomila leghisti pronti a estrarre la pistola dalla fondina” (in realtà quelli, dalla fondina, possono estrarre al massimo il loro cellulare), e in seguito: “andremo a prendere i fascisti uno a uno, casa per casa”, e ancora, a proposito dei magistrati, “bastano delle pallottole e una pallottola costa solo 300 lire”, e di recente ha anfanato di fucili e altre armi se non gli concedevano non mi ricordo che cosa, parole che dette da un esponente del Governo, sono ben più gravi delle quattro macchine date alle fiamme durante la contestazione di Bergamo.
Io sto con gli ultras. Anche quelli violenti di Bergamo. Perché mi paiono gli unici ad aver voglia ed energia di rivolta in un Paese in cui i cittadini si fan passare sopra ogni sorta di abusi, di soprusi e di autentiche violenze sempre chinando la testa. Sudditi. Nient’altro che sudditi
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