Curva Nord Taranto
Con un comunicato in diretta tv la Curva Nord
conferma quella che era una nostra anticipazione: non essendoci le
condizioni minime per fare tifo perché vessati da multe e diffide (una
pioggia quelle in arrivo e non ancora notificate) si prenda atto della
realtà mortificante in cui, a Taranto, vengono meno le condizioni minime
per fare tifo.
La Nord abdica e consegna gli abbonamenti sottoscritti al presidente D’Addario.
Una
decisione dolorosa che rispettiamo. Una scelta difficile ma coraggiosa,
condivisa e maturata in piena consapevolezza, coerenza e onore.
Adesso
tocca alla città fare la sua parte: smuovere le coscienze intorpidite
dalla tv, rendere manifesto un disagio avvertito anche dai tifosi
cosiddetti “normali” nei confronti dell’applicazione “sudamericana”
delle locali forze dell’ordine, tempestare di e mail e fax di
solidarietà alla curva le redazioni dei giornali affinché il dibattito
in corso sui siti ematici dei tifosi siano pubblici e sempre più
condivisi.
La Nord ha dato tanto in passato alla città di
Taranto: adesso è la città che deve darsi una mossa solidarizzando
fattivamente con quei ragazzi che con abnegazione e sacrificio
sostengono il nome della nostra città ovunque. E non fermarsi.
Non
bastano, infatti, le blande dichiarazioni di Sindaco e Presidente della
Provincia. Non bastano due righe su un giornale o un approfondimento
televisivo. Si può e si deve pretendere di più, coinvolgendo ed
ampliando il dibattito anche e soprattutto con chi il confronto lo
rifugge perché non risponde a nessuno delle proprie azioni vessatorie di
stampo sudamericano.
Parliamo di questo “caso Taranto”, unico in tutto il panorama sportivo italiano.
In
questo momento avvertiamo – fortissimo – il disagio e lo scoramento dei
ragazzi dei gruppi. Mai come adesso è importante far sentire loro la
vicinanza della città; così come sono stati stigmatizzati gli errori del
passato, con maggiore foga e irruenza dobbiamo far sentire loro quanto è
vitale il loro supporto per le fortune del nostro Taranto.
Nella
passata stagione raccogliemmo dei fondi per coprire parzialmente quelle
vergognose e “scientifiche” multe. Perché a pagare – guarda un ò – sono
sempre gli stessi. In questa stagione bisseremo l’iniziativa con
un’iniziativa simpatica che renderemo pubblica a breve. Ma la nostra non
può essere un’iniziativa isolata. Deve ampliarsi e per far ciò è
necessario il contributo fattivo di tutti. Con ogni strumento
necessario, in base alle proprie possibilità.
Una volta accertata
la solidarietà e la vicinanza della città sarà necessario un confronto
franco su tutti i fronti con gli ultras che devono necessariamente
aprirsi maggiormente dalle loro legittime posizioni intransigenti. Ma
questo è uno step successivo: questi ragazzi avvertono il peso della
solitudine. Tocca alla tifoseria, questa volta, incitare la Nord a far
tornare il ruggito che tutt’Italia ci invidia. Alla faccia di chi cerca
subdolamente di affossare una delle tifoserie più passionali d’Italia.
AVANTI CURVA NORD
⚠️ Abbiamo deciso di abilitare i commenti su tutti i post del Blog, senza alcuna forma di censura. ⚠️
Cerca nel blog
30 settembre 2009
29 settembre 2009
Taranto, clima di terrore allo stadio!
di Antonello Napolitano – 28/09/2009 su Febbre a 90
C’era lo sciopero del tifo ieri allo Iacovone. L’intento era di protestare contro le nuove multe elevate nei confronti di alcuni ragazzi della curva nord. La loro colpa: aver esposto uno striscione con la scritta “Antonello vive”. Per chi non lo sapesse, Antonello era uno dei trascinatori della curva scomparso qualche anno fa. La legge è legge, e nessuno può obiettare che quei ragazzi l’abbiano violata. Tuttavia esiste il buon senso. Esiste anche una gamma di violazioni minori, che le autorità di polizia spesso tollerano: dai parcheggiatori abusivi alla guida senza casco o cintura. E’ evidente come il mancato rispetto di talune regole possa comportare un costo sociale ben più alto. Per quanto ci si possa sforzare, non riusciamo a capire quali conseguenze quello striscione avrebbe potuto causare alla collettività. Lo comprenderemmo se lo stesso avesse inneggiato alla violenza, al razzismo o all’intolleranza. Ma “Antonello vive” è solo un modo per ricordare una persona che non c’è più. Eppure a qualche ragazzo, l’aver voluto perseverare quel ricordo è costato 166,00 euro. Ieri è toccato ai pacifici ultras della Reggiana incappare nei rigori della legge. Improvvisamente, un fitto plotone di agenti del reparto mobile con in testa i caschi blù, ha fatto la sua apparizione nel settore ospiti per far rimuovere dei piccoli striscioni. Nessuno di questi recava frasi offensive o che inneggiassero all’odio. Per quasi tutta la gara è stato un continuo confronto tra le parti. Solerti funzionari hanno tallonato tutti coloro che reggessero una pezza per farli desistere dall’illegalità.
Immaginiamo che molti di loro saranno in seguito mutati o diffidati. Venti minuti dopo l’inizio della ripresa, i tifosi reggiani hanno abbandonato il settore loro riservato. Il gesto è stato dapprima salutato, con applausi e slogan, e poi imitato anche dagli ultras del Taranto.
Ma non è tutto.
In tribuna, altri agenti si sono preoccupati di far spostare da un gradone un disabile su sedia a rotella.
Meno male che più tardi il sindaco Stefano si è adoperato affinché tutti i disabili entrassero sul terreno di gioco. Ci sfugge la logica di tutto ciò. Perché non tollerare gli striscioni, visto che non recavano frasi offensive e non c’era stata nessuna manifestazione di violenza? Persino il presidente D’Addario ha affermato di essere stanco di taluni divieti e di questa “guerra” che contrappone gli ultras alla polizia. Non è stato rischioso far entrare un plotone di celerini in tenuta antisommossa? Non si era detto che la stessa presenza della polizia in qualche modo, per i più esagitati, potrebbe rappresentare un incitamento alla violenza? Ma il problema non è la polizia, che spesso non ha nemmeno i fondi per alimentare gli automezzi, ed il cui compito in fin dei conti è far rispettare la legge. Se poi all’interno, c’è qualcuno che ha deciso di dare sfogo al suo zelo, multando e diffidando chi issa innocui striscioni, per questi non possiamo che provare un sentimento di tristezza. Anche perché i reati gravi non sembrano diminuire. E se i furti e le rapine, secondo quanto rende noto il Viminale, calano è forse solo perché la gente è stanca di sporgere denunce che non avranno seguito. Ma non è contro la polizia, tra le cui fila c’è tanta gente seria e preparata, che vogliamo infierire. Il problema vero è la politica, di destra e di sinistra, che si ritrova unita nel promuovere una repressione a tutto campo il cui obiettivo sembra essere ben oltre la semplice eliminazione dei teppisti. Combattere la violenza negli stadi è, infatti, cosa ben diversa dal voler eliminare ogni forma di colore ed allegria al loro interno. Il sospetto è che si voglia allontanare sempre più la gente dagli stadi per favorire la diffusione delle pay-tv. Non permettere l’esposizione di striscioni di qualsiasi natura comincia a diventare un problema serio di democrazia. Lo striscione è uno strumento di libera espressione e, se non contiene incitamenti all’odio, la sua esposizione non deve essere vietata o soggetta ad alcuna autorizzazione. Questa legge va cambiata e subito. Non è un problema degli ultras, ma di tutti i cittadini che ancora hanno a cuore la libertà di pensiero. La maggior parte dei quali non si accompagna ad “escort” o tira coca.
C’era lo sciopero del tifo ieri allo Iacovone. L’intento era di protestare contro le nuove multe elevate nei confronti di alcuni ragazzi della curva nord. La loro colpa: aver esposto uno striscione con la scritta “Antonello vive”. Per chi non lo sapesse, Antonello era uno dei trascinatori della curva scomparso qualche anno fa. La legge è legge, e nessuno può obiettare che quei ragazzi l’abbiano violata. Tuttavia esiste il buon senso. Esiste anche una gamma di violazioni minori, che le autorità di polizia spesso tollerano: dai parcheggiatori abusivi alla guida senza casco o cintura. E’ evidente come il mancato rispetto di talune regole possa comportare un costo sociale ben più alto. Per quanto ci si possa sforzare, non riusciamo a capire quali conseguenze quello striscione avrebbe potuto causare alla collettività. Lo comprenderemmo se lo stesso avesse inneggiato alla violenza, al razzismo o all’intolleranza. Ma “Antonello vive” è solo un modo per ricordare una persona che non c’è più. Eppure a qualche ragazzo, l’aver voluto perseverare quel ricordo è costato 166,00 euro. Ieri è toccato ai pacifici ultras della Reggiana incappare nei rigori della legge. Improvvisamente, un fitto plotone di agenti del reparto mobile con in testa i caschi blù, ha fatto la sua apparizione nel settore ospiti per far rimuovere dei piccoli striscioni. Nessuno di questi recava frasi offensive o che inneggiassero all’odio. Per quasi tutta la gara è stato un continuo confronto tra le parti. Solerti funzionari hanno tallonato tutti coloro che reggessero una pezza per farli desistere dall’illegalità.
Immaginiamo che molti di loro saranno in seguito mutati o diffidati. Venti minuti dopo l’inizio della ripresa, i tifosi reggiani hanno abbandonato il settore loro riservato. Il gesto è stato dapprima salutato, con applausi e slogan, e poi imitato anche dagli ultras del Taranto.
In tribuna, altri agenti si sono preoccupati di far spostare da un gradone un disabile su sedia a rotella.
Meno male che più tardi il sindaco Stefano si è adoperato affinché tutti i disabili entrassero sul terreno di gioco. Ci sfugge la logica di tutto ciò. Perché non tollerare gli striscioni, visto che non recavano frasi offensive e non c’era stata nessuna manifestazione di violenza? Persino il presidente D’Addario ha affermato di essere stanco di taluni divieti e di questa “guerra” che contrappone gli ultras alla polizia. Non è stato rischioso far entrare un plotone di celerini in tenuta antisommossa? Non si era detto che la stessa presenza della polizia in qualche modo, per i più esagitati, potrebbe rappresentare un incitamento alla violenza? Ma il problema non è la polizia, che spesso non ha nemmeno i fondi per alimentare gli automezzi, ed il cui compito in fin dei conti è far rispettare la legge. Se poi all’interno, c’è qualcuno che ha deciso di dare sfogo al suo zelo, multando e diffidando chi issa innocui striscioni, per questi non possiamo che provare un sentimento di tristezza. Anche perché i reati gravi non sembrano diminuire. E se i furti e le rapine, secondo quanto rende noto il Viminale, calano è forse solo perché la gente è stanca di sporgere denunce che non avranno seguito. Ma non è contro la polizia, tra le cui fila c’è tanta gente seria e preparata, che vogliamo infierire. Il problema vero è la politica, di destra e di sinistra, che si ritrova unita nel promuovere una repressione a tutto campo il cui obiettivo sembra essere ben oltre la semplice eliminazione dei teppisti. Combattere la violenza negli stadi è, infatti, cosa ben diversa dal voler eliminare ogni forma di colore ed allegria al loro interno. Il sospetto è che si voglia allontanare sempre più la gente dagli stadi per favorire la diffusione delle pay-tv. Non permettere l’esposizione di striscioni di qualsiasi natura comincia a diventare un problema serio di democrazia. Lo striscione è uno strumento di libera espressione e, se non contiene incitamenti all’odio, la sua esposizione non deve essere vietata o soggetta ad alcuna autorizzazione. Questa legge va cambiata e subito. Non è un problema degli ultras, ma di tutti i cittadini che ancora hanno a cuore la libertà di pensiero. La maggior parte dei quali non si accompagna ad “escort” o tira coca.
E’ AUTUNNO, FUORI I MARONI!!!
Fonte: Ultras Bologna
La repressione avanza, colpisce indistintamente e in nome della sicurezza cerca di spazzare via ogni forma di dissenso, ogni voce fuori dal coro, chi non si allinea ad un sistema dove tutto è business.
Denaro e potere stanno cercando di ridefinire e riscrivere il nostro patrimonio culturale.
Lo sport è di tutti e per tutti, ma i nostri governanti, di entrambi gli schieramenti, lo stanno trasformando in una élite, selezionata, silenziosa e innocua, per chi ha interesse solo a creare profitto attraverso i sentimenti altrui. Ci stanno provando ancora, dopo i casi Moggi e Calciopoli, dopo l’omicidio Sandri, a cancellare la parte sana e critica del mondo delle curve, quella che dice la verità, quella che denuncia gli intrallazzi tra sport, politica e finanza.
Sotto la copertura del bisogno indotto di legalità emanano norme, direttive e provvedimenti, costituiscono comitati, osservatori, organi di polizia che si sono impadroniti di un potere che non deve essere loro riconosciuto; attraverso la “Tessera del Tifoso” ogni questura avrà la possibilità di decidere chi può assistere o meno ad una manifestazione sportiva e potrà così lasciare fuori dagli impianti stessi ogni forma di contestazione, per sempre! Tutto questo senza alcun fondamento giuridico. È rilasciata dalla Società sportiva previo nulla osta della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni). Purtroppo sta accadendo che anche alle persone che hanno scontato una diffida in passato è stata negata, questo vale addirittura per coloro che, scontata la diffida, siano stati assolti nel procedimento penale che ha dato origine alla diffida stessa. In altre parole, chi è stato diffidato ANCHE SE INGIUSTAMENTE perché poi è stato assolto, non potrà MAI PIU' ANDARE ALLO STADIO!
Cercano di dividerci, parlano di tifosi “ufficiali”, proprio quando le nostre lotte iniziavano ad essere capite e condivise dal pubblico e dai frequentatori degli stadi e dei palazzetti.
Vogliono dividerci tra tifosi buoni e cattivi, per trasformarci in clienti, perchè la “Tessera del Tifoso” è prima di tutto una carta di credito, a pagamento, con la quale le banche cercheranno ulteriormente di entrare nella nostra vita per indicarci cosa e quando consumare.
E’ un’ulteriore schedatura, dopo telecamere e biglietto nominale, effettuata da uno Stato che si preoccupa solo ed esclusivamente di tutelare la privacy di potenti e politicanti, i primi che dovrebbero invece rispondere pubblicamente, davanti alla cittadinanza, di tutte le loro azioni e delle loro scelte.
Alla Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, Lunedì 28 settembre alle ore 08:30
inizierà un convegno finanziato da Sky dal titolo “Lo sport in tribuna”, dove interverranno tutti quegli elementi che hanno rovinato il nostro mondo: politici, televisioni, (ir)responsabili di società di calcio, fino al momento topico delle 12:30 quando interverrà il Ministro dei Divieti: Roberto Maroni.
Noi Ultras saremo presenti nelle piazze, nelle strade, nei vicoli attorno all’Università, per fermare questa indecenza, per urlare con sdegno che chi non rispetta la Costituzione, non può parlare all’interno di Giurisprudenza, ad un convegno che vale addirittura 8 crediti formativi per una claque ben selezionata, per l’ennesima operazione di propaganda.
Parleranno di sicurezza, della loro sicurezza, fatta di diritti negati e di impunità.
Anche noi vogliamo sicurezza, ma la nostra si basa sull’abbattimento di tutte quelle barriere che provocano feriti ogni anno, a volte tragedie, perchè muri, fossati e filo spinato uccidono più che gli Ultras. Sempre additati come delinquenti liberi di agire, quando in realtà ci assumiamo tutte le responsabilità delle nostre azioni e dei nostri errori, questa volta chiediamo noi la certezza della pena, per tutti quei poliziotti provocatori e violenti, irriconoscibili dietro i loro caschi e foulard, che ci colpiscono, ci sparano contro, ci ammazzano con la garanzia che il nuovo sistema mediatico italiano saprà giustificarli e assolverli, fino a farceli dimenticare.
A difesa di uno sport pulito, per un ritorno di megafoni, tamburi, striscioni e di tutti gli strumenti di tifo, per la libertà di espressione e di movimento, contro ogni forma di schedatura di Stato, contro la mercificazione della passione, per una valorizzazione dello spirito di aggregazione che dal 1960 contraddistingue le nostre curve, fucine di valori come amicizia e solidarietà.
Non siamo nè buoni nè cattivi, siamo determinati a cambiare questo mondo e riportarlo ad una dimensione umana, fatta di tifo come libera espressione di pensieri ed emozioni che ci accomunano, fatta di relazioni e non di passivi telespettatori, o clienti selezionati.
ULTRAS LIBERI
La repressione avanza, colpisce indistintamente e in nome della sicurezza cerca di spazzare via ogni forma di dissenso, ogni voce fuori dal coro, chi non si allinea ad un sistema dove tutto è business.
Denaro e potere stanno cercando di ridefinire e riscrivere il nostro patrimonio culturale.
Lo sport è di tutti e per tutti, ma i nostri governanti, di entrambi gli schieramenti, lo stanno trasformando in una élite, selezionata, silenziosa e innocua, per chi ha interesse solo a creare profitto attraverso i sentimenti altrui. Ci stanno provando ancora, dopo i casi Moggi e Calciopoli, dopo l’omicidio Sandri, a cancellare la parte sana e critica del mondo delle curve, quella che dice la verità, quella che denuncia gli intrallazzi tra sport, politica e finanza.
Sotto la copertura del bisogno indotto di legalità emanano norme, direttive e provvedimenti, costituiscono comitati, osservatori, organi di polizia che si sono impadroniti di un potere che non deve essere loro riconosciuto; attraverso la “Tessera del Tifoso” ogni questura avrà la possibilità di decidere chi può assistere o meno ad una manifestazione sportiva e potrà così lasciare fuori dagli impianti stessi ogni forma di contestazione, per sempre! Tutto questo senza alcun fondamento giuridico. È rilasciata dalla Società sportiva previo nulla osta della Questura competente che comunica l’eventuale presenza di motivi ostativi (Daspo in corso e condanne per reati da stadio negli ultimi 5 anni). Purtroppo sta accadendo che anche alle persone che hanno scontato una diffida in passato è stata negata, questo vale addirittura per coloro che, scontata la diffida, siano stati assolti nel procedimento penale che ha dato origine alla diffida stessa. In altre parole, chi è stato diffidato ANCHE SE INGIUSTAMENTE perché poi è stato assolto, non potrà MAI PIU' ANDARE ALLO STADIO!
Cercano di dividerci, parlano di tifosi “ufficiali”, proprio quando le nostre lotte iniziavano ad essere capite e condivise dal pubblico e dai frequentatori degli stadi e dei palazzetti.
Vogliono dividerci tra tifosi buoni e cattivi, per trasformarci in clienti, perchè la “Tessera del Tifoso” è prima di tutto una carta di credito, a pagamento, con la quale le banche cercheranno ulteriormente di entrare nella nostra vita per indicarci cosa e quando consumare.
E’ un’ulteriore schedatura, dopo telecamere e biglietto nominale, effettuata da uno Stato che si preoccupa solo ed esclusivamente di tutelare la privacy di potenti e politicanti, i primi che dovrebbero invece rispondere pubblicamente, davanti alla cittadinanza, di tutte le loro azioni e delle loro scelte.
Alla Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, Lunedì 28 settembre alle ore 08:30
inizierà un convegno finanziato da Sky dal titolo “Lo sport in tribuna”, dove interverranno tutti quegli elementi che hanno rovinato il nostro mondo: politici, televisioni, (ir)responsabili di società di calcio, fino al momento topico delle 12:30 quando interverrà il Ministro dei Divieti: Roberto Maroni.
Noi Ultras saremo presenti nelle piazze, nelle strade, nei vicoli attorno all’Università, per fermare questa indecenza, per urlare con sdegno che chi non rispetta la Costituzione, non può parlare all’interno di Giurisprudenza, ad un convegno che vale addirittura 8 crediti formativi per una claque ben selezionata, per l’ennesima operazione di propaganda.
Parleranno di sicurezza, della loro sicurezza, fatta di diritti negati e di impunità.
Anche noi vogliamo sicurezza, ma la nostra si basa sull’abbattimento di tutte quelle barriere che provocano feriti ogni anno, a volte tragedie, perchè muri, fossati e filo spinato uccidono più che gli Ultras. Sempre additati come delinquenti liberi di agire, quando in realtà ci assumiamo tutte le responsabilità delle nostre azioni e dei nostri errori, questa volta chiediamo noi la certezza della pena, per tutti quei poliziotti provocatori e violenti, irriconoscibili dietro i loro caschi e foulard, che ci colpiscono, ci sparano contro, ci ammazzano con la garanzia che il nuovo sistema mediatico italiano saprà giustificarli e assolverli, fino a farceli dimenticare.
A difesa di uno sport pulito, per un ritorno di megafoni, tamburi, striscioni e di tutti gli strumenti di tifo, per la libertà di espressione e di movimento, contro ogni forma di schedatura di Stato, contro la mercificazione della passione, per una valorizzazione dello spirito di aggregazione che dal 1960 contraddistingue le nostre curve, fucine di valori come amicizia e solidarietà.
Non siamo nè buoni nè cattivi, siamo determinati a cambiare questo mondo e riportarlo ad una dimensione umana, fatta di tifo come libera espressione di pensieri ed emozioni che ci accomunano, fatta di relazioni e non di passivi telespettatori, o clienti selezionati.
ULTRAS LIBERI
28 settembre 2009
GIUSTIZIA PER PAOLO
Copia della lettera inviata da Paolo Scaroni al ministro degli interni Maroni.
ll.mo Ministro degli InterniScrivo questa lettera alla vigilia dell’anniversario di una data che mi ha cambiato la vita: il 24 settembre del 2005. Mi presento: sono Paolo Scaroni, abito a Castenedolo, piccolo paese della provincia di Brescia. Ero un allevatore di tori. Ero un ragazzo normale, con amicizie, una ragazza, passioni, sani valori -anche sportivi- e la giusta curiosità. Facevo infatti molto sport e viaggiavo quando potevo. Ero soprattutto un grande tifoso del Brescia. Una persona normale, come tante, direbbe Lei. Oggi non lo sono più (per la verità tifoso del Brescia lo sono rimasto, sebbene non possa più vivere la partita allo stadio com’ero solito fare: cantando, saltando, godendo oppure soffrendo). Tutto è cambiato il 24 settembre del 2005, nella stazione di Porta Nuova a Verona. Quel giorno, alla pari di migliaia di tifosi bresciani -fra i quali molte famiglie e bambini- avevo deciso di seguire la Leonessa a Verona con le migliori intenzioni, per quella che si preannunciava una sfida decisiva per il nostro campionato di serie B. Finita la partita, siamo stati scortati in stazione dalla polizia senza nessun intoppo o tensione. Dopo essermi recato al bar sottostante la stazione, stavo tornando con molta serenità al treno riservato a noi tifosi portando dell’acqua al resto della compagnia (era stata una giornata molto calda ed eravamo quasi tutti disidratati). Tutti gli altri tifosi erano già pronti sui vagoni per fare velocemente ritorno a Brescia. Mancavano pochi minuti ed i binari della stazione erano completamente deserti. Cosa alquanto strana visto il periodo, l’orario e soprattutto la città in cui eravamo, centro nevralgico per il passaggio dei treni. Improvvisamente, senza alcun preavviso o motivo apparente, sono stato travolto da una carica di “alleggerimento” del reparto celere in servizio quel giorno per mantenere l’ordine pubblico e picchiato a sangue, senza avere nemmeno la possibilità di ripararmi. Sottratto al pestaggio dagli amici (colpiti loro stessi dalla furia delle manganellate), sono entrato in coma nel giro di pochissimo e quasi morto. Dopo circa venti minuti dall’aver perso conoscenza sono stato caricato su un’ambulanza -osteggiata, più o meno velatamente, dallo stesso reparto che mi aveva aggredito- e trasportato all’ospedale di Borgo Trento a Verona. Lì sono stato operato d’urgenza. Lì sono stato salvato. Lì sono tornato dal coma dopo molte settimane. Lì ho passato alcuni mesi della mia nuova vita. Una vita d’inferno. Nel frattempo la mia famiglia, in uno stato d’animo che fatico ad immaginare, subiva pressioni e minacce affinché la mia vicenda mantenesse un basso profilo. Ai miei amici non andava certo meglio, nonostante tutti gli sforzi per far uscire la verità. Ovviamente, alcune cose di cui sopra le ho sapute molto tempo dopo la mia aggressione. Il resto l’ho scoperto grazie al lavoro del mio avvocato. Dalla ricostruzione dei fatti e tramite le tante testimonianze, emerge un quadro inquietante, quasi da non credere; ma proprio per questo da rendere pubblico. In seguito alle gravissime lesioni subite, presso la Procura della Repubblica di Verona è iniziato un procedimento a carico di alcuni poliziotti e funzionari identificati quali autori delle lesioni da me subite. Nonostante il Giudice per le Indagini Preliminari abbia respinto due volte la richiesta d’archiviazione, il Pubblico Ministero non ha ancora esercitato l’azione penale contro gli indagati. Mi domando per quale ragione ciò avvenga e perché mi sia negata giustizia. Oggi, dopo avere perso quasi tutto, rimango perciò nell’attesa di un processo, nemmeno tanto scontato, considerati i precedenti ed i tentativi di screditarmi. Oltretutto i poliziotti erano tutti a volto coperto, quindi non identificabili (com’è possibile tutto questo?), sebbene a comandarli ci fosse una persona riconoscibilissima. Dopo le tante bugie e cattiverie uscite in modo strumentale sul mio conto a seguito della vicenda, aspetto soprattutto che mi venga restituita la dignità. Ill.mo Ministro degli Interni, sebbene la mia vicenda non abbia destato lo stesso scalpore, ricorda un po’ le tragedie di Gabriele Sandri, di Carlo Giuliani, ed in particolare di Federico Aldrovandi (accaduta a poche ore di distanza dalla mia), con una piccola, grande differenza: io la mia storia la posso ancora raccontare, nonostante tutto. Le dinamiche delle vicende sopra citate forse non saranno identiche, ma la volontà di uccidere sì, è stata la medesima. Altrimenti non si spiega l’accanimento di queste persone nei miei confronti, soprattutto se si considera che non vi era una reale situazione di pericolo: era tutto tranquillo; ero caduto a terra; ero completamente inerme. Ma le manganellate, come descrive il referto medico, non si sono più fermate. Forse, ho pensato, oltre alla vita volevano togliermi anche l’anima. Per farla breve, in pochi secondi ho perso quasi tutto quello per cui avevo vissuto -per questo mi sento ogni giorno più vicino a Federico- e senza un motivo apparente. Sempre ovviamente che esista una giustificazione per scatenare tanta crudeltà ed efficienza. Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante la lunga riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia non avrò molti margini di miglioramento. Questo lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come prima nel mio corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna. Ho perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel mandare avanti la mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni. Ho perso la ragazza. Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte quelli che erano itinerari di piacere si sono trasformati in veri e propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche), nonostante mi spinga ancora molto lontano. Ho perso soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla Dignità, alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza. Quella sicurezza che Lei invoca ogni giorno, e tenta d’imporre sommando nuove leggi e nuove norme a quelle già esistenti (fino a ieri molto efficaci, almeno per l’opinione pubblica). Peccato però che queste leggi non abbiano saputo difendere me, Federico, Carlo e Gabriele dagli eccessi di coloro che rappresentavano, in quel momento, le istituzioni. Ill.mo Ministro degli Interni, alcune cose mi martellano più di tutto: ogni giorno mi domando infatti cosa possa spingere degli uomini a tanto. Non ho la risposta. Ogni giorno mi domando se qualcuna di queste tragedie potesse essere evitata. La risposta è sempre quella: sì. A mio modesto parere, ciò che ha permesso a queste persone di liberare la parte peggiore di sé è stata la sicurezza di farla franca. Sembra un paradosso, ma in un Paese come il nostro in cui si parla tanto di “certezza della pena”, di “responsabilità” e di “omertà”, proprio coloro che dovrebbero dare l’esempio agiscono impuniti infrangendo ogni legge scritta e non, disonorano razionalmente la divisa e l’istituzione rappresentata, difendono chi fra loro sbaglia impunemente. Ill.mo Ministro degli Interni, dopo tante elucubrazioni, sono giunto ad una conclusione: se queste persone fossero state immediatamente riconoscibili, responsabili perciò delle loro azioni, non si sarebbero comportate in quella maniera ed io non avrei perso tanto. Le chiedo quindi: com’è possibile che in Italia i poliziotti non portino un segno di riconoscimento immediato come accade nella maggior parte delle Nazioni europee? Ill.mo Ministro degli Interni, io non cerco vendetta, semmai Giustizia. Mi appello a Lei ed a tutte le persone di buon senso affinché questi uomini vengano fermati ed impossibilitati nello svolgere ancora il loro “dovere”. Chiedo quindi che si faccia il processo e nulla sia insabbiato. Cordiali saluti. Paolo Scaroni, vittima di uno Stato distratto.
Comunicato ultras Curva Nord Taranto
Gli ultras della curva Nord, in occasione di Taranto - Reggiana di
domenica 27 settembre, si asterranno dal tifo per tutti i 90 minuti.
La tifoseria è stanca delle ennesime multe ricevute, cui colpa è solo di aver incitato la squadra; se le cose non cambieranno, questa protesta si protrarrà fino a fine campionato.
Amare il Taranto per noi non è reato.
Ultras Taranto
La tifoseria è stanca delle ennesime multe ricevute, cui colpa è solo di aver incitato la squadra; se le cose non cambieranno, questa protesta si protrarrà fino a fine campionato.
Amare il Taranto per noi non è reato.
Ultras Taranto
26 settembre 2009
Scontri a Foligno, daspo per 8 tifosi del Benevento
Otto Daspo sono stati applicati dal questore di Perugia nei confronti di
altrettanti tifosi del Benevento in relazione agli incidenti avvenuti
il 23 agosto scorso in occasione della partita disputata dalla squadra
campana a Foligno per il campionato di prima divisione Lega Pro.
Secondo la ricostruzione della polizia, una cinquantina di sostenitori ospiti, all´ingresso del settore dello stadio loro riservato, avevano tentato di forzare il blocco degli addetti ai cancelli scontrandosi quindi con gli operatori delle forze dell´ordine. Un carabiniere aveva anche ricevuto un pugno al volto riportando lesioni con prognosi di dieci giorni dieci. Un tifoso del Benevento è stato quindi denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Poco prima del termine del primo tempo della gara alcuni tifosi ospiti - sempre in base alla ricostruzione della questura perugina - si erano portati presso il container-bar all´interno dello stadio dove, dopo avere forzato la porta di ingresso e una finestra, avevano sottratto circa 500 confezioni di bevande ed altra merce nonché circa 500 euro di incasso. Due tifosi erano stati arrestati per furto aggravato.
Ulteriori accertamenti compiuti tramite riprese fotografiche e in collaborazione con la Questura di Benevento hanno portato a denunciare a piede libero altri cinque tifosi ampani accusati di furto aggravato in concorso.
In seguito a tali incidenti il questore ha applicato gli otto Daspo che impongono l´obbligo della firma in concomitanza agli incontri di calcio del Benevento. Provvedimenti che - ha reso noto sempre la questura - sono stati convalidati dal gip di Perugia.
ansa.it
Secondo la ricostruzione della polizia, una cinquantina di sostenitori ospiti, all´ingresso del settore dello stadio loro riservato, avevano tentato di forzare il blocco degli addetti ai cancelli scontrandosi quindi con gli operatori delle forze dell´ordine. Un carabiniere aveva anche ricevuto un pugno al volto riportando lesioni con prognosi di dieci giorni dieci. Un tifoso del Benevento è stato quindi denunciato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Poco prima del termine del primo tempo della gara alcuni tifosi ospiti - sempre in base alla ricostruzione della questura perugina - si erano portati presso il container-bar all´interno dello stadio dove, dopo avere forzato la porta di ingresso e una finestra, avevano sottratto circa 500 confezioni di bevande ed altra merce nonché circa 500 euro di incasso. Due tifosi erano stati arrestati per furto aggravato.
Ulteriori accertamenti compiuti tramite riprese fotografiche e in collaborazione con la Questura di Benevento hanno portato a denunciare a piede libero altri cinque tifosi ampani accusati di furto aggravato in concorso.
In seguito a tali incidenti il questore ha applicato gli otto Daspo che impongono l´obbligo della firma in concomitanza agli incontri di calcio del Benevento. Provvedimenti che - ha reso noto sempre la questura - sono stati convalidati dal gip di Perugia.
ansa.it
25 settembre 2009
DENUNCIATI 57 ULTRAS CATANIA
Fonte: sport.repubblica.it
Tutti gli ultrà del Catania presenti ieri sera a Bergamo per Atalanta-Catania, sono stati identificati nella notte e denunciati a piede libero dalla questura, dopo la rissa avvenuta prima dell'inizio dell'incontro nei pressi dello stadio.
Si tratta di 57 persone, le stesse che si trovavano a bordo dell'autobus che intorno alle 18.30 è stato preso d'assalto da una quarantina di tifosi atalantini. Da quell'agguato era scaturito uno scontro, al quale avrebbero partecipato tutti gli ultrà siciliani. Tra i supporter orobici sono invece stati identificati in tre e per loro è scattato l'arresto. Si tratta di tre giovani bergamaschi di 27, 30 e 34 anni, che già oggi saranno processati per direttissima. "Dalla tifoseria organizzata ci aspettiamo collaborazione e lealtà - ha dichiarato questa mattina il questore vicario di Bergamo Francesco Messina -. Questi episodi non vanno di certo in questa direzione, ma noi continuiamo ad essere disponibili al dialogo. Se però in futuro non ci sarà uno spirito di collaborazione anche da parte dei tifosi, noi dovremo agire di conseguenza, poichè dobbiamo far rispettare la legge, senza che la città si trasformi in un far west".
Tutti gli ultrà del Catania presenti ieri sera a Bergamo per Atalanta-Catania, sono stati identificati nella notte e denunciati a piede libero dalla questura, dopo la rissa avvenuta prima dell'inizio dell'incontro nei pressi dello stadio.
Si tratta di 57 persone, le stesse che si trovavano a bordo dell'autobus che intorno alle 18.30 è stato preso d'assalto da una quarantina di tifosi atalantini. Da quell'agguato era scaturito uno scontro, al quale avrebbero partecipato tutti gli ultrà siciliani. Tra i supporter orobici sono invece stati identificati in tre e per loro è scattato l'arresto. Si tratta di tre giovani bergamaschi di 27, 30 e 34 anni, che già oggi saranno processati per direttissima. "Dalla tifoseria organizzata ci aspettiamo collaborazione e lealtà - ha dichiarato questa mattina il questore vicario di Bergamo Francesco Messina -. Questi episodi non vanno di certo in questa direzione, ma noi continuiamo ad essere disponibili al dialogo. Se però in futuro non ci sarà uno spirito di collaborazione anche da parte dei tifosi, noi dovremo agire di conseguenza, poichè dobbiamo far rispettare la legge, senza che la città si trasformi in un far west".
22 settembre 2009
Comunicato Ultras Tivoli 1919
Comunicato Ultras Tivoli 1919
22-Settembre-2009
Coerentemente a quanto detto e fatto nella passata stagione, di comune accordo con tutti i gruppi organizzati del tifo Tiburtino,anche quest’anno rimarremo fuori dall’ Olindo Galli, per le gare casalinghe, e fuorid agli impianti d'Italia per le gare esterne per tutta la durata della stagione calcistica 2009/2010.
Oltre all'accettazione e promozione della protesta indirizzata e rivolta all'ingresso della nuova forma di fidelizzazione che lo stato ci vuole far passare trà le tasche di protafogli sempre piu pienid i schede e menod i soldi ,che ci vedrà coinvolti insieme alla stragrande maggioranza delle tifoserie Italiane; le motivazioni che ci hanno indotto a restare fuori non per un tempo ma per tutto ilc ampioanto affondano le loro radici nel rispetto e nell'amore che ogni singolo tifoso , Ultras o libero cittadino deve o dovrebbe avere nei confronti della sua terra della sua gente della sua squadra e sopratutto di se stesso.
Il prolungato atteggiamento provocatorio e offensivo che gli organi societari hanno adottato nei confronti dell’intera cittadinanza sportiva nella passata ( e nelle ultime 5 stagioni dalla serie C alla prima categoria )stagione ,quando tutti i tifosi Tiburtini hanno dovuto vedere infangati i propri colori e offesa la propria storia novantenaria calcistica in un susseguirsi di eventi comici e ridicoleggianti , quando chi vive questa passione da “ Ultras “ ovvero prendendo nello specifico il significato etimologico della parola, la vive con un qualcosa in più che và oltre tutto ciò che i comuni sportivi e tifosi possono comprendere, che supera i convenzionali modi di seguire e sostenere la squadra della propria città ; si trovano dinanzi a loro una società che li oltraggia e li combatte con diffide e avvisi di garanzia mirati a farli cedere a farli cadere ; abbiamo dovuto oltremodo prolungare il nostro assenteismo canoro e di colore sugli spalti.
Una decisione che ci rattrista ,che ci fa male ,che ci riempi di lacrime ogni domenica appena svegli sapendo che non sarà una domenica come la vorremmo noi..
una decisione che solo chi vive lo stadio come noi può comprendere quanto sia tremendamente vicina all’abbandono di una madre, ma se da un lato fa cosi tanto male da l’altro ci riempie di orgoglio e di rabbia una rabbia che terremo dentro fino al giorno in cui codesti individui spalleggiatori di loschi giochi di potere non lascino definitivamente la nostra “ Madre Tibur”; fino ad allora niente e nessuno ci farà tornare all’interno degli stadi di Italia, saremo fuori , ci vedrete proteggere e sostenere la nostra città dall’esterno , con occhio vigile e attento da uno spiraglio di qualche cancello o di rete infangata vigileremo che nessuno mai non lotti e non ami questa maglia che oggi si ritrova ad indossare.. è una minaccia , si è una minaccia perché oggi si parte con le minacce..giocatore e dirigente avvisato mezzo salvato ,ci vedrete passare in silenzio con gli occhi carichi di rancore, Ci vedrete stare al fianco dei nostri fratelli diffidati, con la faccia arrogante che da anni state colpendo con colpi duri e mirati ..ma che nonostante il gonfiore ancora non scoppia, ci vedrete combattere altre battaglie , battaglie che ad oggi sono di estrema importanza ..battaglie che vanno a tutela del nostro essere e del nostro modi di vivere questa passione, battaglie da “ Ultras” con altri “ Ultras “ per una volta uniti fino alla fine.
Visto che nel corso degli ultimi anni non avete dato dialogo , valore e rispetto a coloro che ogni domenica si sbattevano per questa maglia e per la storia diq uesta società novantenaria, noi resteremo fuori lontano da voi proprio per non farvi beneficiare di questi Valori , che reputiamo alla base di ogni rapporto umano,che si rispetti.
FINO ALL’ULTIMA DIFFIDA ULTRAS TIVOLI 1919
( Longe et Prope MMII - Brigate Tivoli - Piazzetta Presente )
22-Settembre-2009
Coerentemente a quanto detto e fatto nella passata stagione, di comune accordo con tutti i gruppi organizzati del tifo Tiburtino,anche quest’anno rimarremo fuori dall’ Olindo Galli, per le gare casalinghe, e fuorid agli impianti d'Italia per le gare esterne per tutta la durata della stagione calcistica 2009/2010.
Oltre all'accettazione e promozione della protesta indirizzata e rivolta all'ingresso della nuova forma di fidelizzazione che lo stato ci vuole far passare trà le tasche di protafogli sempre piu pienid i schede e menod i soldi ,che ci vedrà coinvolti insieme alla stragrande maggioranza delle tifoserie Italiane; le motivazioni che ci hanno indotto a restare fuori non per un tempo ma per tutto ilc ampioanto affondano le loro radici nel rispetto e nell'amore che ogni singolo tifoso , Ultras o libero cittadino deve o dovrebbe avere nei confronti della sua terra della sua gente della sua squadra e sopratutto di se stesso.
Il prolungato atteggiamento provocatorio e offensivo che gli organi societari hanno adottato nei confronti dell’intera cittadinanza sportiva nella passata ( e nelle ultime 5 stagioni dalla serie C alla prima categoria )stagione ,quando tutti i tifosi Tiburtini hanno dovuto vedere infangati i propri colori e offesa la propria storia novantenaria calcistica in un susseguirsi di eventi comici e ridicoleggianti , quando chi vive questa passione da “ Ultras “ ovvero prendendo nello specifico il significato etimologico della parola, la vive con un qualcosa in più che và oltre tutto ciò che i comuni sportivi e tifosi possono comprendere, che supera i convenzionali modi di seguire e sostenere la squadra della propria città ; si trovano dinanzi a loro una società che li oltraggia e li combatte con diffide e avvisi di garanzia mirati a farli cedere a farli cadere ; abbiamo dovuto oltremodo prolungare il nostro assenteismo canoro e di colore sugli spalti.
Una decisione che ci rattrista ,che ci fa male ,che ci riempi di lacrime ogni domenica appena svegli sapendo che non sarà una domenica come la vorremmo noi..
una decisione che solo chi vive lo stadio come noi può comprendere quanto sia tremendamente vicina all’abbandono di una madre, ma se da un lato fa cosi tanto male da l’altro ci riempie di orgoglio e di rabbia una rabbia che terremo dentro fino al giorno in cui codesti individui spalleggiatori di loschi giochi di potere non lascino definitivamente la nostra “ Madre Tibur”; fino ad allora niente e nessuno ci farà tornare all’interno degli stadi di Italia, saremo fuori , ci vedrete proteggere e sostenere la nostra città dall’esterno , con occhio vigile e attento da uno spiraglio di qualche cancello o di rete infangata vigileremo che nessuno mai non lotti e non ami questa maglia che oggi si ritrova ad indossare.. è una minaccia , si è una minaccia perché oggi si parte con le minacce..giocatore e dirigente avvisato mezzo salvato ,ci vedrete passare in silenzio con gli occhi carichi di rancore, Ci vedrete stare al fianco dei nostri fratelli diffidati, con la faccia arrogante che da anni state colpendo con colpi duri e mirati ..ma che nonostante il gonfiore ancora non scoppia, ci vedrete combattere altre battaglie , battaglie che ad oggi sono di estrema importanza ..battaglie che vanno a tutela del nostro essere e del nostro modi di vivere questa passione, battaglie da “ Ultras” con altri “ Ultras “ per una volta uniti fino alla fine.
Visto che nel corso degli ultimi anni non avete dato dialogo , valore e rispetto a coloro che ogni domenica si sbattevano per questa maglia e per la storia diq uesta società novantenaria, noi resteremo fuori lontano da voi proprio per non farvi beneficiare di questi Valori , che reputiamo alla base di ogni rapporto umano,che si rispetti.
FINO ALL’ULTIMA DIFFIDA ULTRAS TIVOLI 1919
( Longe et Prope MMII - Brigate Tivoli - Piazzetta Presente )
20 settembre 2009
Napoli, dopo il sequestro dei botti i capi ultrà del San Paolo nel mirino
NAPOLI (20 settembre) - Ce l'hanno con la tessera del tifoso,
insofferenti a ogni schedatura, etichetta o possibilità di controllo.
Hanno vissuto il proprio ricambio generazionale, ma sono sempre lì:
dietro la protesta, pronti a soffiare sul fuoco, a consumare azioni
eclatanti. Dopo l’arresto di S. V., il custode del San Paolo che dovrà
rispondere domani mattina al gip del possesso di circa duecento chili di
esplosivo, l’inchiesta sul tifo violento resta aperta. E va al di là
della posizione del custode finito in manette, puntando a capire cosa
scuote la galassia di gruppi dentro e fuori le due curve.
Da mesi, la polizia sta monitorando i nuovi leader del tifo organizzato, a partire da un dato di fatto neanche tanto difficile da immaginare: basta poco per far scoppiare la polveriera San Paolo, basta poco per rendere concreto il rischio di scontri, tafferugli e finanche di vere e proprie rivolte. Chi sono i nuovi capi? Chi indossa la maglia da leader? Al centro delle indagini, un gruppetto di pochi elementi, con un lungo passato di militanza nelle file ultrà.
Tre o quattro soggetti, età mediamente alta: 35-40 anni, apparentemente «puliti», gente libera dal «daspo», il divieto di frequentare lo stadio e senza precedenti penali specifici. Tre-quattro leader oggi più che mai sotto i riflettori degli investigatori, anche per i probabili contatti - spesso quotidiani - mantenuti in questi mesi con altri storici agitatori del San Paolo, quelli recentemente condannati al termine di indagini giudiziarie o raggiunti dal divieto di seguire il Napoli sugli spalti.
Stessa scuola di formazione - sono passati dalle Teste Matte al Niss o agitano i Mastiffs - si muovono dalla periferia ovest alla zona del centro storico: non solo Quarto, o i quartieri napoletani di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta, ma anche rione Sanità, Montecalvario e, in modo sempre più vistoso, piazza Bellini, vero e proprio centro di raccolta dell’ultima generazione del tifo organizzato.
Difeso dal penalista Giovanni Belleré, V. dal canto suo punta ad abbassare il profilo: fa capire che i botti sono riconducibili a una attività di ambulante (condotta assieme alla moglie), fa capire che lui con il tifo violento non c’entra nulla, che non sa neppure cosa può spingere un teppista a tirare un razzo nel corso della partita del Napoli.
Eppure i segnali registrati finora dalle forze dell’ordine sono tutt’altro che sereni: si parte dall’ultima di campionato al San Paolo della stagione passata, dall’improvvisa decisione del popolo della curva A di lasciare vuoti gli spalti. Una pagina che non è passata inosservata, con la decisione di assegnare il daspo al capo dell’iniziativa, con l’immediato allontamento dagli spalti di uno dei presunti capi della nuova strategia di protesta. Ed è questo il punto di partenza delle indagini: l’ipotesi è che i nuovi leader - quelli con la fedina pulita - prendano ordini o siano a stretto contatto con quelli colpiti negli ultimi due anni da indagini a tutto campo: dalle inchieste sulle tentate estorsioni al calcio Napoli, ai moti di Pianura - con ultrà prestati nella guerriglia antidiscarica -, dall’assalto al rapido Napoli-Roma, al dissenso crescente contro la tessera del tifoso.
Sono le potenziali «buone occasioni» captate in questi mesi dagli uomini della Digos del vicequestore Antonio Sbordone, tanti possibili pretesti per mettere in moto la macchina della violenza e far esplodere la polveriera San Paolo.
Fonte: IL MATTINO
Da mesi, la polizia sta monitorando i nuovi leader del tifo organizzato, a partire da un dato di fatto neanche tanto difficile da immaginare: basta poco per far scoppiare la polveriera San Paolo, basta poco per rendere concreto il rischio di scontri, tafferugli e finanche di vere e proprie rivolte. Chi sono i nuovi capi? Chi indossa la maglia da leader? Al centro delle indagini, un gruppetto di pochi elementi, con un lungo passato di militanza nelle file ultrà.
Tre o quattro soggetti, età mediamente alta: 35-40 anni, apparentemente «puliti», gente libera dal «daspo», il divieto di frequentare lo stadio e senza precedenti penali specifici. Tre-quattro leader oggi più che mai sotto i riflettori degli investigatori, anche per i probabili contatti - spesso quotidiani - mantenuti in questi mesi con altri storici agitatori del San Paolo, quelli recentemente condannati al termine di indagini giudiziarie o raggiunti dal divieto di seguire il Napoli sugli spalti.
Stessa scuola di formazione - sono passati dalle Teste Matte al Niss o agitano i Mastiffs - si muovono dalla periferia ovest alla zona del centro storico: non solo Quarto, o i quartieri napoletani di Pianura, Soccavo e Fuorigrotta, ma anche rione Sanità, Montecalvario e, in modo sempre più vistoso, piazza Bellini, vero e proprio centro di raccolta dell’ultima generazione del tifo organizzato.
Difeso dal penalista Giovanni Belleré, V. dal canto suo punta ad abbassare il profilo: fa capire che i botti sono riconducibili a una attività di ambulante (condotta assieme alla moglie), fa capire che lui con il tifo violento non c’entra nulla, che non sa neppure cosa può spingere un teppista a tirare un razzo nel corso della partita del Napoli.
Eppure i segnali registrati finora dalle forze dell’ordine sono tutt’altro che sereni: si parte dall’ultima di campionato al San Paolo della stagione passata, dall’improvvisa decisione del popolo della curva A di lasciare vuoti gli spalti. Una pagina che non è passata inosservata, con la decisione di assegnare il daspo al capo dell’iniziativa, con l’immediato allontamento dagli spalti di uno dei presunti capi della nuova strategia di protesta. Ed è questo il punto di partenza delle indagini: l’ipotesi è che i nuovi leader - quelli con la fedina pulita - prendano ordini o siano a stretto contatto con quelli colpiti negli ultimi due anni da indagini a tutto campo: dalle inchieste sulle tentate estorsioni al calcio Napoli, ai moti di Pianura - con ultrà prestati nella guerriglia antidiscarica -, dall’assalto al rapido Napoli-Roma, al dissenso crescente contro la tessera del tifoso.
Sono le potenziali «buone occasioni» captate in questi mesi dagli uomini della Digos del vicequestore Antonio Sbordone, tanti possibili pretesti per mettere in moto la macchina della violenza e far esplodere la polveriera San Paolo.
Fonte: IL MATTINO
19 settembre 2009
Napoli, bombe carta al San Paolo Arrestato il custode: blitz della polizia
NAPOLI (19 settembre) - Si preparavano al peggio, e il «peggio» - in
caso di sconfitta del Napoli, questa sera allo stadio San Paolo -
sarebbe stato un gran botto. Una guerra combattuta dalla curva a colpi
di bombe carta.
fonte: il Mattino
Un piano criminale, quello ordito da una frangia
estrema della tifoseria azzurra, pronta ad una contestazione eclatante
in diretta tv e davanti a decine di migliaia di spettatori.
C’è questa ipotesi inquietante a fare da sfondo al ritrovamento di due quintali di materiale esplodente ritrovato nel garage dell’abitazione del custode dello stadio San Paolo. Ieri gli uomini della sezione tifoserie della Digos guidata da Antonio Sbordone hanno arrestato l’uomo: S. V., 59 anni e un precedente che risale al 2003, per il reato di peculato. Ora deve rispondere di detenzione di materiale esplodente.
Una vera e propria santabarbara, quella ritrovata dalla polizia. C’erano razzi tipo Fma 3000 e bombette Lily Magnolia, ma soprattutto i micidiali Dragon Boom e i «Cobra», candelotti dalla capacità esplosiva devastante. Fuochi fuorilegge. Gli stessi usati - e questo si rivela un particolare utile alle indagini - in occasione della partita Napoli-Frosinone del 2 dicembre 2006, durante la quale un gruppo di appartenenti alla sigla Ultrà 72 fecero esplodere sette bombe carta che determinarono poi la squalifica del San Paolo. In quell’occasione si trattò di un «avvertimento» rivolto al Napoli nel tentativo (non riuscito) di estorcere biglietti gratis.
L’indagine affidata al pm della Dda Antonello Ardituro, che ben conosce lo spaccato della tifoseria ultrà napoletana avendo coordinato altre inchieste (tra le quali anche quella sui fatti di Napoli-Frosinone), dirà se anche in quest’occasione a ordire la trama sia lo stesso gruppo ultrà. Fatto sta che Volpe (padre di un ex consigliere municipale della zona) dovrà ora rispondere alle domande degli inquirenti e spiegare chi, come, dove e soprattutto perché gli ha dato in custodia gli esplosivi. Le bombe carta erano peraltro vicine a plastica e barattoli di vernice. Una scintilla avrebbe potuto provocare un disastro anche strutturale dello stadio.
«Per rendere sicuro il San Paolo - commenta il questore di Napoli, Santi Giuffrè - non basta la sola repressione. Occorrono soluzioni strutturali, che sollecitiamo al Comune, e nuovi moduli operativi di ordine pubblico, oltre al potenziamento delle investigazioni». Il blitz della polizia è stato determinante. Ma il questore lancia anche un appello alla tifoseria azzurra. «La società - spiega - ci ha chiesto di essere molto più penetranti e questo è un risultato importante. Ma i tifosi devono capire che l’Osservatorio ha dato loro una importante apertura di credito, consentendo le trasferte e l’apertura al San Paolo del settore per gli ospiti. Oggi rischiare non conviene a nessuno e questo i tifosi è bene che lo sappiano. Gli stadi sono diventati un indicatore di legalità delle città. È bene che i napoletani sappiano meritare quest’apertura di credito, isolando e magari denunciando i violenti che ancora non hanno capito la lezione».
Informato dalla Questura dell’operazione di ieri, il Napoli ha evitato prese di posizioni ufficiali. «Fatti che si commentano da soli», l’unica reazione dalla sede di Castelvolturno.
C’è questa ipotesi inquietante a fare da sfondo al ritrovamento di due quintali di materiale esplodente ritrovato nel garage dell’abitazione del custode dello stadio San Paolo. Ieri gli uomini della sezione tifoserie della Digos guidata da Antonio Sbordone hanno arrestato l’uomo: S. V., 59 anni e un precedente che risale al 2003, per il reato di peculato. Ora deve rispondere di detenzione di materiale esplodente.
Una vera e propria santabarbara, quella ritrovata dalla polizia. C’erano razzi tipo Fma 3000 e bombette Lily Magnolia, ma soprattutto i micidiali Dragon Boom e i «Cobra», candelotti dalla capacità esplosiva devastante. Fuochi fuorilegge. Gli stessi usati - e questo si rivela un particolare utile alle indagini - in occasione della partita Napoli-Frosinone del 2 dicembre 2006, durante la quale un gruppo di appartenenti alla sigla Ultrà 72 fecero esplodere sette bombe carta che determinarono poi la squalifica del San Paolo. In quell’occasione si trattò di un «avvertimento» rivolto al Napoli nel tentativo (non riuscito) di estorcere biglietti gratis.
L’indagine affidata al pm della Dda Antonello Ardituro, che ben conosce lo spaccato della tifoseria ultrà napoletana avendo coordinato altre inchieste (tra le quali anche quella sui fatti di Napoli-Frosinone), dirà se anche in quest’occasione a ordire la trama sia lo stesso gruppo ultrà. Fatto sta che Volpe (padre di un ex consigliere municipale della zona) dovrà ora rispondere alle domande degli inquirenti e spiegare chi, come, dove e soprattutto perché gli ha dato in custodia gli esplosivi. Le bombe carta erano peraltro vicine a plastica e barattoli di vernice. Una scintilla avrebbe potuto provocare un disastro anche strutturale dello stadio.
«Per rendere sicuro il San Paolo - commenta il questore di Napoli, Santi Giuffrè - non basta la sola repressione. Occorrono soluzioni strutturali, che sollecitiamo al Comune, e nuovi moduli operativi di ordine pubblico, oltre al potenziamento delle investigazioni». Il blitz della polizia è stato determinante. Ma il questore lancia anche un appello alla tifoseria azzurra. «La società - spiega - ci ha chiesto di essere molto più penetranti e questo è un risultato importante. Ma i tifosi devono capire che l’Osservatorio ha dato loro una importante apertura di credito, consentendo le trasferte e l’apertura al San Paolo del settore per gli ospiti. Oggi rischiare non conviene a nessuno e questo i tifosi è bene che lo sappiano. Gli stadi sono diventati un indicatore di legalità delle città. È bene che i napoletani sappiano meritare quest’apertura di credito, isolando e magari denunciando i violenti che ancora non hanno capito la lezione».
Informato dalla Questura dell’operazione di ieri, il Napoli ha evitato prese di posizioni ufficiali. «Fatti che si commentano da soli», l’unica reazione dalla sede di Castelvolturno.
fonte: il Mattino
13 settembre 2009
Comunicato IRRIDUCIBLI LAZIO sul Film " L'ULTIMO ULTRAS" di Stefano Calvagna
"L'ULTIMO ULTRAS? ancora non è nato......
Gli IRRIDUCIBILI della LAZIO precisano di non avere nulla a che vedere con iniziative cinematografiche del signor Stefano Calvagana e che per puro spirito pubblicitario vengono nominati puntualmente nelle interviste dello stesso.
Abbiamo letto interviste ed interventi su vari portali dove lui si vanta di aver fatto parte a lungo del gruppo, di aver fatto trasferte (mai effettuate), di aver creato varie iniziative e addirittura scelte fondamentali nella vita del gruppo.
Nati nel 1987, col sacrificio e l'impegno di tanti ragazzi che nel più completo anonimato hanno creato la storia del gruppo stesso.
Aver frequentato lo stadio e il gruppo per un ben definito spazio temporale non autorizza NESSUNO ad appropiarsi di meriti che non si hanno.
Noi il giorno dopo la morte di Gabriele piangevamo e c'è chi faceva interviste annunciando addirittura un film su di lui...
Non ci piacciono i mitomani, non ci piacciono le persone che non hanno regole, non ci piacciono le bugie per farsi pubblicità.
Siamo gli IRRIDUCIBILI della LAZIO dal 1987 sappiamo chi ha fatto e chi è stato di passaggio... abbiamo buona memoria, vogliamo rispetto per tutti i ragazzi della curva che la compongono e che tra mille sacrifici la seguono ovunque.
Su questo non si passa sopra, la dignità di un essere umano non si compra e non è un film, la nostra è una storia VERA fatta di pagine vere, allegre e tristi ma vere come siamo noi.
Il nostro film è ancora in corso... alla faccia di chi ci vuole male.
Nel ricordo e nel rispetto di chi per questa curva ha dato e da tanto senza ricevere niente se non la gioia di essere ultras!"
IRRIDUCIBILI LAZIO
Gli IRRIDUCIBILI della LAZIO precisano di non avere nulla a che vedere con iniziative cinematografiche del signor Stefano Calvagana e che per puro spirito pubblicitario vengono nominati puntualmente nelle interviste dello stesso.
Abbiamo letto interviste ed interventi su vari portali dove lui si vanta di aver fatto parte a lungo del gruppo, di aver fatto trasferte (mai effettuate), di aver creato varie iniziative e addirittura scelte fondamentali nella vita del gruppo.
Nati nel 1987, col sacrificio e l'impegno di tanti ragazzi che nel più completo anonimato hanno creato la storia del gruppo stesso.
Aver frequentato lo stadio e il gruppo per un ben definito spazio temporale non autorizza NESSUNO ad appropiarsi di meriti che non si hanno.
Noi il giorno dopo la morte di Gabriele piangevamo e c'è chi faceva interviste annunciando addirittura un film su di lui...
Non ci piacciono i mitomani, non ci piacciono le persone che non hanno regole, non ci piacciono le bugie per farsi pubblicità.
Siamo gli IRRIDUCIBILI della LAZIO dal 1987 sappiamo chi ha fatto e chi è stato di passaggio... abbiamo buona memoria, vogliamo rispetto per tutti i ragazzi della curva che la compongono e che tra mille sacrifici la seguono ovunque.
Su questo non si passa sopra, la dignità di un essere umano non si compra e non è un film, la nostra è una storia VERA fatta di pagine vere, allegre e tristi ma vere come siamo noi.
Il nostro film è ancora in corso... alla faccia di chi ci vuole male.
Nel ricordo e nel rispetto di chi per questa curva ha dato e da tanto senza ricevere niente se non la gioia di essere ultras!"
IRRIDUCIBILI LAZIO
12 settembre 2009
Comunicato Stampa Curva Nord Cosenza
Le leggi anticostituzionali e repressive, emanate dai governi di destra e
sinistra, che hanno colpito il mondo Ultras, hanno trovato la loro
piena realizzazione nella schedatura di massa chiamata: TESSERA DEL
TIFOSO!
Lo strumento voluto dal ministro Maroni viene presentato come un programma di fidelizzazione con la propria società di calcio. In realtà va a ghettizzare chi ha già pagato con un Daspo (divieto ad assistere a manifestazioni sportive) o peggio ancora chi è in attesa di un processo per dei reati di stadio. Anomalie della (in)giustizia italiana.
In parole povere: tutti quelli che hanno ricevuto una diffida, in qualunque anno, per qualsiasi ragione e qualsiasi sia stato l'esito del procedimento penale, non potranno avere la tessera del tifoso e quindi non potranno mai più andare allo stadio!
La TESSERA DEL TIFOSO va a colpire anche il libero cittadino che dal 1 gennaio 2010 dovrà adeguarsi alla schedatura di massa se vorrà seguire la propria squadra del cuore! Tutto questo ci sembra assurdo!
Ricordiamo inoltre che lo stesso Maroni, promotore di questa assurda iniziativa, è stato anch'egli protagonista di episodi violenti per essersi opposto alla perquisizione di polizia del 18 settembre 1996 nella sede del partito in via Bellerio a Milano. Nel caos, tra gli altri, Maroni avrebbe «afferrato per le gambe e trascinato a terra» due poliziotti. (Fonte: Corriere della Sera del 11 Novembre 2001, Pag 17) Per quella giornata di scontri tra ispettori della Digos e dirigenti del Carroccio, la quarta Corte d' appello di Milano ha inflitto 4 mesi e 20 giorni di reclusione al ministro Roberto Maroni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Per protestare contro queste leggi che vedono il male assoluto nell'essere Ultras, in occasione della partita COSENZA - HELLAS VERONA il gruppo Curva Nord Cosenza Ultras rimarrà fuori dallo stadio.
Il nostro mondo fatto di passione e valori sani, senza secondi fini, non viene più rappresentato con il modello che si vuole imporre con questa gestione ottusa del potere.
Ci sediamo dalla parte del torto - per dirla alla Brecht - visto che tutti gli altri posti sono già stati occupati.
BEN VENGA IL TORTO SE LA RAGIONE SONO LORO... ULTRAS RESISTIAMO!
CURVA NORD
COSENZA ULTRAS!
Lo strumento voluto dal ministro Maroni viene presentato come un programma di fidelizzazione con la propria società di calcio. In realtà va a ghettizzare chi ha già pagato con un Daspo (divieto ad assistere a manifestazioni sportive) o peggio ancora chi è in attesa di un processo per dei reati di stadio. Anomalie della (in)giustizia italiana.
In parole povere: tutti quelli che hanno ricevuto una diffida, in qualunque anno, per qualsiasi ragione e qualsiasi sia stato l'esito del procedimento penale, non potranno avere la tessera del tifoso e quindi non potranno mai più andare allo stadio!
La TESSERA DEL TIFOSO va a colpire anche il libero cittadino che dal 1 gennaio 2010 dovrà adeguarsi alla schedatura di massa se vorrà seguire la propria squadra del cuore! Tutto questo ci sembra assurdo!
Ricordiamo inoltre che lo stesso Maroni, promotore di questa assurda iniziativa, è stato anch'egli protagonista di episodi violenti per essersi opposto alla perquisizione di polizia del 18 settembre 1996 nella sede del partito in via Bellerio a Milano. Nel caos, tra gli altri, Maroni avrebbe «afferrato per le gambe e trascinato a terra» due poliziotti. (Fonte: Corriere della Sera del 11 Novembre 2001, Pag 17) Per quella giornata di scontri tra ispettori della Digos e dirigenti del Carroccio, la quarta Corte d' appello di Milano ha inflitto 4 mesi e 20 giorni di reclusione al ministro Roberto Maroni per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale.
Per protestare contro queste leggi che vedono il male assoluto nell'essere Ultras, in occasione della partita COSENZA - HELLAS VERONA il gruppo Curva Nord Cosenza Ultras rimarrà fuori dallo stadio.
Il nostro mondo fatto di passione e valori sani, senza secondi fini, non viene più rappresentato con il modello che si vuole imporre con questa gestione ottusa del potere.
Ci sediamo dalla parte del torto - per dirla alla Brecht - visto che tutti gli altri posti sono già stati occupati.
BEN VENGA IL TORTO SE LA RAGIONE SONO LORO... ULTRAS RESISTIAMO!
CURVA NORD
COSENZA ULTRAS!
11 settembre 2009
COMUNICATO DEL GRUPPO SOUTHERN ’94
Sempre e comunque con l'Avellino 1912
Il gruppo SOUTHERN ’94 si rivolge a Voi affinché attraverso il Vostro website, espressione libera del nostro paese, possa far conoscere a chi ha visto nascere e svilupparsi una realtà legata allo sport e nello specifico all’U.S. Avellino 1912, quanto da noi deciso in seguito alle “disavventure giudiziarie” che hanno travolto la nostra squadra.
Il gruppo, infatti, consolidatosi nel tempo e ormai prossimo a festeggiare il suo quindicesimo anniversario, legato ad un’unica fede chiamata U.S. Avellino 1912, per la quale ha sofferto ma ha anche gioito, ha fatto sacrifici e ha lottato, ma soprattutto nella quale ha creduto fino alla fine, non si riconosce in questa nuova società con un nuovo simbolo ed una nuova identità. Per tali motivi il gruppo SOUTHERN ‘94 non seguirà in maniera attiva, o se preferite da ULTRAS, il nuovo Avellino calcio nato nel 2009 cancellando quasi cento anni di storia.
Per gli stessi motivi e nel rispetto di quella che per noi è stata un’infinita passione o unica ragione di vita, chiediamo a chi è in possesso di materiale del gruppo con i simboli che ci hanno rappresentato negli anni e che restano legati a quell’Avellino 1912, ormai naufragato per sempre o quasi (appesi alla flebile speranza che il TAR possa restituirci la nostra storia e la nostra dignità), di non utilizzare mai e per nessuna negligenza magliette, sciarpe e quant’altro al seguito di una società che non ci appartiene.
Conseguenza di quanto esposto, in caso di esito negativo della decisione del Tribunale Amministrativo sul ricorso presentato, convinti che la nostra fede e la nostra storia non si comprano, il gruppo come ultimo e sofferto gesto d’amore porrà la parola fine insieme all’U.S. Avellino 1912.
Gruppo SOUTHERN ’94.
Il gruppo SOUTHERN ’94 si rivolge a Voi affinché attraverso il Vostro website, espressione libera del nostro paese, possa far conoscere a chi ha visto nascere e svilupparsi una realtà legata allo sport e nello specifico all’U.S. Avellino 1912, quanto da noi deciso in seguito alle “disavventure giudiziarie” che hanno travolto la nostra squadra.
Il gruppo, infatti, consolidatosi nel tempo e ormai prossimo a festeggiare il suo quindicesimo anniversario, legato ad un’unica fede chiamata U.S. Avellino 1912, per la quale ha sofferto ma ha anche gioito, ha fatto sacrifici e ha lottato, ma soprattutto nella quale ha creduto fino alla fine, non si riconosce in questa nuova società con un nuovo simbolo ed una nuova identità. Per tali motivi il gruppo SOUTHERN ‘94 non seguirà in maniera attiva, o se preferite da ULTRAS, il nuovo Avellino calcio nato nel 2009 cancellando quasi cento anni di storia.
Per gli stessi motivi e nel rispetto di quella che per noi è stata un’infinita passione o unica ragione di vita, chiediamo a chi è in possesso di materiale del gruppo con i simboli che ci hanno rappresentato negli anni e che restano legati a quell’Avellino 1912, ormai naufragato per sempre o quasi (appesi alla flebile speranza che il TAR possa restituirci la nostra storia e la nostra dignità), di non utilizzare mai e per nessuna negligenza magliette, sciarpe e quant’altro al seguito di una società che non ci appartiene.
Conseguenza di quanto esposto, in caso di esito negativo della decisione del Tribunale Amministrativo sul ricorso presentato, convinti che la nostra fede e la nostra storia non si comprano, il gruppo come ultimo e sofferto gesto d’amore porrà la parola fine insieme all’U.S. Avellino 1912.
Gruppo SOUTHERN ’94.
10 settembre 2009
COMUNICATO CURVA FIESOLE
Riguardo all'incontro che si è tenuto sabato 5 Settembre 2009 a Roma, i
gruppi della Curva Fiesole pur essendo contrari alla tessera del tifoso,
precisano che:
Non abbiamo partecipato e mai parteciperemo ad incontri con tifoserie che non rispettiamo e riteniamo la rovina della mentalità ultras.
Tale DM o chiunque ha parlato o parlerà a nome della Fiesole e di Firenze senza averne nessun titolo dovrà dare spiegazioni a tutti noi.
Ricordando che il rispetto non si guadagna con le parole ma con i fatti, rispettiamo tutte le tifoserie che si firmano e la pensano come noi.
CURVA FIESOLE
Non abbiamo partecipato e mai parteciperemo ad incontri con tifoserie che non rispettiamo e riteniamo la rovina della mentalità ultras.
Tale DM o chiunque ha parlato o parlerà a nome della Fiesole e di Firenze senza averne nessun titolo dovrà dare spiegazioni a tutti noi.
Ricordando che il rispetto non si guadagna con le parole ma con i fatti, rispettiamo tutte le tifoserie che si firmano e la pensano come noi.
CURVA FIESOLE
Comunicato Curva Est Ternana
A Gennaio 2010 entrerà in vigore la famigerata tessera del tifoso e per
chi non lo avesse ancora capito, questa carta sancisce di fatto il
passaggio da tifoso espressione di passione e calore, innamorato di uno
sport popolare, sostenitore della propria squadra e della propria città,
ad un bancomat ambulante, schedato e controllato. Loro la chiamano
fidelizzazione, in pratica si viene marchiati, ghettizzati, e resi
complici di una vergognosa speculazione finanziaria e commerciale.
L’ articolo 9 del nuovo decreto legge ha creato un’ enorme confusione, ma da come è formulato, sono esclusi dal rilascio della tessera tutti i soggetti che sono stati colpiti da DASPO o che abbiano ricevuto condanne anche non definitive per reati durante manifestazioni sportive. In pratica innocenti o colpevoli, presunti o reali, esclusi senza distinzione, ignorato e calpestato il principio costituzionale per cui la pena ha lo scopo di redimere chi ha commesso reati.
Ma comunque venga valutata, riteniamo che qualsiasi persona che si ritenga libero e con un minimo di dignità, non accetterebbe mai un sistema di catalogazione di massa che divide tra buoni e cattivi e che prevede un speculazione economica di enormi proporzioni, basti pensare ai milioni di tifosi presenti in Italia
Il 5/settembre/2009 si svolgerà a Roma una manifestazione più o meno unitaria per protestare contro la tessera del tifoso. Noi anche se contrari e schifati da questo ennesimo decreto fascistoide, non sfileremo mai insieme a tifoserie che di fatto si sono rese complici di questa situazione con comportamenti vigliacchi e compromissori, con tifoserie che inneggiano alla libertà per poi scendere a patti ( vedi striscioni, coreografie ecc. ) per chiari interessi economici, con tifoserie che tollerano coltelli, svastiche e razzismo, e hanno collegamenti con partiti, società e organizzazioni criminali che li foraggiano.
Siamo stati cercati, ma come al solito abbiamo rispedito l’ invito al mittente, perché non facciamo da “foglia di fico” a nessuno. Protesteremo da soli o con chi la pensa come noi (es. omicidio Sandri, unici a rimanere tre mesi fuori dagli stadi) così nessuno con strisciante strumentalizzazione ci dipingerà più come alleati di vergognose bande di neofascisti che si nascondono tra gli ultras. (vedi messaggero del 16/luglio/2009)
Liberi di agire e di pensare
CURVA EST TERNANA
L’ articolo 9 del nuovo decreto legge ha creato un’ enorme confusione, ma da come è formulato, sono esclusi dal rilascio della tessera tutti i soggetti che sono stati colpiti da DASPO o che abbiano ricevuto condanne anche non definitive per reati durante manifestazioni sportive. In pratica innocenti o colpevoli, presunti o reali, esclusi senza distinzione, ignorato e calpestato il principio costituzionale per cui la pena ha lo scopo di redimere chi ha commesso reati.
Ma comunque venga valutata, riteniamo che qualsiasi persona che si ritenga libero e con un minimo di dignità, non accetterebbe mai un sistema di catalogazione di massa che divide tra buoni e cattivi e che prevede un speculazione economica di enormi proporzioni, basti pensare ai milioni di tifosi presenti in Italia
Il 5/settembre/2009 si svolgerà a Roma una manifestazione più o meno unitaria per protestare contro la tessera del tifoso. Noi anche se contrari e schifati da questo ennesimo decreto fascistoide, non sfileremo mai insieme a tifoserie che di fatto si sono rese complici di questa situazione con comportamenti vigliacchi e compromissori, con tifoserie che inneggiano alla libertà per poi scendere a patti ( vedi striscioni, coreografie ecc. ) per chiari interessi economici, con tifoserie che tollerano coltelli, svastiche e razzismo, e hanno collegamenti con partiti, società e organizzazioni criminali che li foraggiano.
Siamo stati cercati, ma come al solito abbiamo rispedito l’ invito al mittente, perché non facciamo da “foglia di fico” a nessuno. Protesteremo da soli o con chi la pensa come noi (es. omicidio Sandri, unici a rimanere tre mesi fuori dagli stadi) così nessuno con strisciante strumentalizzazione ci dipingerà più come alleati di vergognose bande di neofascisti che si nascondono tra gli ultras. (vedi messaggero del 16/luglio/2009)
Liberi di agire e di pensare
CURVA EST TERNANA
9 settembre 2009
Lecce, un assordante silenzio
Il silenzio è il più assordante dei boati! Ultras liberi
Fonte: ilpaesenuovo.it
Un volantino a firma “Ultrà Lecce” è stato distribuito ieri in Curva nord alla Stadio Via del Mare di Lecce prima dell’incontro casalingo che vedeva i giallorossi salentini opposti al Frosinone. Di seguito il testo integrale.
(Ultrà Lecce) - Alla luce degli ultimi fatti che hanno privato dalla libertà quattordici di noi, con accuse fantasiose costruite per sfiancarci e demolirci, crediamo sia opportuno astenerci dal tifo per qualche partita. Reputiamo che il silenzio sia uno strumento tanto di protesta – verso un attacco ingiusto voluto da un sistema che ci vuole assoggettati e sotto controllo – quanto di solidarietà verso chi ha subito queste assurde accuse.
In un periodo in cui la squadra, l’ambiente e noi stessi avremmo bisogno di cantare, non farlo è un atto di estremo di estremo sacrificio, tuttavia è necessario, perché tutto ciò che ci è successo non può essere dimenticato, cancellato al primo entusiasmo che il pallone ci regala. Non possiamo in quanto quello che abbiamo subito non appartiene più al gioco, al semplice mondo del calcio ma ha che fare con la libertà personale e la sua privazione. Con questo invitiamo la Curva Nord a solidarizzare e condividere la nostra scelta, ci dispiace per coloro a cui sembrerà incomprensibile tale decisione, quelli che vorrebbero vedere una curva piena di colore e passione, quelli a cui farebbe comodo risentire gli assordanti cori della nord. Ma il nostro non è mai stato semplice folklore!
Aspettando i risvolti di questa difficile situazione, settimana dopo settimana decideremo sul da farsi.
Consapevoli che il silenzio è il più assordante dei boati, con esso rivendichiamo la nostra libertà.
Fonte: ilpaesenuovo.it
Un volantino a firma “Ultrà Lecce” è stato distribuito ieri in Curva nord alla Stadio Via del Mare di Lecce prima dell’incontro casalingo che vedeva i giallorossi salentini opposti al Frosinone. Di seguito il testo integrale.
(Ultrà Lecce) - Alla luce degli ultimi fatti che hanno privato dalla libertà quattordici di noi, con accuse fantasiose costruite per sfiancarci e demolirci, crediamo sia opportuno astenerci dal tifo per qualche partita. Reputiamo che il silenzio sia uno strumento tanto di protesta – verso un attacco ingiusto voluto da un sistema che ci vuole assoggettati e sotto controllo – quanto di solidarietà verso chi ha subito queste assurde accuse.
In un periodo in cui la squadra, l’ambiente e noi stessi avremmo bisogno di cantare, non farlo è un atto di estremo di estremo sacrificio, tuttavia è necessario, perché tutto ciò che ci è successo non può essere dimenticato, cancellato al primo entusiasmo che il pallone ci regala. Non possiamo in quanto quello che abbiamo subito non appartiene più al gioco, al semplice mondo del calcio ma ha che fare con la libertà personale e la sua privazione. Con questo invitiamo la Curva Nord a solidarizzare e condividere la nostra scelta, ci dispiace per coloro a cui sembrerà incomprensibile tale decisione, quelli che vorrebbero vedere una curva piena di colore e passione, quelli a cui farebbe comodo risentire gli assordanti cori della nord. Ma il nostro non è mai stato semplice folklore!
Aspettando i risvolti di questa difficile situazione, settimana dopo settimana decideremo sul da farsi.
Consapevoli che il silenzio è il più assordante dei boati, con esso rivendichiamo la nostra libertà.
7 settembre 2009
Lanciano, il derby finisce in violenza
Lanciano - Al termine della gara Virtus Lanciano-Pescara, valida per la
terza giornata del girone B della Prima Divisione di Lega Pro e
terminata sul risultato di parità (2-2), un folto gruppo di sostenitori
pescaresi si è diretto verso la curva dei tifosi frentani.
Gli incidenti hanno coinvolto una quarantina di tifosi del Pescara. Un sostenitore del Lanciano è stato medicato in ospedale. Alcuni agenti di Polizia sono stati aggrediti e hanno dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari. Numerose le auto, parcheggiate nei pressi dello stadio, danneggiate dal lancio di bottiglie e altri oggetti.
Gli agenti del commissariato di Lanciano (Chieti) hanno arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale due tifosi del Pescara. Il primo ha minacciato gli agenti brandendo e roteando una cintura dei pantaloni dal lato della fibbia metallica. Il secondo è stato sorpreso a lanciare bottiglie di vetro. Entrambi sono stati rinchiusi nel carcere di Lanciano.
calciopress.net
Gli incidenti hanno coinvolto una quarantina di tifosi del Pescara. Un sostenitore del Lanciano è stato medicato in ospedale. Alcuni agenti di Polizia sono stati aggrediti e hanno dovuto fare ricorso alle cure dei sanitari. Numerose le auto, parcheggiate nei pressi dello stadio, danneggiate dal lancio di bottiglie e altri oggetti.
Gli agenti del commissariato di Lanciano (Chieti) hanno arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale due tifosi del Pescara. Il primo ha minacciato gli agenti brandendo e roteando una cintura dei pantaloni dal lato della fibbia metallica. Il secondo è stato sorpreso a lanciare bottiglie di vetro. Entrambi sono stati rinchiusi nel carcere di Lanciano.
calciopress.net
Epilogo violento del derby Abruzzese Lanciano–Pescara - La testimonianza di un tifoso
Un derby iniziato male, con l’esposizione di uno striscione nella curva
nord riservata ai tifosi del Pescara impresentabile sotto il profilo
dello stile e volgare ed offensivo nei confronti della presidentessa
della Virtus Valentina Maio.
Pochi minuti dopo la fine della partita alcuni tifosi della squadra pescarese (quantificabili in 30 / 40 unità) si sono recati nei pressi della Curva Sud armati di cinghie, bastoni e pietre. Seguiva un fitto lancio di sassi verso gli sportivi rossoneri mentre le forze dell’ordine, obiettivamente colte di sorpresa, riparavamo alla meno peggio. In pochi minuti la situazione si imbarbariva ulteriormente con scontri corpo a corpo che hanno portato al ferimento di alcuni presenti al triste spettacolo. Solo dopo alcuni minuti le forze dell’ordine riuscivano ad organizzarsi e a contenere la furia violenta dei supporters biancazzurri.
Due giovani pescaresi sono stati fermati. Alcuni tifosi e diversi agenti delle forze dell’ordine, in numero imprecisato, sono stati medicati al Pronto Soccorso di Lanciano.
Scene di guerriglia urbana a cui non si assisteva da molto tempo a Lanciano, continuate con il danneggiamento di alcune auto posteggiate nei dintorni dello stadio Guido Biondi.
Un tifoso
serieC1ilcannochiale.it
Pochi minuti dopo la fine della partita alcuni tifosi della squadra pescarese (quantificabili in 30 / 40 unità) si sono recati nei pressi della Curva Sud armati di cinghie, bastoni e pietre. Seguiva un fitto lancio di sassi verso gli sportivi rossoneri mentre le forze dell’ordine, obiettivamente colte di sorpresa, riparavamo alla meno peggio. In pochi minuti la situazione si imbarbariva ulteriormente con scontri corpo a corpo che hanno portato al ferimento di alcuni presenti al triste spettacolo. Solo dopo alcuni minuti le forze dell’ordine riuscivano ad organizzarsi e a contenere la furia violenta dei supporters biancazzurri.
Due giovani pescaresi sono stati fermati. Alcuni tifosi e diversi agenti delle forze dell’ordine, in numero imprecisato, sono stati medicati al Pronto Soccorso di Lanciano.
Scene di guerriglia urbana a cui non si assisteva da molto tempo a Lanciano, continuate con il danneggiamento di alcune auto posteggiate nei dintorni dello stadio Guido Biondi.
Un tifoso
serieC1ilcannochiale.it
4 settembre 2009
Intervista a Weatherhil: l’inventore della Tessera del Tifoso
Sir Weatherhill ha nel frattempo fatto scattare azioni legali per tutelare il marchio “Tessera del tifoso” da lui depositato. Riportiamo un’interessante intervista apparsa su Toro News:
D. Cosa vuol dire essere stato l’inventore della Carta del Tifoso, così imitata e così discussa in queste ultime settimane?
R. Per me è stato come vivere una grande avventura, in cui ho scoperto delle cose che prima immaginavo solamente. Come la grande passione per il calcio, che ancora continua ad animare i tifosi di tutta l’Italia. Non solo i tifosi dei grandi club di serie A o serie B, ma anche quelli della I e II Divisione. E persino quelli dei club dilettantistici. Tutti hanno una grande voglia di partecipazione, di dire la loro sul nostro amato gioco del calcio. Dovunque andavo a presentare l’idea della Carta del Tifoso, trovavo entusiasmo e desiderio di sentirsi uniti sotto la “Dea Eupalla”, come la chiamava il grande e compianto Gianni Brera.
D. La cosa più importante che ha ricavato da questi incontri?
R. Ho pensato che il governo del calcio, il cosiddetto “Palazzo”, poco veramente sa della vita e del retroterra culturale e filosofico dei tifosi.
D. Cioè?
Mi spiego meglio. Anche se per farlo dovrò essere per forza un po’ polemico(cosa che in genere detesto). Io comprendo benissimo le ragioni che hanno portato il ministro Maroni e le forze di polizia, a pensare di utilizzare una tessera per l’ingresso negli stadi. La sicurezza e la salvaguardia dell’incolumità dei tifosi è una cosa importante. Ovvio come le forze di polizia e il ministro Maroni non hanno, e non sono obbligati ad avere, una conoscenza del mondo del tifo organizzato e non. Non è compito loro avere un contatto diretto con le esigenze dei tifosi. Non sono loro a doverle interpretare. Per questo scopo dovrebbe esserci la FGCI, che ha come suo compito principale la gestione e il monitoraggio continuo di tutte le esigenze delle componenti del gioco del calcio. E’ singolare come la FGCI, per bocca del presidente Giancarlo Abete, non abbia detto nessuna parola sull’evidente disagio (ed uso volutamente questa parola eufemistica) che i tifosi stanno avendo verso la Tessera del Tifoso voluta dal Ministero dell’Interno. Come è possibile che il numero uno dello sport del calcio non stia cercando di mediare tra il ministro e i tifosi? Mi vien da pensare che Giancarlo Abete nulla sa degli umori che attraversano coloro senza il quale nulla esisterebbe nel calcio: i tifosi.
D. E’ un po’ duro in questa sua considerazione…
R. No, mi limito solo a registrare dei fatti ai quali sono legate numerose anomalie. Mi chiedo: perché mancare così di rispetto ai tifosi? Sa cosa sono i tanti vituperati ultrà?
D. Credo di averne un’idea…
R. Gli ultrà (tranne, ovviamente, le loro derivazioni più violente) sono i depositari della storia delle loro squadre. Sono loro che tramandano i racconti e le tradizioni che risalgono, in molte situazioni, a quasi un secolo fa. Sono racconti di passione, di colori, di valori. Ha mai visto, in televisione, dove istintivamente i giocatori guardano non appena sbucano dal tunnel che porta sul campo di gioco? Guardano la curva, dove tutto è esplosione di colori e di memoria. Mi lasci dire che questi tifosi, questi ultrà, non meritano di avere la sensazione di essere schedati come dei volgari delinquenti. Questa è gente che fa anche delle grandi opere di volontariato, proprio come tifoserie organizzate. Capisce di cosa stiamo parlando? Io credo che una buona legge, debba per forza partire da valori e criteri condivisi. Non puoi far avere la sensazione al cittadino di subire un’evidente ingiustizia e mancanza di rispetto. Questa sarebbe la morte di qualsiasi forma di affermazione di un diritto. Nemmeno un’esigenza di maggior sicurezza può negare l’affermazione di un diritto.
D. Quindi?
R. Quindi una Carta del Tifoso non può che partire dal tifoso. Sono i tifosi che devono organizzarla, strutturarla, proporne l’utilizzo alle autorità competenti per qualsiasi cosa lo ritengano opportuno: biglietto elettronico compreso. La Carta del Tifoso non deve essere ridotta, come sta succedendo in questi giorni, ad un mero mezzo tecnico di controllo. La Carta del Tifoso deve essere un progetto culturale che investe il mondo del tifo italiano. Che non è fatto, tengo a sottolineare, solo dagli ultrà. E un progetto culturale non può, e questo lo capirebbe anche un bimbo, essere proposto dalle forze dell’ordine. Nonostante io comprenda bene le ansie che il Ministro Maroni e le forze dell’ordine hanno nel gestire ogni domenica l’evento calcio.
D. Dalle sue parole, si sta delineando l’intuizione da dove le è venuta l’idea della sua Carta del Tifoso
R. Infatti. Un’idea viene sempre da un’intuizione. Mi dispiace che molti l’abbiano travisata questa intuizione. Ma mi lasci dire una cosa.
D. Prego.
R. A volte, in questi ultimi giorni, ho pensato di aver perso. Ho ritenuto che avessero preso la mia idea di Carta del Tifoso e l’avessero stravolta, per sempre. Poi ho ragionato e ho capito il grande risultato che comunque ho raggiunto insieme a tutti i tifosi che mi hanno accompagnato in questa avventura. Compresa la Federazione Italiana Sostenitore Squadre di Calcio. La battaglia che ho condotto in tutte le sedi dove ho potuto farlo, ha ottenuto il risultato di preservare i nomi Carta del Tifoso o Tessera del Tifoso. Nessuna squadra di calcio potrà usarli. Questi nomi sono registrati e protetti dalla legge e, come giusto che sia, rimarranno per sempre a disposizione dei tifosi. Solo i tifosi potranno avere, spero un giorno sempre più prossimo, un carta che porti il loro nome nell’intestazione. Fosse stato solo per questo, rifarei tutto quel che ho fatto anche da domani mattina.
D. Noto un senso di tristezza nelle sue parole.
R. Sì, è vero. Penso al grande danno che sta procurando questa tessera del tifoso del Ministero dell’Interno: sta dividendo i tifosi. Le divisioni, qualunque tipo di divisione, arrivano sempre dopo che qualcuno ha avuto molta cura di creare confusione.
D. Si riferisce a qualcuno o qualcosa di preciso?
R. Sicuramente sì. Ma non vorrei qui dare l’impressione di voler gettare facile discredito su qualcuno o qualcosa. Mi limito ad una considerazione, a cui pensavo qualche giorno fa. Il calcio è diventato come Michael Jackson, che forse era “morto” da tempo e aspettava semplicemente un cosiddetto “coraggioso” che gli facesse un’iniezione letale.
D. Un po’ forte come paragone…
R. E’ il paragone che la grave situazione merita. Le sembra normale che molte società di calcio siano fallite, che altre siano sull’orlo del fallimento, che altre ancora siano in mano a delle banche? Per non parlare dei bilanci societari, che sono chiaramente dei porti nelle nebbie. Poi un giorno arriva un tizio che emette una fidejussione falsa, e una società gloriosa fallisce. Perde la sua storia, i suoi sogni, le sue speranze. E questo tizio può far fallire una società di calcio, solo perché ne è il presidente. I tifosi si svegliano un mattino, e trovano i curatori fallimentari davanti agl’armadietti del campo di allenamento della loro squadra del cuore. Rimangono attoniti, sconvolti, arrabbiati. Possiamo fare qualcosa? Si chiedono. Ma dopo qualche istante la risposta diventa scontata e laconica: non possiamo fare niente. Ma è giusto tutto questo? Mi chiedo. Allora, dal giorno dopo, la colpa diventa di tutti e di nessuno. Così succederà quando la tessera del Ministero dell’Interno procurerà ancora più divisioni nel mondo della tifoseria. Mi lasci essere malizioso: a qualcuno forse conviene questo dividi et impera. E non mi riferisco al ministro Maroni, né alle forze dell’ordine.
D. Lei è un fiume in piena, Weatherill.
R. Sono solo amareggiato. Sono anni che lavoro per unire, e si sa quanto sia difficile unire le cose. Poi arriva qualcuno e riesce a distruggere in un attimo quello che faticosamente si è costruito.
D. Ma, ripeto, chi è secondo lei il colpevole?
R. Colpevole è l’ambizione, la voglia di potere. Colpevole è il desiderio di apparire ad ogni costo, di avere posti privilegiati allo stadio. Colpevole è questa voglia di avere a tutti costi una qualunque contiguità con le luci dei riflettori. L’insana voglia di poter dire agl’altri tifosi “io mi sono seduto a cena accanto ad un dirigente di società e al presidente”. La Bibbia dice che ci vuol poco per vendere ciò che ci è più caro per un piatto di lenticchie. I tifosi devono capire che devono ergersi a controparte di queste istituzioni, che hanno portato il calcio ad avere il fiato corto.
D. Cosa ci può dire dei club?
R. I club, sulla vicenda della Carta del Tifoso, hanno raggiunto dei paradossi a dir poco comici. Ho sentito società affermare che vogliono la carta per fidelizzare i loro tifosi. Ma sono matti? I tifosi sono già fidelizzati al loro club! In ogni partita che seguono lo dimostrano! Nemmeno esisterebbero le società se non ci fosse alla base di tutto questa fidelizzazione spontanea dei tifosi ai club per i quali tengono. Ma in quale mondo vivono i dirigenti che fanno queste comiche dichiarazioni?
D. In effetti è un po’ paradossale questa cosa…
R. Sa quale è la realtà? Questi dirigenti di club nemmeno conoscono i loro tifosi. Se ne servono e basta. Non sanno nulla dei bisogni, dei desideri dei tifosi. Ho conosciuto un tifoso milanista di una provincia remota dell’Italia, ormai anziano, che non aveva mai visto una partita a San Siro. Sarebbe stato il suo sogno aver potuto vedere, almeno una volta nella vita, la sua squadra del cuore giocare nel suo palcoscenico. Quasi gli venivano le lacrime agl’occhi mentre me lo raccontava. Non pensa che sarebbe stato bello se per una volta la società Milan si fosse interessata di lui? Se per una volta avesse speso pochi soldi per portarlo a vedere il Milan a San Siro? Ma il Milan, come società, nemmeno sa di queste cose. E come il Milan, tutte le società non sanno. Solo i tifosi sono a conoscenza di queste storie, che sono storie di passione e di amore. Due cose che hanno reso forti e leggendari tutti i “brand” delle squadre di calcio. La mia idea di Carta del Tifoso è sempre stata quella di favorire l’incontro tra tifosi e società. Devono essere i tifosi a organizzarsi, attraverso questo mezzo straordinario che può essere la Carta del Tifoso, per farsi conoscere dalle società. Per partecipare attivamente alla vita della loro squadra del cuore anche a centinaia di chilometri di distanza. Altro che biglietto elettronico e convenzioni per farsi scontare qualche articolo di largo consumo. Stiamo parlando d’amore, vogliamo capirlo o no? E poi stiamo parlando anche di etica.
D. Come, scusi? Etica?
R. L’ho detto in più di un’occasione. La mia idea di carta prevede un codice etico da rispettare, un codice etico che aiuterà a preservare i valori di cui è portatore il gioco del calcio. Valori che, tengo a precisarlo, fanno parte di tutti gli sport. La punizione, come abbiamo visto anche in questi giorni in Inghilterra a proposito di nuovi scontri tra tifoserie, non è mai stata prevenzione. E’ una favola. Ha mai visto nei Paesi dove vige la pena di morte scomparire i crimini? E’ una domanda talmente retorica questa, che anche i bambini ne conoscono la risposta.
D. Cosa ha intenzione di fare ora?
R. Intanto continuerò a cercare di unire i tifosi, specie quelli silenziosi. Quelli che non hanno mai fatto parte di gruppi organizzati. Che sono la maggioranza. Molti di questi mi hanno dato atti di stima commoventi in questi giorni. Molti, addirittura, sono pronti a sottoscrivere la mia Carta del Tifoso, fidandosi ad occhi chiusi del progetto che in essa sarà contenuto. E si fidano perché hanno capito che questa Carta è veramente la loro Carta. Poi cercherò di portare avanti la battaglia in tutte le sedi possibili e immaginabili. E molte tifoserie organizzate sono pronte ad affiancarmi.
D. Lei per chi tifa signor Weatherill?
R. Per il Manchester United! Sa che mi diceva sempre il nostro grande allenatore (e maggiore artefice del mito dei red devils) Matt Busby, indicandomi i tifosi in fila per entrare allo stadio? “Ricordati che il mio stipendio lo pagano loro. Avrò sempre cura di avere rispetto per loro”. Questa lezione di Matt Busby non l’ho più dimenticata.
fabrizio.viscardi@toronews.net
fonte: Toro News
D. Cosa vuol dire essere stato l’inventore della Carta del Tifoso, così imitata e così discussa in queste ultime settimane?
R. Per me è stato come vivere una grande avventura, in cui ho scoperto delle cose che prima immaginavo solamente. Come la grande passione per il calcio, che ancora continua ad animare i tifosi di tutta l’Italia. Non solo i tifosi dei grandi club di serie A o serie B, ma anche quelli della I e II Divisione. E persino quelli dei club dilettantistici. Tutti hanno una grande voglia di partecipazione, di dire la loro sul nostro amato gioco del calcio. Dovunque andavo a presentare l’idea della Carta del Tifoso, trovavo entusiasmo e desiderio di sentirsi uniti sotto la “Dea Eupalla”, come la chiamava il grande e compianto Gianni Brera.
D. La cosa più importante che ha ricavato da questi incontri?
R. Ho pensato che il governo del calcio, il cosiddetto “Palazzo”, poco veramente sa della vita e del retroterra culturale e filosofico dei tifosi.
D. Cioè?
Mi spiego meglio. Anche se per farlo dovrò essere per forza un po’ polemico(cosa che in genere detesto). Io comprendo benissimo le ragioni che hanno portato il ministro Maroni e le forze di polizia, a pensare di utilizzare una tessera per l’ingresso negli stadi. La sicurezza e la salvaguardia dell’incolumità dei tifosi è una cosa importante. Ovvio come le forze di polizia e il ministro Maroni non hanno, e non sono obbligati ad avere, una conoscenza del mondo del tifo organizzato e non. Non è compito loro avere un contatto diretto con le esigenze dei tifosi. Non sono loro a doverle interpretare. Per questo scopo dovrebbe esserci la FGCI, che ha come suo compito principale la gestione e il monitoraggio continuo di tutte le esigenze delle componenti del gioco del calcio. E’ singolare come la FGCI, per bocca del presidente Giancarlo Abete, non abbia detto nessuna parola sull’evidente disagio (ed uso volutamente questa parola eufemistica) che i tifosi stanno avendo verso la Tessera del Tifoso voluta dal Ministero dell’Interno. Come è possibile che il numero uno dello sport del calcio non stia cercando di mediare tra il ministro e i tifosi? Mi vien da pensare che Giancarlo Abete nulla sa degli umori che attraversano coloro senza il quale nulla esisterebbe nel calcio: i tifosi.
D. E’ un po’ duro in questa sua considerazione…
R. No, mi limito solo a registrare dei fatti ai quali sono legate numerose anomalie. Mi chiedo: perché mancare così di rispetto ai tifosi? Sa cosa sono i tanti vituperati ultrà?
D. Credo di averne un’idea…
R. Gli ultrà (tranne, ovviamente, le loro derivazioni più violente) sono i depositari della storia delle loro squadre. Sono loro che tramandano i racconti e le tradizioni che risalgono, in molte situazioni, a quasi un secolo fa. Sono racconti di passione, di colori, di valori. Ha mai visto, in televisione, dove istintivamente i giocatori guardano non appena sbucano dal tunnel che porta sul campo di gioco? Guardano la curva, dove tutto è esplosione di colori e di memoria. Mi lasci dire che questi tifosi, questi ultrà, non meritano di avere la sensazione di essere schedati come dei volgari delinquenti. Questa è gente che fa anche delle grandi opere di volontariato, proprio come tifoserie organizzate. Capisce di cosa stiamo parlando? Io credo che una buona legge, debba per forza partire da valori e criteri condivisi. Non puoi far avere la sensazione al cittadino di subire un’evidente ingiustizia e mancanza di rispetto. Questa sarebbe la morte di qualsiasi forma di affermazione di un diritto. Nemmeno un’esigenza di maggior sicurezza può negare l’affermazione di un diritto.
D. Quindi?
R. Quindi una Carta del Tifoso non può che partire dal tifoso. Sono i tifosi che devono organizzarla, strutturarla, proporne l’utilizzo alle autorità competenti per qualsiasi cosa lo ritengano opportuno: biglietto elettronico compreso. La Carta del Tifoso non deve essere ridotta, come sta succedendo in questi giorni, ad un mero mezzo tecnico di controllo. La Carta del Tifoso deve essere un progetto culturale che investe il mondo del tifo italiano. Che non è fatto, tengo a sottolineare, solo dagli ultrà. E un progetto culturale non può, e questo lo capirebbe anche un bimbo, essere proposto dalle forze dell’ordine. Nonostante io comprenda bene le ansie che il Ministro Maroni e le forze dell’ordine hanno nel gestire ogni domenica l’evento calcio.
D. Dalle sue parole, si sta delineando l’intuizione da dove le è venuta l’idea della sua Carta del Tifoso
R. Infatti. Un’idea viene sempre da un’intuizione. Mi dispiace che molti l’abbiano travisata questa intuizione. Ma mi lasci dire una cosa.
D. Prego.
R. A volte, in questi ultimi giorni, ho pensato di aver perso. Ho ritenuto che avessero preso la mia idea di Carta del Tifoso e l’avessero stravolta, per sempre. Poi ho ragionato e ho capito il grande risultato che comunque ho raggiunto insieme a tutti i tifosi che mi hanno accompagnato in questa avventura. Compresa la Federazione Italiana Sostenitore Squadre di Calcio. La battaglia che ho condotto in tutte le sedi dove ho potuto farlo, ha ottenuto il risultato di preservare i nomi Carta del Tifoso o Tessera del Tifoso. Nessuna squadra di calcio potrà usarli. Questi nomi sono registrati e protetti dalla legge e, come giusto che sia, rimarranno per sempre a disposizione dei tifosi. Solo i tifosi potranno avere, spero un giorno sempre più prossimo, un carta che porti il loro nome nell’intestazione. Fosse stato solo per questo, rifarei tutto quel che ho fatto anche da domani mattina.
D. Noto un senso di tristezza nelle sue parole.
R. Sì, è vero. Penso al grande danno che sta procurando questa tessera del tifoso del Ministero dell’Interno: sta dividendo i tifosi. Le divisioni, qualunque tipo di divisione, arrivano sempre dopo che qualcuno ha avuto molta cura di creare confusione.
D. Si riferisce a qualcuno o qualcosa di preciso?
R. Sicuramente sì. Ma non vorrei qui dare l’impressione di voler gettare facile discredito su qualcuno o qualcosa. Mi limito ad una considerazione, a cui pensavo qualche giorno fa. Il calcio è diventato come Michael Jackson, che forse era “morto” da tempo e aspettava semplicemente un cosiddetto “coraggioso” che gli facesse un’iniezione letale.
D. Un po’ forte come paragone…
R. E’ il paragone che la grave situazione merita. Le sembra normale che molte società di calcio siano fallite, che altre siano sull’orlo del fallimento, che altre ancora siano in mano a delle banche? Per non parlare dei bilanci societari, che sono chiaramente dei porti nelle nebbie. Poi un giorno arriva un tizio che emette una fidejussione falsa, e una società gloriosa fallisce. Perde la sua storia, i suoi sogni, le sue speranze. E questo tizio può far fallire una società di calcio, solo perché ne è il presidente. I tifosi si svegliano un mattino, e trovano i curatori fallimentari davanti agl’armadietti del campo di allenamento della loro squadra del cuore. Rimangono attoniti, sconvolti, arrabbiati. Possiamo fare qualcosa? Si chiedono. Ma dopo qualche istante la risposta diventa scontata e laconica: non possiamo fare niente. Ma è giusto tutto questo? Mi chiedo. Allora, dal giorno dopo, la colpa diventa di tutti e di nessuno. Così succederà quando la tessera del Ministero dell’Interno procurerà ancora più divisioni nel mondo della tifoseria. Mi lasci essere malizioso: a qualcuno forse conviene questo dividi et impera. E non mi riferisco al ministro Maroni, né alle forze dell’ordine.
D. Lei è un fiume in piena, Weatherill.
R. Sono solo amareggiato. Sono anni che lavoro per unire, e si sa quanto sia difficile unire le cose. Poi arriva qualcuno e riesce a distruggere in un attimo quello che faticosamente si è costruito.
D. Ma, ripeto, chi è secondo lei il colpevole?
R. Colpevole è l’ambizione, la voglia di potere. Colpevole è il desiderio di apparire ad ogni costo, di avere posti privilegiati allo stadio. Colpevole è questa voglia di avere a tutti costi una qualunque contiguità con le luci dei riflettori. L’insana voglia di poter dire agl’altri tifosi “io mi sono seduto a cena accanto ad un dirigente di società e al presidente”. La Bibbia dice che ci vuol poco per vendere ciò che ci è più caro per un piatto di lenticchie. I tifosi devono capire che devono ergersi a controparte di queste istituzioni, che hanno portato il calcio ad avere il fiato corto.
D. Cosa ci può dire dei club?
R. I club, sulla vicenda della Carta del Tifoso, hanno raggiunto dei paradossi a dir poco comici. Ho sentito società affermare che vogliono la carta per fidelizzare i loro tifosi. Ma sono matti? I tifosi sono già fidelizzati al loro club! In ogni partita che seguono lo dimostrano! Nemmeno esisterebbero le società se non ci fosse alla base di tutto questa fidelizzazione spontanea dei tifosi ai club per i quali tengono. Ma in quale mondo vivono i dirigenti che fanno queste comiche dichiarazioni?
D. In effetti è un po’ paradossale questa cosa…
R. Sa quale è la realtà? Questi dirigenti di club nemmeno conoscono i loro tifosi. Se ne servono e basta. Non sanno nulla dei bisogni, dei desideri dei tifosi. Ho conosciuto un tifoso milanista di una provincia remota dell’Italia, ormai anziano, che non aveva mai visto una partita a San Siro. Sarebbe stato il suo sogno aver potuto vedere, almeno una volta nella vita, la sua squadra del cuore giocare nel suo palcoscenico. Quasi gli venivano le lacrime agl’occhi mentre me lo raccontava. Non pensa che sarebbe stato bello se per una volta la società Milan si fosse interessata di lui? Se per una volta avesse speso pochi soldi per portarlo a vedere il Milan a San Siro? Ma il Milan, come società, nemmeno sa di queste cose. E come il Milan, tutte le società non sanno. Solo i tifosi sono a conoscenza di queste storie, che sono storie di passione e di amore. Due cose che hanno reso forti e leggendari tutti i “brand” delle squadre di calcio. La mia idea di Carta del Tifoso è sempre stata quella di favorire l’incontro tra tifosi e società. Devono essere i tifosi a organizzarsi, attraverso questo mezzo straordinario che può essere la Carta del Tifoso, per farsi conoscere dalle società. Per partecipare attivamente alla vita della loro squadra del cuore anche a centinaia di chilometri di distanza. Altro che biglietto elettronico e convenzioni per farsi scontare qualche articolo di largo consumo. Stiamo parlando d’amore, vogliamo capirlo o no? E poi stiamo parlando anche di etica.
D. Come, scusi? Etica?
R. L’ho detto in più di un’occasione. La mia idea di carta prevede un codice etico da rispettare, un codice etico che aiuterà a preservare i valori di cui è portatore il gioco del calcio. Valori che, tengo a precisarlo, fanno parte di tutti gli sport. La punizione, come abbiamo visto anche in questi giorni in Inghilterra a proposito di nuovi scontri tra tifoserie, non è mai stata prevenzione. E’ una favola. Ha mai visto nei Paesi dove vige la pena di morte scomparire i crimini? E’ una domanda talmente retorica questa, che anche i bambini ne conoscono la risposta.
D. Cosa ha intenzione di fare ora?
R. Intanto continuerò a cercare di unire i tifosi, specie quelli silenziosi. Quelli che non hanno mai fatto parte di gruppi organizzati. Che sono la maggioranza. Molti di questi mi hanno dato atti di stima commoventi in questi giorni. Molti, addirittura, sono pronti a sottoscrivere la mia Carta del Tifoso, fidandosi ad occhi chiusi del progetto che in essa sarà contenuto. E si fidano perché hanno capito che questa Carta è veramente la loro Carta. Poi cercherò di portare avanti la battaglia in tutte le sedi possibili e immaginabili. E molte tifoserie organizzate sono pronte ad affiancarmi.
D. Lei per chi tifa signor Weatherill?
R. Per il Manchester United! Sa che mi diceva sempre il nostro grande allenatore (e maggiore artefice del mito dei red devils) Matt Busby, indicandomi i tifosi in fila per entrare allo stadio? “Ricordati che il mio stipendio lo pagano loro. Avrò sempre cura di avere rispetto per loro”. Questa lezione di Matt Busby non l’ho più dimenticata.
fabrizio.viscardi@toronews.net
fonte: Toro News
3 settembre 2009
Comunicato Ufficiale Splatter Avellino
PRIMO E ULTIMO COMUNICATO
SPLATTER 1991 AVELLINO
Gli SPLATTER 1991 AVELLINO comunicano, con immensa tristezza, il proprio
scioglimento. Tale decisione è maturata in seguito a tutto ciò che è accaduto alla
nostra UNICA squadra del cuore: l’ U.S. AVELLINO 1912.
Dopo 18 anni trascorsi in giro per l’Italia, riteniamo che la storia del gruppo sia
legata, in modo indelebile, a quella del nostro glorioso club.
E’inutile elencare tutte le gioie e i dolori che solo l’ U.S. AVELLINO 1912 ha
potuto regalarci.
Nel ringraziare tutti i nostri compagni di viaggio, dalle singole persone agli altri
gruppi, precisiamo che rispetteremo qualsiasi decisione venga presa da coloro che
hanno contribuito a far grande la magica Curva Sud.
Chiediamo, inoltre, a chiunque si trovi in possesso di una maglia o di una sciarpa
Splatter di riporla, per rispetto, nel cassetto.
MALEDETTO CALCIO MODERNO
SPLATTER 1991 AVELLINO
Gli SPLATTER 1991 AVELLINO comunicano, con immensa tristezza, il proprio
scioglimento. Tale decisione è maturata in seguito a tutto ciò che è accaduto alla
nostra UNICA squadra del cuore: l’ U.S. AVELLINO 1912.
Dopo 18 anni trascorsi in giro per l’Italia, riteniamo che la storia del gruppo sia
legata, in modo indelebile, a quella del nostro glorioso club.
E’inutile elencare tutte le gioie e i dolori che solo l’ U.S. AVELLINO 1912 ha
potuto regalarci.
Nel ringraziare tutti i nostri compagni di viaggio, dalle singole persone agli altri
gruppi, precisiamo che rispetteremo qualsiasi decisione venga presa da coloro che
hanno contribuito a far grande la magica Curva Sud.
Chiediamo, inoltre, a chiunque si trovi in possesso di una maglia o di una sciarpa
Splatter di riporla, per rispetto, nel cassetto.
MALEDETTO CALCIO MODERNO
Comune di Roma: "L'episodio di Verona è incomprensibile"
Alessandro Cochi non riesce a spiegarsi
quanto accaduto domenica scorsa: "Vietare l'esposizione di striscioni in
ricordo di Gabriele Sandri non è una scelta condivisibile"
Fonte: "www.rsnews.it"
"Vietare l'esposizione di striscioni in ricordo di Gabriele Sandri non e' una decisione comprensibile, né tantomeno condivisibile". Questo è quanto dichiarato in una nota da Alessandro Cochi, delegato allo Sport del Comune di Roma. Domenica scorsa, in occasione di Chievo-Lazio, ai tifosi biancocelesti è stato vietato di esporre uno striscione raffigurante l'immagine di Gabbo. "Vorremo conoscere le motivazioni che hanno condotto a questa decisione: quanto accaduto allo stadio Bentegodi di Verona - continua Cochi -, oltre a suscitare un senso di forte amarezza, ci lascia perplessi. Nell'esprimere assoluta vicinanza alla famiglia Sandri per l'ennesimo attacco gratuito ricevuto, rivolgo un sentito plauso ai sostenitori biancocelesti presenti domenica sera sugli spalti: scegliendo la via della contestazione pacifica e non violenta, hanno dato prova di grande maturità, dimostrando che la sicurezza negli stadi non passa necessariamente per strumenti di fidelizzazione come la tessera del tifoso, ma dipende spesso dal buonsenso e dalla serietà dei sostenitori".
Fonte: "www.rsnews.it"
"Vietare l'esposizione di striscioni in ricordo di Gabriele Sandri non e' una decisione comprensibile, né tantomeno condivisibile". Questo è quanto dichiarato in una nota da Alessandro Cochi, delegato allo Sport del Comune di Roma. Domenica scorsa, in occasione di Chievo-Lazio, ai tifosi biancocelesti è stato vietato di esporre uno striscione raffigurante l'immagine di Gabbo. "Vorremo conoscere le motivazioni che hanno condotto a questa decisione: quanto accaduto allo stadio Bentegodi di Verona - continua Cochi -, oltre a suscitare un senso di forte amarezza, ci lascia perplessi. Nell'esprimere assoluta vicinanza alla famiglia Sandri per l'ennesimo attacco gratuito ricevuto, rivolgo un sentito plauso ai sostenitori biancocelesti presenti domenica sera sugli spalti: scegliendo la via della contestazione pacifica e non violenta, hanno dato prova di grande maturità, dimostrando che la sicurezza negli stadi non passa necessariamente per strumenti di fidelizzazione come la tessera del tifoso, ma dipende spesso dal buonsenso e dalla serietà dei sostenitori".
Iscriviti a:
Post (Atom)
Post più recente
Al Maradona uno striscione per Giulia Tramontano
Nel cuore della festa scudetto del Napoli, allo stadio Maradona, tra i numerosi striscioni esposti dai tifosi, uno si distingue per ricordar...