Fonte: "laprovinciadivarese.it"
Varese Sì, via Crispi a Varese è
un passaggio privilegiato per raggiungere lo stadio. E probabilmente è
proprio per questo che domenica, in quel tratto di strada, sventolava
tutta la rabbia degli ultrà biancorossi. Hanno scelto di disertare buona
parte della prima stagionale della loro squadra perché non volevano
tacere di fronte a quello che considerano un sopruso. Di nome tessera
del tifoso. Un cartoncino che, da gennaio, diventerà obbligatorio per
poter seguire la propria squadra del cuore in uno stadio diverso da
quello di casa. In serie A, e poi forse anche in Lega Pro.
Così
loro si sono ritrovati lì. A cantare sull’asfalto rovente per entrare
allo stadio solo l’ultimo quarto d’ora. Una protesta senza tanti giri di
parole, bastava leggere quei drappi che valevano più di mille discorsi:
«Niente
di più vergognoso, la tessera del tifoso» e «Per Spaccarotella la
libertà, divieti e tessere per gli ultrà» riferito alla sentenza del
poliziotto che l’11 novembre 2007 ha ucciso con un colpo partito dalla
sua pistola il tifoso laziale Gabriele Sandri. Una presa di posizione
decisa, nata spontaneamente nella città del ministro dell’Interno
Roberto Maroni. Un grido fermo ma civile, che si è unito a quello di
tante altre tifoserie italiane rimaste spiazzate dalle nuove normative
in materia di sicurezza negli stadi. Non ci vuole chissà che. Prendiamo
la
giornata di domenica e facciamola scivolare un anno più in là,
supponendo che la tessera del tifoso sia ormai obbligatoria anche in
Lega Pro, o in serie B. Buzzegoli, ne siamo certi, avrebbe ugualmente
marchiato a fuoco la rete con quel bolide a neanche due minuti dal
fischio d’inizio. Al Franco Ossola ma anche in un campo diverso. Quei
gol da lasciare a bocca aperta grandi e bambini, quei gol capaci di
farti innamorare di una maglia e fartela portare appiccicata come una
seconda pelle per tutta la vita. Già, ammesso che tu possa vederli dal
vivo. Perché un varesino non sarebbe più libero di andare a vedere
una partita lontano da Masnago: ecco qual è il succo della questione.
Si
parla tanto di «Varese land of tourism»? Ebbene, in tutte le città
europee lo sport fa parte delle tradizioni locali da sottolineare sulle
guide turistiche. In Italia, no. Qui se sei un turista e vuoi goderti lo
spettacolo
più bello del mondo nel campionato più bello del mondo, sei
tecnicamente un tifoso ospite. Perciò meglio cercarsi un bar
che
abbia l’abbonamento a una signora pay-per-view e soprattutto sperare che
il suddetto locale il 23 agosto sia aperto. E le mamme e i papà che
vogliono far amare il pallone ai loro figli? Tra una tessera
dell’Esselunga
e la carta sanitaria ci ficchino pure il "lasciapassare da stadio".
Magari per portare la famiglia a Busto Arsizio. Sono spettri lontani, ma
neanche troppo. Spettri da cancellare dall’orizzonte:
questo il messaggio lanciato domenica in via Crispi.
Meglio,
nel frattempo, godere del presente e scacciare i brutti pensieri. E
allora godiamoci un Sannino sempre più Special One che a fine gara fa
radunare i suoi ragazzi al centro del campo, poi si allontana e
spellandosi le mani insieme al resto dello stadio li indica, quasi a
dire che il merito è tutto e solo loro. Godiamoci un pubblico
straordinariamente numeroso vista la data e visto il clima. Godiamoci
gli applausi rimbombanti tra gli stanchi piloni di cemento e un prato
mai così bello a Masnago. Godiamoci le emozioni tipiche delle cose belle
che ricominciano. Finché tessera non ci separi.
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