Riportiamo un articolo interessante di Gianni Mura apparso su La Repubblica
OCCUPARSI di sport, di calcio in particolare, ha i suoi lati
positivi. Per esempio, potrei rivolgermi al ministro Maroni a proposito
della sua direttiva sulle trasferte dei tifosi ignorando altre e più
drammatiche trasferte sul Canale di Sicilia. Potrei ma non posso. Solo
due considerazioni. E’ ben strano l’ atteggiamento di molti leghisti. Si
propongono come i più accaniti difensori dei valori dell’ Occidente
cristiano e appena qualche vescovo o qualche prete dice qualcosa che non
gli torna lo mandano brutalmente a scopare il mare (è un modo dire
milanese, va inteso come ramazzare l’ oceano e, in greco, farebbe parte
degli adùnata). Poi (prima regola: negare comunque, o almeno mettere in
dubbio) è piuttosto atroce il loro far di conto. I 5 vivi dicono che
erano in 73, morti recuperati 14 (vadoa memoria).E fanno 19, dove sono
gli altri 54? Come se il mare fosse un bancomat, una cassetta di
sicurezza, ancora un po’ e gli si chiede la ricevuta. Ma si sa che i
conti devono tornare (a casa loro anche loro, così imparano). Ma qui si
parla di calcio, di altre trasferte. Mi ha stupito il favore con cui le
decisioni di Maroni sono state accolte, a parte il mondo degli ultrà
(già avvelenato dalla sentenza-Spaccarotella) e Zamparini, che al solito
è andato giù piatto parlando di fascismo e Maroni ovviamente ha avuto
buon gioco nel rispondergli di leggere qualche libro. Secondo me anche a
Maroni non farebbe male leggere qualche libro, non fosse che poi
bisognerebbe trovare chi gli spiega quello che ha letto (vedi ‘ 94,
decreto Biondi) e si farebbe tardi. In parole povere, per andare allo
stadio in trasferta dall’ inizio del 2010 sarà indispensabile la “carta
del tifoso”. Indispensabile in Italia, perché all’ estero non sanno cosa
sia e già questo potrebbe far sorgere qualche dubbio. Non ci aveva
pensato nemmeno la Thatcher, tanto per dire. Il ministro, e gli si può
credere, ha sbandierato dati interessanti sulla violenza in calo: meno
feriti tra i tifosi, tra le forze dell’ ordine, meno incidenti. Ma è
normale, visti i limiti che già ci sono alle trasferte. Vietandole del
tutto, le cifre calerebbero ancora, ma questo paradosso evoca Tacito
(“hanno fatto un deserto e l’ hanno chiamato pace”) e non va bene.
Ancora, al ministro (e a chi l’ ha preceduto) va riconosciuta l’
attenuante di società calcistiche piuttosto inerti (poche le eccezioni)
davanti al problema del tifo violento, oppure poco collaborative, spesso
propense a scaricare tutto sulle spalle dello Stato. A volte mi succede
di sognare un messaggio congiunt o a l l a N a z i o n e
(Maroni-Galliani) il cui succo è: statevene a casa, abbonatevi alla
pay-tv che vi pare e amen. Starsene a casa può essere una scelta o un
obbligo.
Qualche caso spicciolo:
A: sono un turista cinese ( o messicano) in visita a Roma. Posso acquistare un biglietto per il derby? No.
B: sono un sardo residente a Milano. Posso acquistare un
biglietto per Juve-Cagliari? No, molto spesso la vendita è riservata a
chi vive nella provincia in cui si gioca.
C: sono un onesto padre di famiglia, parlo il milanese meglio
di Bossi e di suo figlio, io di figli ne ho due, posso portarli al
derby? No, perché spesso non si può acquistare più di un biglietto a
persona.
E poi continuano a dire che bisogna riportare le famiglie allo stadio.
Ecco, nei tre casi mi sembra di vedere una limitazione alla libertà
individuale. Detto in altri termini, e per puro comodo, immaginiamo di
dividere i tifosi in bravi e cattivi. I cattivi identificati, in teoria,
sono già soggetti a Daspo, quindi schedati e controllati. Ma che
bisogno c’ è di schedare quelli bravi? Questo è il punto. Mentre i
bagarini continuano a fare buoni affari e se ne fanno un baffo del
biglietto individuale, mentre i non cattivi, fino a prova contraria, ma
un po’ agitati si muovono comunque, poi si vedrà, vorrei che qualcuno mi
spiegasse perché un cittadino incensurato, senza precedenti specifici,
non è libero di muoversi nel suo paese e di andare allo stadio pagando
un biglietto e basta, come si fa nel resto del mondo. Se poi delinque,
ci pensi la polizia. Trattare i bravi da cattivi, tanto sappiamo che
sono bravi, non è fascismo, è piuttosto una gestione abbastanza ottusa
del potere. Si seppellisce così, senza un fiore, la domenica della brava
gente che i coltelli li usa solo in trattoria, prima o dopo la partita.
Si colpiscono i diritti di una stragrande maggioranza per limitare gli
eventuali danni di un’ esigua minoranza. Se questo è normale, ditelo
voi. A me non pare. Se la libertà di movimento passa per una schedatura
(questo è, né più né meno), a me pare condizionamento di libertà. C’ è
per caso un costituzionalista che ha qualcosa da dire? – GIANNI MURA
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