Quattro anni di incontri, centinaia di pagine fitte, un libro sul calcio visto dall’altra parte. Un
best seller ancora clandestino sul cervello dei tifosi, un diario di
bordo con le soluzioni per allontanare la malinconia dal pallone
spremuto, premiare i virtuosi, punire i violenti (e riempire gli stadi
senza copiare il modello inglese, un flop perché non ha sconfitto gli
hooligans, li ha solo allontanati dagli stadi). E mentre la
«Carta del Tifoso» diventa uno slogan abbastanza poliziesco o comunque
fondato sul principio della schedatura preventiva, il suo ideatore
Anthony Weatherill denuncia lo snaturamento di tutta l’operazione.
Muro contro muro? La premessa è quella del dialogo, la federazione
italiana sostenitori squadre di calcio (FISCC) è pronta a incontrare il
ministro Maroni per disinnescare la rivolta e condividere
un’applicazione diversa della tessera del tifoso con le forze di
polizia.
Partono intanto le querele nei confronti di chi — dice Weatherill attraverso lo studio legale Nava e associati di Roma — utilizza in modo illecito i marchi depositati: Inter e Juventus per cominciare, ma ci saranno presto altre società, Fiorentina compresa, e gli istituti di credito intermediari per l’emissione delle tessere elettroniche…
La «CARTA DEL TIFOSO» è un marchio e Weatherill l’ha depositato nel 2007.
Una decisione — precisa lui — presa per vigilare sull’applicazione
corretta di una ricerca lunga 4 anni e consegnata alle autorità. E poi
cos’è successo? «L’ultima cosa che vorrei fare — dice Anthony Weatherill — è
sembrare astioso o vendicativo perché mi hanno rubato l’idea. Se
avessero applicato bene il mio dossier sarei stato zitto. Invece no.
Questo insieme di decisioni è piovuto addosso ai clienti dello stadio,
alla gente che porta sentimento e passione, non è stato concordato
insieme a loro. La chiamino ’carta della Lega’, non ’carta del tifoso’…».
Fonte: Il Giorno
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