«Ho provato a fare un gesto come per farli
fermare, il gesto istintivo di alzare il braccio o tutti e due, non
ricordo. Mi sono reso conto che il colpo è partito quando ho sentito il
rumore». Lo ha detto il poliziotto Luigi Spaccarotella stamani durante
l’udienza in Corte d’Assise ad Arezzo per il processo che lo vede
imputato di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele
Sandri. Prima che parlasse l’agente, uno dei difensori, Francesco
Molino, ha detto che avrebbe fatto solo dichiarazioni spontanee. Quando
Spaccarotella ha iniziato a parlare, il padre e la madre di Gabriele
sono usciti dall’aula. L’agente ha quindi spiegato di non saper
precisare se quando il colpo è partito era a fine corsa o se si era già
fermato. «Ho visto l’auto partire – ha aggiunto Spaccarotella – e ho
pensato: è andata bene. Non mi sarei mai aspettato nella vita di causare
la morte di nessuno». L’agente ha più volte ribadito: «Non c’era la
volontà di provocare la morte. Non mi aspettavo succedesse niente di
tutto questo».
Ricostruendo le fasi dello sparo che uccise Sandri, Spaccarotella ha
detto: «Sono arrivato affannato, anche per l’asma che mi perseguita da
quando avevo 16 anni. Erano momenti concitati: lo stress, la corsa,
l’asma». A quel punto una persona dal pubblico ha urlato: «Dicci la
verità». La voce è stata zittita dal presidente della Corte d’Assise
Mauro Bilancetti. Spaccarotella ha quindi continuato dicendo: «Non è
stata una cosa volontaria, non volevo uccidere nessuno». Poi,
riferendosi da quanto dichiarato dai suoi colleghi che nelle scorse
udienze hanno detto che lui disse loro di aver sparato il colpo in aria,
Spaccarotella ha spiegato: «Intendevo che non era rivolto contro niente
e nessuno». Prima di raccontare la fase cruciale dello sparo, l’agente
ha detto che aveva notato una zuffa dall’altra parte dell’ autostrada,
di aver sparato un primo colpo in aria perchè lo scontro non cessava
nonostante la sirena accesa, di aver visto spranghe e di aver pensato
che fosse qualcosa di più grave di una zuffa e di aver quindi inseguito
parallelamente il gruppo di giovani che poi sono saliti in auto
partendo.
DANIELA SANDRI: “SBAGLIATO NON INTERROGARE L’AGENTE” «Sono
rimasta sconcertata a non sentirlo interrogare. Se fosse onesto
direbbe: ‘Ho sbagliato, pagò». Così Daniela Sandri, madre di Gabriele,
il tifoso ucciso l’11 novembre 2007 ad Arezzo, ha commentato la
decisione dei legali del poliziotto Luigi Spaccarotella di fargli
rilasciare solo dichiarazioni spontanee, evitando così il controesame in
aula. «Poteva rispondere – ha aggiunto Daniela Sandri – si doveva
difendere, non mi sembra un uomo. Ho sentito dichiarazioni nelle quali
si è contraddetto». Per il padre di Gabriele, Giorgio, Spaccarotella «ha
voluto evitare di dire per l’ennesima volta delle bugie. Se io fossi
innocente vorrei affrontare il tribunale per far capire che quello di
cui sono accusato non è vero. Invece lui ha parlato di bronchite
asmatica e stress, come se con questo fosse possibile difendersi». Uno
dei difensori dell’agente, Federico Bagattini, ha spiegato ai
giornalisti che quella delle dichiarazioni spontanee è stata una scelta
dei difensori «sulla base di una valutazione sia umana, sia tecnica.
Umana perchè Spaccarotella è una persona di grandissima fragilità
emotiva, quindi, probabilmente non avrebbe retto il controesame.
Tecnica, perchè secondo noi il processo ha offerto spunti positivi per
la difesa e non ci sembrava che fosse necessario destabilizzarlo,
sottoponendo l’imputato al controesame».
IL PUBBLICO GRIDA: “ASSASSINO” Al termine
dell’udienza di stamani in Corte d’Assise d’Appello ad Arezzo, dopo che
l’imputato Luigi Spaccarotella, accusato dell’omicidio di Gabriele
Sandri, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee, chiusa l’udienza,
prima che l’agente lasciasse il suo banco, dal pubblico qualcuno gli ha
urlato: «Vergognati, verme, assassino». Anche durante l’esposizione
dell’agente, una persona del pubblico aveva gridato: «Dicci la verità»,
ma era stata subito zittita dal presidente della Corte Mauro Bilancetti,
che qualche minuto prima aveva invitato ad uscire una persona che stava
mostrando una foto di Gabriele Sandri. Prima delle dichiarazioni
spontanee dell’agente, avevano parlato due colleghi di Spaccarotella e
poi il medico legale di parte civile, Costantino
Cialella. Quest’ultimo aveva spiegato che analizzando i fori di ingresso
del proiettile nel collo di Gabriele Sandri e il foro del vetro, oltre
alla velocità con cui viaggiava lo sparo, si deduceva che prima di
raggiungere Sandri il colpo aveva impattato solo contro il vetro
dell’auto e la catenina che Gabriele portava al collo, escludendo di
fatto la deviazione della rete dell’autostrada. Davanti al
tribunale sono stati appoggiati in terra tre striscioni con scritto:
«Bronchite asmatica + stress = il vostro certificato per uccidere.
Vergognatevi».
fonte: Leggo online
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