Vincenzo Abbatantuono ci racconta il “suo” derby di Torino…
1. Il calcio moderno nelle sue manifestazioni professionistiche, A e
B, è ormai un malato agonizzante. Business, repressione,
autoreferenzialità hanno minato alle fondamenta un maestoso edificio
costruito negli anni Settanta e Ottanta da migliaia di ragazzi in tutta
Italia. Ieri sera a Torino ho assistito probabilmente al mio ultimo
derby, dal momento che neanche la nostra vittoria mi ha restituito
quelle emozioni che solo le antiche torciate, gli striscioni bastardi di
sfottò e i colori della rivalità più accesa hanno più cittadinanza in
questi lugubri stadi del XXI Secolo.
2. Sono entrato come striscionista, cosa che faccio raramente, forse
una volta all’anno, giusto per verificare lo stato dell’arte di questo
calcio fin nei preliminari sconosciuti al grande pubblico. I controlli
della Digos sono sempre più invasivi, la diffidenza reciproca con le fdo
a livelli di tensione altissimi, il neoproibizionismo di cui parla un
bell’articolo dell’ Espresso di questa settimana francamente
parossistico e insopportabile. E’ tutto proibito, decine di poliziotti
che ti scrutano ai raggi X, foto, telecamere, gesti, una paranoia
securitaria che rispecchia pienamente il clima di paura che respiriamo a
pieni polmoni. Il governo taglia i fondi alla Polizia, la Polizia si
sfoga contro le Curve, così ci dimentichiamo chi e come crea seriamente
problemi alla nostra convivenza civile. Che poi un Parlamento pieno di
inquisiti, condananti in primo e secondo grado o addirittura in via
definitiva ordini alle divise blu la tutela della legalità, questo è un
altro paio di maniche.
3. Qualcuno ha attaccato donne indifese intorno allo stadio e non
parlo di ragazzini a digiuno di mentalità ultras ma di gente che
dovrebbe averne la pancia piena. Mi chiedo se a causare i nostri mali
non siamo noi stessi sempre più spesso. A chi giova poi far esplodere
una bomba-carta se non ad infoltire l’elenco già lungo di diffidati e a
scavare un solco ancora più profondo tra noi e e il resto del mondo?
Quante energie si sprecano con questi atti di isolato e sterile
ribellismo?
4. Ho parlato con tanta gente, ultras di specchiata onestà e lealtà,
gente che ha dato la vita per i propri colori, per la reputazione del
gruppo, mica piccoli fans. Ci siamo scoperti a pensare tutti la stessa
cosa e cioè che questo calcio non ci meriti più. Siamo ormai sempre di
più a fare i conti con lo spaesamento, l’estraneità morale da questo
circo di affari e aggressioni mediatiche e alla ricerca di dimensioni
più umane. Voglio, vogliamo tornare a sentire l’odore dell’erba, i
tacchetti sulle tibie, gli spalti di cemento, gli insulti di una volta
agli arbitri, un calcio pane e salame ( per me frittata, grazie ) che in
serie A non esiste più. L’esodo è già cominciato e io ci voglio essere.
5. Ho tanti amici granata e sapete che non vomito infamità sui
torinisti se non per scherno rituale. Rispetto gli ultras granata perchè
non è facile sostenere una squadra come il Toro in balia del primo
avventuriero che seduce e distrugge. Ieri la Maratona era ai minimi
storici di intensità e se la Maratona è così in un derby vuol dire che
siamo messi tutti male. Se non è il canto del cigno degli ultras
italiani poco ci manca.
Fonte : Ultrasblog
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