Fonte articolo: TuttoJuve
A seguito dell'articolo
pubblicato la scorsa settimana sul quotidiano La stampa e diffusosi in
tutto il web, che denunciava l'esistenza di uno stretto e diretto
collegamento tra i tre rapinatori di banche arrestati dai Carabinieri ed
il gruppo ultras dei ''Bravi Ragazzi'', in esclusiva per Tuttojuve.com è
arrivata la secca smentita da parte del responsabile della tifoseria.
Nell'articolo
scritto da Angelo Conti si afferma che, secondo i Carabinieri, i tre
rapinatori arrestati farebbero parte del gruppo di supporter bianconeri e
che i relativi bottini ricavati dalle depredazioni servirebbero a
rimpinguare il fondo cassa del gruppo, a finanziare le attività e a
coprire gli esborsi per le trasferte.
Secondo l'articolo, i 20 colpi
sarebbero stati messi a segno prevalentemente in Piemonte ma anche in
altre regioni limitrofe. ''I carabinieri del colonnello Nicola Fozzi
hanno fatto un buon lavoro indagando su 20 rapine, 14 compiute in
Piemonte (prevalentemente a Torino), 3 in Liguria (Albenga, Loano e
Savona) e 3 in Romagna (tutte nel Riminese)'' recita il testo
dell'articolo.
Nel testo si afferma che tutti i saccheggi servivano a
finanziare l'attività dei ''Bravi Ragazzi'': ''le refurtive servivano a
pagare i costi delle trasferte ad altre persone e a consentire un alto
tenore di vita ai rapinatori''.
I Bravi Ragazzi, che già
nell'articolo hanno prontamente preso le distanze dai tre soggetti, non
ci stanno e attraverso il loro leader storico smentiscono
categoricamente una qualsiasi forma di collegamento diretto tra le
rapine e l'attività del gruppo. ''Noi siamo completamente estranei a
questa faccenda. Il fatto che un individuo abbia frequentato tempo fa la
nostra curva non significa che qualsiasi attività svolga nella sua vita
privata sia riconducibile al nostro gruppo di tifosi. Dei quatto
arrestati l'unico che conosco, come ho già affermato a La Stampa, è Gino
Facchino. Ha fatto parte dei Bravi Ragazzi un anno e mezzo fa, fino a
quando non ha ricevuto una diffida per motivi di daspo e siamo stati
obbligati ad allontanarlo dal gruppo''.
''Questi tre ragazzi non
li abbiamo mai sentiti nominare e sinceramente, se davvero trattasi
ultras come si dice, ci viene da pensare che che lo siano di altre
squadre, perché allo stadio con noi non si sono mai visti. Ripeto,
l'unico che faceva parte più di un anno fa del nostro gruppo era
Facchino, ma anche lui, a dire il vero, all'epoca spesso non seguiva la
squadra in trasferta'' - ha affermato il leader storico del gruppo.
L'articolo
parla di una refurtiva totale che si aggira intorno a 150.000 euro.
''E' ridicolo. Se davvero disponessimo di cifre del genere, con molto
meno acquisteremmo un pulmino per spostarci e non continueremmo a
prendere multe ai caselli perché spesso sprovvisti del contante
necessario. Noi le trasferte ce le finanziamo per fatti nostri''.
Accuse
pesanti da parte della carta stampata: realtà, complotto o pura e
semplice strumentalizzazione mediatica? Se le accuse fossero davvero
inventate, perché e da chi sarebbero state mosse? Il leader del gruppo
ha una idea ben precisa. ''Spesso l'invidia può fare brutti scherzi.
Un'accusa ben precisa e rivolta al momento giusto può essere raccolta ed
elaborata ad hoc da qualsiasi cronista. Una sorta di invenzione
giornalistica, ma stimolata da qualche testimonianza. Posso anche
pensare che qualche frangia di tifosi bianconeri diversa dalla nostra
possa avere sollevato certe accuse. Ripeto, spesso l'invidia e la
gelosia possono portare anche a questo''. Invidia e gelosia i moventi
più accreditati per le ingiurie rivolte al suo gruppo. L'intervistato
crede anche in una seconda possibilità: ''A seguito di queste accuse,
abbiamo parlato con alcuni membri del corpo della DIGOS che ci hanno
confermato che da parte loro non è stata aperta alcuna indagine in
merito. Nonostante ciò, possiamo altresì pensare che un membro del
gruppo dei rapinatori, con l'intento di discolparsi in parte dalle
accuse, possa aver dichiarato ai Carabinieri che le rapine servissero a
finanziare il nostro movimento. E' una possibilità remota, peraltro
probabile''.
Un altro importante elemento scagionerebbe il gruppo
di supporter dalle accuse mosse nei loro confronti: ''Tutti i
componenti del gruppo che fanno parte del direttivo devono
necessariamente essere iscritti ad una lista che consegnamo
settimanalmente alle autorità competenti e alla società. In nessuna di
queste liste compare il nome di quei signori. Ripeto ancora, un anno e
mezzo fa uno di loro frequentava il nostro gruppo e forse è davvero
l'unico collegamento che abbiamo con queste persone. Sono pronto anche a
scommettere che gli altri nomi non compaiono neanche tra i biglietti
nominativi emessi dalla società e venduti al pubblico. Noi non siamo
delinquenti. Andiamo tutti a lavorare per mantenere le nostre famiglie
ed il calcio è per noi una passione che ci autofinanziamo. Durante la
scorsa intervista realizzata con voi, neanche a farlo apposta, ho
spiegato il modo in cui ''tiriamo avanti'' e quali difficoltà economiche
dobbiamo affrontare in questi ultimi periodi. Siamo indignati e
procederemo per vie legali perché venga redatta una smentita da parte
degli organi di informazione che hanno pubblicato questa falsa notizia. E
siamo pronti anche a querelare gli interessati. Su tutti i telegiornali
nazionali il nostro simbolo è stato associato alle attività illegali
compiute da dei delinquenti che non hanno nulla a che fare con noi, e la
cosa francamente non ci sta per niente bene. La nostra immagine è stata
danneggiata e la cosa potrebbe inficiare le nostre vite private. Io
sono un consigliere comunale e questa accusa per me è stata un duro
colpo. Noi siamo tutti lavoratori, e non criminali. E nel caso remoto
che davvero qualcuno che segue la Juve commette qualche azione che va
contro la lopegge durante la sua vita privata, sicuramente non è giusto
che ne risponda il gruppo. Soprattutto se questo qualcuno, con noi, non
ha nulla a che vedere..''
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