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Hanno voluto «ricordare» il loro capo ultras, morto
di broncopolmonite, tirando sassi e inveendo contro gli agenti di
polizia penitenziaria del carcere di Cagliari, dove si trovava recluso.
Quasi una sommossa urbana accaduta venerdì sera davanti alla casa
circondariale di Buoncammino, nel centro del capoluogo sardo. Una
sessantina di Sconvolts, il gruppo più numeroso della tifoseria del
Cagliari calcio, ha deciso di radunarsi all’esterno delle mura del
carcere e ha cominciato a gridare e intonare cori di insulti contro le
guardie, che hanno dato subito l’allarme.
All’origine della protesta,
la morte di un loro capo tifoseria, Giancarlo Monni, 35 anni, avvenuta
nei giorni scorsi dopo che l’uomo era stato trasferito in ospedale dalla
sua cella. Secondo la perizia necroscopica, non ci sono però dubbi:
Monni è deceduto a causa di una broncopolmonite, ma per gli amici ultras
potrebbero aver inciso negativamente sulla sua salute le condizioni di
vita all’interno del carcere. Già domenica scorsa, allo stadio
Sant’Elia, durante la partita tra Cagliari e Torino, gli Sconvolts
avevano voluto ricordare il loro capo con uno striscione in curva Nord,
con la scritta «Giancarlo vive».
Venerdì, però, dopo essere usciti
dalla loro sede storica nel quartiere popolare di Marina, hanno deciso
di riunirsi sotto le mura Nord del carcere, dove di solito gli agenti
parcheggiano le proprie automobili, e di protestare duramente.
L’intervento della polizia e della Digos ha permesso che la situazione
non degenerasse, anche perché ormai la tensione stava crescendo
incredibilmente. Dal gruppo di tifosi è partita una sassaiola e molte
pietre sono finite all’interno del cortile di Buoncammino. Poi sono
spuntate bombolette, con le quali sono state imbrattate diverse vetture
di operatori religiosi, di agenti e secondini in sosta. Dalle torrette
del carcere è allora scattato l’allarme, mentre dalla Questura di
Cagliari è partito l’ordine di tenere sotto stretto controllo la
situazione: sul posto sono arrivate diverse pattuglie della Squadra
mobile ma anche della Digos che hanno fronteggiato (fino a quando non si
sono allontanati da soli) i tifosi più scalmanati. Secondo alcune
indiscrezioni, la Digos inoltre avrebbe filmato diversi protagonisti
della protesta. Nessuno però sarebbe stato fermato o identificato, ma in
Questura sono sicuri che molti volti conosciuti salteranno fuori dalle
immagini registrate anche dalle telecamere collocate in diversi punti
dello stesso carcere. Se saranno identificati, i tifosi rischiano la
denuncia per minacce e danneggiamento. Sono ancora in corso le indagini
per risalire agli organizzatori della protesta. Non si è fatta attendere
la dura reazione dei sindacati della polizia penitenziaria: «Il dolore
per la morte di un amico non può mai trasformarsi in rabbiosa ondata di
violenza nei confronti di chi con grande sacrificio tenta di garantire
sicurezza e umanità nel carcere di Buoncammino», ha scritto ieri in una
nota Sandro Dessì, segretario territoriale della Cgil Funzione pubblica.
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