ROMA (12 marzo) – «Un malaugurato incidente». L’agente di polizia
Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario per la morte del
tifoso laziale Gabriele Sandri, per la prima volta si è presentato ai
giornalisti per rispondere alle loro domande nello studio del suo
avvocato ad Arezzo. Durante l’incontro Spaccarotella ha tenuto per mano
la moglie e si è visibilmente commosso in più occasioni. «Dai mass media
– ha detto – mi sento già condannato, ma aspetto l’esito del
processo». «Ho sparato per sedare una rissa». «Evidentemente tutti i
tentativi che sono stati fatti per far smettere quello che stava
succedendo sono stati vani» ha detto Spaccarotella a chi gli chiedeva
perché abbia estratto la pistola. Al Tg1 ha detto che è stato «un
malaugurato incidente». Spaccarotella riferendosi ad alcuni sassi e ad
un coltello che furono sequestrati nell’area di servizio, ha detto:
«Avete visto quello che hanno trovato, non sto qui a raccontare favole».
Ma perché invece di prendere la pistola non ha preso una penna per il
numero di targa? «Perché la penna non era certo capace di fermare delle
persone che se le stavano dando di santa ragione», dice Spaccarotella,
dicendo poi che la macchina sulla quale viaggiavano i tifosi «non si
stava allontanando». Se tornasse indietro cosa rifarebbe? «Non rifarei
quello che ha causato tutto questo». «Il colpo non fu volontario».
L’agente ha poi sottolineato che quel giorno quando partì il colpo il
suo gesto non fu volontario, ma si trattò di uno sparo partito
accidentalmente. Sospeso dal lavoro. Poi, parlando del fatto che è
stato sospeso dal lavoro: «All’inizio me lo aspettavo, alla fine l’avrei
capito, ora sembra che sia un atto dovuto. Comunque è una scelta del
Ministero, io sono un poliziotto e l’accetto». Spaccarotella ha anche
detto di avere «ottimi rapporti con i colleghi. Con quelli che erano con
me quel giorno – ha aggiunto – non è che ci possa essere tutto questo
rapporto». Cordoglio ai familiari. Al giornalista che gli chiedeva se
volesse chiedere perdono alla famiglia Sandri, l’agente ha risposto:
«Sì, anche se so che non saprei cosa dire. Loro hanno perso un figlio, è
stata sicuramente una cosa da me non voluta. Non saprei cosa dirgli».
Spaccarotella ha detto che il giorno del funerale di Gabriele provò a
far avere alla famiglia Sandri un messaggio di cordoglio: «Ho scritto
una lettera al cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato Vaticano».
Parlando del messaggio, Spaccarotella ha detto: «È un gesto che ho
fatto. Non so quale sia stato il motivo che ha impedito al mio messaggio
di cordoglio di arrivare ai Sandri. Non so che dire». Paura degli
ultras. «Che abbia paura di ritorsioni mi sembra più che logico – ha
detto – Sono una persona normalissima: sono un poliziotto che ha
famiglia e più che per me ho paura per loro». «Che gli ultras siano
quello che sono – ha risposto Spaccarotella – non c’è bisogno che lo
venga a dire io. Lo sapete meglio di me». Quindi, Spaccarotella ha
ribadito di aver dei timori riguardo agli ultras. «Per il resto sono
tranquillo e fiducioso». «Quel giorno mi sentii male». «So che quel
giorno mi sono sentito male per quello che è accaduto. È una cosa che
non mi sarei mai aspettato nella mia carriera, che non avrei mai voluto
che succedesse». Riguardo il super testimone che lo avrebbe visto
sparare e su cui si basa la ricostruzione dell’accusa Spaccarotella ha
detto: «Onestamente parlando, il mio racconto e il suo non sono molto
differenti». Secondo la versione fornita da Spaccarotella, il colpo
sarebbe partito per sbaglio mentre correva impugnando la pistola.
Fratello Sandri: parole stucchevoli. «Sono dichiarazioni stucchevoli,
rimango esterrefatto». Così Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ha
commentato le dichiarazioni dell’agente. «Ad un anno e quattro mesi di
tempo, nel corso dei quali non si è fatto mai vivo, si presenta in
televisione quando è a ridosso delle udienze processuali e questo denota
la statura del personaggio – ha aggiunto Cristiano Sandri – A noi non è
giunto alcun suo messaggio, la sua è una captatio benevolentiae, una
strategia difensiva. Noi saremo al processo e sono sicuro che saranno
accertate tutte le responsabilità senza nessuna reticenza». Secondo la
tesi della difesa, Spaccarotella avrebbe estratto la pistola sparando un
colpo in aria vedendo che dall’altra parte dell’Autostrada era
scoppiata una rissa, e non riuscendo a sedarla con il solo utilizzo
delle sirene e di un colpo sparato in aria. La pallottola che raggiunse
Sandri, sempre secondo la difesa, sarebbe sfuggita a Spaccarotella
mentre correva lungo la corsia autostradale.
Fonte : il Messaggero
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