Domenica sera siamo stati costretti a scendere su un piano, quello della
violenza, che non ci appartiene e che da sempre condanniamo.
I fatti:
Allentrata in campo dei giocatori le due curve espongono le loro
coreografie, così come noi tutti bagaj siamo impegnati ad esporre i
teloni della nostra coreografia.
Da su piove di tutto, anche torce accese che finiscono per colpire i tifosi sottostanti, prevalentemente famiglie.
La sud SBAGLIA COMPLETAMENTE LE MISURE DELLO STRISCIONE IN TRANSENNA,
che per tutta la sua lunghezza tocca le teste dei tifosi sottostanti. A
centinaia lungo tutto il corridoio che divide la parte coperta da quella
scoperta del primo anello blu approfittano della situazione per farlo a
brandelli. Ci sono immagini di diverse Tv a dimostrare quanto scriviamo
e cioè che non siamo stati noi (che occupavamo i posti delle prime due
file in basso) a strappare la coreografia milanista.
Quando ci accorgiamo di quello che succede molte file sopra di noi, i
pochi ragazzi posizionati nelle file più in alto a tenere la parte
superiore dei nostri teli mollano tutto per provare a fermare quelli che
approfittando dellanonimato strappano lo striscione della coreo
milanista ma ovviamente non riescono a fare molto.
Considerazione:
Noi consideriamo le coreografie una parte fondamentale del tifo,
sappiamo bene quanto sacrificio (economico e non solo) ci sia dietro il
lavoro di centinaia di ragazzi delle curve che si impegnano per esporre
con orgoglio la propria coreografia. Noi stessi nel nostro piccolo
sopportiamo mille sacrifici economici e di impegno per realizzare le
nostre piccole coreografie, ed abbiamo troppo rispetto del lavoro e
dellimpegno anche altrui per poter anche solo pensare di rovinare il
lavoro di altri.
Detto questo quello che è accaduto dopo lo hanno visto tutti. Siamo
stati aggrediti nel nostro settore da un nutrito gruppo di milanisti
scesi dalla curva sud, approfittando della totale assenza di steward.
Per diversi minuti in poco più di una decina di bagaj (ragazzini e padri
di famiglia) abbiamo dovuto fronteggiare il gruppo di milanisti.
Intendiamo scusarci con tutti i tifosi dellInter e del Milan presenti
allo stadio, nonché con tutti quelli anche di altre squadre che
assistevano dalle TV per il deprecabile spettacolo di violenza offerto e
per il cattivo esempio dato. Purtroppo in quei frangenti, ha prevalso
la rabbia verso laggressione subita e la voglia di non permettere che
qualcuno violasse lo striscione che ci rappresenta e che rappresenta i
valori che da anni portiamo avanti, e lunico modo per farlo era
reagire, impedendo che ci venisse sottratto. Purtroppo uno dei nostri,
colpito probabilmente con un tirapugni, rischia di perdere un occhio.
Alla fine lo striscione è rimasto nelle nostre mani, ma alla luce delle
conseguenze ci chiediamo se il prezzo che stiamo pagando non sia forse
un po troppo alto.
Pur comprendendo lo stato danimo di molti tifosi, che a causa di quelle
scene e di tutto quello che anche lontano da noi è piovuto dallalto
hanno manifestato lintenzione di non andare più allo stadio o di non
portarci più i propri figli, invitiamo tutti i tifosi, a non abbandonare
gli stadi. I nostri figli e le nostre famiglie per primi hanno dovuto
assistere a quanto accaduto, ma questo non deve impedirci di continuare a
portare a vanti una filosofia di tifo coreografico e non violento che
deve prevalere su tutto il resto.
Ci rivolgiamo agli ultras di tutte le curve.
Sventolare le bandiere non significa essere ultras.
Realizzare piccole coreografie coinvolgendo genitori e figli e gente di tutte le età, non significa essere ultras.
Battersi per i diritti dei tifosi, lottare contro la repressione delle
libertà individuali e la libertà di poter colorare lo stadio e sostenere
i propri colori liberamente, non significa essere ultras.
Noi crediamo che chiunque vada allo stadio, da chi frequenta le curve,
ai soci dei club ai singoli tifosi, dovrebbe impegnarsi, nel limite
delle proprie possibilità, per far valere i propri diritti e per
sostenere la propria squadra.
Essere ultras è ben altro, e spesso ci meravigliamo che i primi a non
conoscere i valori e la mentalità ultras, siano proprio i frequentatori
delle curve, che identificano in noi un gruppo ultras e non un Inter
Club.
INTER CLUB
BANDA BAGAJ
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