Quattro persone sono state arrestate per i reati di lesioni personali
dolose gravi ai danni di un tifoso napoletano, ieri sera al termine
della partita Fiorentina-Napoli. A conclusione dell'incontro, secondo la
ricostruzione della Questura, quando erano ancora in corso le fasi di
deflusso degli spettatori dall'impianto, quattro persone (di eta' tra i
31 e 48 anni, tutti della provincia di Firenze) hanno aggredito un
sostenitore del Napoli, un cinquantenne residente ad Arezzo, mentre si
accingeva a far rientro a casa. Il tifoso napoletano e' stato colpito al
volto con una cintura, riportando lesioni gravi. I quattro sono stati
fermati dalla Digos pochi minuti dopo il fatto, portati in Questura e
arrestati. Nel corso della notte il Questore di Firenze Francesco
Tagliente ha adottato a carico di ciascuno degli arrestati il Daspo per
la durata di 4 quattro anni. L'episodio, ricorda la Questura, e'
accaduto a margine di un incontro svoltosi in un clima pacifico,
nell'ambito del quale i tifosi viola e i sostenitori partenopei, tutti
residenti in Toscana, hanno assistito alla gara condividendo gli stessi
settori.
calciocampania
⚠️ Abbiamo deciso di abilitare i commenti su tutti i post del Blog, senza alcuna forma di censura. ⚠️
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29 gennaio 2009
28 gennaio 2009
FIORENTINA-NAPOLI, Storia di un rapporto difficile
Storia di un rapporto difficile. Fiorentina e Napoli, almeno sugli
spalti, non si sono mai state amiche e nel corso del tempo la rivalità è
sempre stata accesa. Alla base dei rapporti tesi il gemellaggio fra i
sostenitori viola e quelli del Verona, acerrimi quanto storici rivali
della frangia partenopea. Eppure, agli inizi degli anni ‘80, un contatto
fra le due fazioni ci fu. Nel libro della memoria della curva, la
presenza di tifosi del Napoli risale ai primi vagiti dei club
organizzati. A metà degli anni settanta, infatti, la Curva Fiesole
veniva presa regolarmente d’assalto da tifosi provenienti, in massa,
soprattutto da Roma e Napoli. Seppure i capitolini fossero più
organizzati, i partenopei arrivavano in grande numero e spesso e
volentieri si accaparravano gran parte della futura curva viola. Fu
allora che Stefano Biagini, passato ai posteri come “Il Pompa”, avviò la
fondazione degli Ultras Viola, nel 1973, affinché la Fiesole tornasse
unico territorio di fede gigliata. Erano i tempi in cui da Napoli, oltre
ai tifosi, arrivava anche il cosìddetto “Ciuccio”, l’asino che
rappresentava la mascotte del club sotto al Vesuvio. Lui, il Pompa, con
l’immancabile maglia di Claudio Merlo, i “colleghi” napoletani li
spediva fuori dalla Fiesole. Fu però intorno al 1982 che le due
tifoserie si ritrovarono più vicine. Per la verità non fu un vero e
proprio gemellaggio, bensì un “patto di non belligeranza”, che tuttavia
durò ben poco. Da allora, l’arrivo in massa di supporters azzurri ha
sempre creato qualche problema. Ultimi in ordine cronologico, del resto,
gli arresti della scorsa stagione, quando due ultrà furono arrestati, e
un altro colpito con DASPO, per gli scontri nelle vicinanze dello
stadio.
Fonte:sportpeople.net
Fonte:sportpeople.net
26 gennaio 2009
Mercoledì protesta contro il sistema calcio
A seguito dell'ennesima partita pienamente condizionata da errori
arbitrali, si preannuncia per mercoledì, in occasione della sfida
interna contro il Napoli, una contestazione da parte dei tifosi nei
confronti del sistema calcio. Ma intanto la protesta è già iniziata, con
telefonate e messaggi che arrivano un po' ovunque agli organi di
stampa. Di intensità si tratta di una protesta molto forte che sembra
battere incredibilmente anche quella a seguito degli eventi di
Calciopoli.
www.firenzeviola.it
www.firenzeviola.it
24 gennaio 2009
Decennale Supporters Alessandria
Il 21 Febbraio 2009 rappresenta una data importante per la Gradinata
Nord di Alessandria: noi SUPPORTERS festeggiamo il decennale della
fondazione del gruppo.
Sono infatti passati dieci anni dal giorno in cui un gruppetto di ragazzi della Nord, da sempre con i grigi nel cuore e cresciuti in quella curva, decisero di fondare un nuovo gruppo deciso a seguire ovunque (34 partite su 34) le sorti dell’Orso Grigio che nel 1999 si trovava in uno dei periodi più bui della sua storia recente: i grigi infatti nella stagione 1998/99 disputavano un anonimo campionato di C2 dopo sette stagioni di terza serie con il Moccagatta deserto ma soprattutto con la curva desolatamente vuota perché i disastrosi play-out del 1998 lasciarono strascichi pesanti (in primis, la contestazione ad Amisano).
Nonostante i problemi e le difficoltà incontrate dal nostro gruppo (specialmente nei primi anni di attività), abbiamo dato un contributo determinante affinché la curva rimanesse viva e tale merito ci è stato riconosciuto da tutti dopo anni di sacrifici e chilometri per seguire l’amata Alessandria U.S. in ogni stadio.
Nel 2004 i festeggiamenti per i primi cinque anni di attività si svolsero in tono minore visto che eravamo in piena lotta per ripristinare maglia, nome e simbolo dei grigi dopo un triste fallimento.
Adesso il clima rispetto a cinque anni fa è totalmente cambiato e vogliamo festeggiare adeguatamente questo traguardo.
Nella giornata di sabato 21 Febbraio 2009 allestiremo a partire dalle ore 16:00 una mostra con foto e video di questi dieci anni al seguito dei grigi come “Supporters” per poi proseguire con aperitivo e cena, tutto ciò nei locali del RistoPub “Wild Cats” (Fraz. Gerlotti di San Michele).
Nel corso della giornata saranno disponibili anche gadget commemorativi di questo particolare anniversario.
L’invito è chiaramente rivolto a tutti coloro che hanno i grigi e la Nord nel cuore…sempre e comunque!
Per partecipare alla cena è necessaria la prenotazione entro domenica 14 Febbraio 2008 scrivendo all’e-mail del gruppo supporters1999@libero.it oppure rivolgendosi direttamente ai ragazzi del gruppo in Nord.
1999 – 2009…FESTEGGIA ASSIEME A NOI!
Direttivo Supporters 1999 Alessandria U.S.
Sono infatti passati dieci anni dal giorno in cui un gruppetto di ragazzi della Nord, da sempre con i grigi nel cuore e cresciuti in quella curva, decisero di fondare un nuovo gruppo deciso a seguire ovunque (34 partite su 34) le sorti dell’Orso Grigio che nel 1999 si trovava in uno dei periodi più bui della sua storia recente: i grigi infatti nella stagione 1998/99 disputavano un anonimo campionato di C2 dopo sette stagioni di terza serie con il Moccagatta deserto ma soprattutto con la curva desolatamente vuota perché i disastrosi play-out del 1998 lasciarono strascichi pesanti (in primis, la contestazione ad Amisano).
Nonostante i problemi e le difficoltà incontrate dal nostro gruppo (specialmente nei primi anni di attività), abbiamo dato un contributo determinante affinché la curva rimanesse viva e tale merito ci è stato riconosciuto da tutti dopo anni di sacrifici e chilometri per seguire l’amata Alessandria U.S. in ogni stadio.
Nel 2004 i festeggiamenti per i primi cinque anni di attività si svolsero in tono minore visto che eravamo in piena lotta per ripristinare maglia, nome e simbolo dei grigi dopo un triste fallimento.
Adesso il clima rispetto a cinque anni fa è totalmente cambiato e vogliamo festeggiare adeguatamente questo traguardo.
Nella giornata di sabato 21 Febbraio 2009 allestiremo a partire dalle ore 16:00 una mostra con foto e video di questi dieci anni al seguito dei grigi come “Supporters” per poi proseguire con aperitivo e cena, tutto ciò nei locali del RistoPub “Wild Cats” (Fraz. Gerlotti di San Michele).
Nel corso della giornata saranno disponibili anche gadget commemorativi di questo particolare anniversario.
L’invito è chiaramente rivolto a tutti coloro che hanno i grigi e la Nord nel cuore…sempre e comunque!
Per partecipare alla cena è necessaria la prenotazione entro domenica 14 Febbraio 2008 scrivendo all’e-mail del gruppo supporters1999@libero.it oppure rivolgendosi direttamente ai ragazzi del gruppo in Nord.
1999 – 2009…FESTEGGIA ASSIEME A NOI!
Direttivo Supporters 1999 Alessandria U.S.
23 gennaio 2009
Omicidio Sandri: sospeso dal servizio l’agente Spaccarotella.
A quasi una settimana dal suo rinvio a giudizio con
l’accusa di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale
Gabriele Sandri, il poliziotto Luigi Spaccarotella e’ stato sospeso dal
servizio. L’omicidio e’ avvenuto piu’ di un anno fa, l’11 novembre del
2007, nell’area di servizio di Badia al Pino, sull’A1, ad Arezzo. La
notizia della sospensione dell’agente e’ stata resa nota dal
sottosegretario all’Interno, Alfredo Mantovano. Il provvedimento risale a
due giorni fa e sono in corso le procedure di notifica. “Non e’ stato
possibile tecnicamente farlo prima – ha spiegato Mantovano – in quanto,
sulla base di una consolidata giurisprudenza del Consiglio di Stato,
basta che sia iniziato un procedimento giudiziario perche’ non sia
possibile intervenire con un provvedimento disciplinare. Ora le indagini
sono chiuse, e’ stato disposto il rinvio a giudizio dell’agente per un
reato grave e cio’ ha permesso al dipartimento di pubblica sicurezza di
disporre la sospensione dal servizio di Spaccarotella”.
Dopo quell’11 novembre del 2007, l’agente ha passato un periodo in malattia. Poi, nell’aprile 2008, e’ stato trasferito dalla polstrada di Battifolle (Arezzo) alla polfer di Firenze. A novembre, nuovo trasferimento – per “motivi di sicurezza”, spiego’ il ministero – all’ufficio interprovinciale tecnico logistico di Firenze. Dopo il rientro, l’agente ha sempre svolto mansioni d’ufficio. La famiglia del tifosoI famigliari di Gabriele Sandri hanno piu’ volte chiesto l’arresto di Spaccarotella o, almeno, la sua sospensione. “Meglio tardi che mai – ha commentato oggi il fratello di Gabriele, Cristiano -. La mia famiglia non e’ ne’ contenta ne’ felice di questo provvedimento che considera un atto dovuto. La sospensione dal servizio di un agente di polizia che utilizza un’arma in modo scellerato doveva essere immediata”. I difensori del poliziottoPer i difensori dell’agente, Federico Bagattini e Francesco Molino, la sospensione e’ ingiusta. “E’ molto grave – hanno commentato – che una notizia di questa importanza venga appresa dall’interessato attraverso i media. Se la circostanza corrisponde al vero, senz’altro il provvedimento, che si considera ingiusto, verra’ impugnato nelle sedi opportune”. Lo sparo che uccise Gabriele Sandri venne esploso dal lato opposto dell’autostrada, dopo che il gruppo di tifosi laziali aveva avuto uno scontro con alcuni sostenitori della Juventus. “Rimettermi la divisa non e’ stato facile – racconto’ l’agente pochi giorni dopo il trasferimento a Firenze -. Non ho piu’ voluto impugnare una pistola, ne’ salire su un’auto della polizia”.
Dopo quell’11 novembre del 2007, l’agente ha passato un periodo in malattia. Poi, nell’aprile 2008, e’ stato trasferito dalla polstrada di Battifolle (Arezzo) alla polfer di Firenze. A novembre, nuovo trasferimento – per “motivi di sicurezza”, spiego’ il ministero – all’ufficio interprovinciale tecnico logistico di Firenze. Dopo il rientro, l’agente ha sempre svolto mansioni d’ufficio. La famiglia del tifosoI famigliari di Gabriele Sandri hanno piu’ volte chiesto l’arresto di Spaccarotella o, almeno, la sua sospensione. “Meglio tardi che mai – ha commentato oggi il fratello di Gabriele, Cristiano -. La mia famiglia non e’ ne’ contenta ne’ felice di questo provvedimento che considera un atto dovuto. La sospensione dal servizio di un agente di polizia che utilizza un’arma in modo scellerato doveva essere immediata”. I difensori del poliziottoPer i difensori dell’agente, Federico Bagattini e Francesco Molino, la sospensione e’ ingiusta. “E’ molto grave – hanno commentato – che una notizia di questa importanza venga appresa dall’interessato attraverso i media. Se la circostanza corrisponde al vero, senz’altro il provvedimento, che si considera ingiusto, verra’ impugnato nelle sedi opportune”. Lo sparo che uccise Gabriele Sandri venne esploso dal lato opposto dell’autostrada, dopo che il gruppo di tifosi laziali aveva avuto uno scontro con alcuni sostenitori della Juventus. “Rimettermi la divisa non e’ stato facile – racconto’ l’agente pochi giorni dopo il trasferimento a Firenze -. Non ho piu’ voluto impugnare una pistola, ne’ salire su un’auto della polizia”.
fonte: www.rainews24.rai.it
21 gennaio 2009
Scontri di Spal-Verona undici ultrà denunciati
Fonte:espresso.repubblica.it
Undici tifosi veronesi, tra cui un minorenne, sono stati denunciati dalla polizia per i disordini avvenuti in zona stazione prima della partita con la Spal. Quasi la metà dei denunciati - che hanno un’età compresa tra i 17 e i 30 anni - ha già precedenti di polizia ed era già stata sottposta a Daspo, il divieto di recarsi in luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive. Gli undici tifosi devono rispondere di resistenza e di altri reati che la Digos sta accertando. Per tutti è in vista un altro Daspo, che sarà calibrato sulla scorta delle responsabilità accertate e dei precedenti. Il gruppetto, ignorando le indicazioni fornite dal servizio di ordine pubblico, appena raggiunta Ferrara si era diretto in piazzale Castellina, probabilmente per una “resa dei conti” con tifosi spallini. Ad aspettarli hanno invece trovato le forze dell’ordine. Negli scontri due tifosi sono rimasti lievemente feriti: uno spallino (a carico del quale non ci sono provvedimenti) e un veronese, poi finito nei guai con gli altri dieci ultrà scaligeri.
Undici tifosi veronesi, tra cui un minorenne, sono stati denunciati dalla polizia per i disordini avvenuti in zona stazione prima della partita con la Spal. Quasi la metà dei denunciati - che hanno un’età compresa tra i 17 e i 30 anni - ha già precedenti di polizia ed era già stata sottposta a Daspo, il divieto di recarsi in luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive. Gli undici tifosi devono rispondere di resistenza e di altri reati che la Digos sta accertando. Per tutti è in vista un altro Daspo, che sarà calibrato sulla scorta delle responsabilità accertate e dei precedenti. Il gruppetto, ignorando le indicazioni fornite dal servizio di ordine pubblico, appena raggiunta Ferrara si era diretto in piazzale Castellina, probabilmente per una “resa dei conti” con tifosi spallini. Ad aspettarli hanno invece trovato le forze dell’ordine. Negli scontri due tifosi sono rimasti lievemente feriti: uno spallino (a carico del quale non ci sono provvedimenti) e un veronese, poi finito nei guai con gli altri dieci ultrà scaligeri.
20 gennaio 2009
19 gennaio 2009
SPAL-VERONA: TAFFERUGLI
Momenti di tensione prima e dopo la partita di calcio Spal-Verona,
disputata nel pomeriggio a Ferrara e valida per il campionato di Prima
divisione. Scontri ci sono stati quando le due tifoserie sono venute a
contatto (dal Veneto sono arrivati 700 sostenitori), nonostante la
presenza numerosa di forze dell'ordine. Un tifoso veronese ferito,
medicato all'ospedale per la frattura del naso (12 giorni di prognosi), e
altri 12 identificati dalla polizia: questo il primo bilancio dei
tafferugli. La questura valuterà domani gli eventuali provvedimenti da
adottare dopo la visione dei filmati.
repubblica.it
repubblica.it
Carabiniere ferito, fermati tre tifosi alessandrini
Il calcio porta ancora violenza, un carabiniere e' rimasto leggermente
ferito alla testa e tre tifosi sono stati fermati nei tafferugli
scoppiati a San Giusto (Torino).
Gli incidenti al termine della partita della Lega Pro Canavese-Alessandria, vinta 1-0 dai padroni di casa.
Gruppi delle due tifoserie si sono azzuffati vicino all'ingresso principale dello stadio 'Cerutti' ed un militare e' stato colpito, probabilmente con il bastone di una bandiera.
I carabinieri hanno fermato tre tifosi alessandrini. Molte persone non hanno ancora capito che il calcio è una forma di divertimento e mai debbono crearsi situazioni di violenza, ma la storia come dimostra se stessa, non insegna, così tutte le domenica ci si ritrova a leggere di notizie di imbecillità umana al livello del colosseo della Roma Imperiale, con la sola differenza che oggi nessuno è costretto a combattere, tranne che sul campo durante la sfida agonistica, allora a questi mentecatti solo 3 parole: state a casa.
www.valenza.it
Gli incidenti al termine della partita della Lega Pro Canavese-Alessandria, vinta 1-0 dai padroni di casa.
Gruppi delle due tifoserie si sono azzuffati vicino all'ingresso principale dello stadio 'Cerutti' ed un militare e' stato colpito, probabilmente con il bastone di una bandiera.
I carabinieri hanno fermato tre tifosi alessandrini. Molte persone non hanno ancora capito che il calcio è una forma di divertimento e mai debbono crearsi situazioni di violenza, ma la storia come dimostra se stessa, non insegna, così tutte le domenica ci si ritrova a leggere di notizie di imbecillità umana al livello del colosseo della Roma Imperiale, con la sola differenza che oggi nessuno è costretto a combattere, tranne che sul campo durante la sfida agonistica, allora a questi mentecatti solo 3 parole: state a casa.
www.valenza.it
16 gennaio 2009
Comunicato Ufficiale Gradinata Nord Alessandria
COMUNICATO UFFICIALE DEL 15 Gennaio 2009
La GRADINATA NORD di Alessandria contesta sdegnosamente le motivazioni con cui il Giudice Sportivo ha comminato una multa di 7000,00 euro alla società.
La Nord, da sempre destinataria di attacchi e strumentalizzazioni per i suoi comportamenti, non ha MAI intonato cori razzisti nel corso di una gara.
Poche righe per fugare ogni dubbio sul comportamento tenuto dalla nostra curva in occasione di Alessandria Carpenedolo onde evitare di essere negativamente presi in considerazione.
I gruppi della Nord di Alessandria
La GRADINATA NORD di Alessandria contesta sdegnosamente le motivazioni con cui il Giudice Sportivo ha comminato una multa di 7000,00 euro alla società.
La Nord, da sempre destinataria di attacchi e strumentalizzazioni per i suoi comportamenti, non ha MAI intonato cori razzisti nel corso di una gara.
Poche righe per fugare ogni dubbio sul comportamento tenuto dalla nostra curva in occasione di Alessandria Carpenedolo onde evitare di essere negativamente presi in considerazione.
I gruppi della Nord di Alessandria
13 gennaio 2009
Ancona, irruzione ultras in sala stampa
Attimi di tensione, oggi pomeriggio (ieri), prima della conferenza
stampa tenuta dall'amministratore delegato dell'Ancona calcio Enrico
Petocchi, presso lo stadio 'Del Conerò. Circa 15 ultras hanno fatto
irruzione e hanno chiesto bruscamente conto, al dirigente, della
situazione del club, anche finanziaria, senza, comunque, che il tutto
degenerasse.
Dopo l'acceso faccia a faccia con i tifosi, l'ad della società ha illustrato il piano industriale triennale 2008-2011. Petocchi ha rilevato la necessità di un finanziamento di 1,7 milioni di euro per chiudere regolarmente la stagione in corso, a fronte di 2 milioni di euro di debiti complessivi. Il piano verrà presentato, per l'approvazione, all'assemblea dei soci che si terrà tra il 20 e il 23 gennaio prossimi. Quella riunione sarà decisiva anche per la liquidazione degli stipendi arretrati ai giocatori (l'ultimo è stato pagato a ottobre).
Una delegazione dei calciatori ha partecipato alla conferenza stampa con il direttore sportivo Fabrizio Larini. La squadra attende anche il pagamento del premio per la promozione in serie B dello scorso anno. Al termine dell'incontro, Petocchi ha parlato con il socio di minoranza Sergio Schiavoni, attivo nella ricerca di imprenditori interessati a entrare nel club. Tra questi, ve ne sarebbe anche uno marchigiano.
www.tuttosport.com
Dopo l'acceso faccia a faccia con i tifosi, l'ad della società ha illustrato il piano industriale triennale 2008-2011. Petocchi ha rilevato la necessità di un finanziamento di 1,7 milioni di euro per chiudere regolarmente la stagione in corso, a fronte di 2 milioni di euro di debiti complessivi. Il piano verrà presentato, per l'approvazione, all'assemblea dei soci che si terrà tra il 20 e il 23 gennaio prossimi. Quella riunione sarà decisiva anche per la liquidazione degli stipendi arretrati ai giocatori (l'ultimo è stato pagato a ottobre).
Una delegazione dei calciatori ha partecipato alla conferenza stampa con il direttore sportivo Fabrizio Larini. La squadra attende anche il pagamento del premio per la promozione in serie B dello scorso anno. Al termine dell'incontro, Petocchi ha parlato con il socio di minoranza Sergio Schiavoni, attivo nella ricerca di imprenditori interessati a entrare nel club. Tra questi, ve ne sarebbe anche uno marchigiano.
www.tuttosport.com
11 gennaio 2009
Comunicato RANGERS VASTO '82
Negli ultimi tempi ci siamo guardati in faccia più volte e, pur provando
a resistere ancora, ci siamo resi conto che non ci sono più i
presupposti per andare avanti, per continuare a vivere ultras nella
maniera che intendiamo noi, nel senso più vero del termine.
Non abbiamo più gli stimoli di una volta e non c’è più quell’entusiasmo trascinante degli anni passati.
Pertanto abbiamo deciso di terminare qui questa meravigliosa avventura, anche in virtù della mancanza di un adeguato ricambio generazionale e per non continuare a prestare il fianco all’assurda repressione che da anni continuiamo a subire nella nostra città.
Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, tra alti e bassi e senza alcun interesse personale, nel corso di questi 28 lunghi anni di attività, di aver lottato sempre per i nostri ideali e pagato, spesso ingiustamente, il troppo amore per la maglia biancorossa e per la nostra città.
In questo momento un doveroso ringraziamento va a tutti quelli che hanno condiviso il nostro percorso e le nostre battaglie, hanno sofferto e gioito con noi, a testa alta e con coerenza, indipendentemente dai risultati e dalle categorie.
Un pensiero speciale va al nostro fratello Cristian, che continueremo a ricordare sempre e comunque, ai nostri diffidati, invitandoli a non mollare, perché chi è ultras dentro lo sarà per sempre, ed ai ragazzi di Isola Liri per la grande amicizia dimostrata tutte le volte che abbiamo avuto modo di incontrarci.
Da questo momento in poi, pertanto, i nostri striscioni ed i nostri vessilli non compariranno più, anche se il nostro simbolo resterà marchiato per sempre nel nostro cuore.
Il direttivo Rangers Vasto 1982. Né permessi, né compromessi!
Non abbiamo più gli stimoli di una volta e non c’è più quell’entusiasmo trascinante degli anni passati.
Pertanto abbiamo deciso di terminare qui questa meravigliosa avventura, anche in virtù della mancanza di un adeguato ricambio generazionale e per non continuare a prestare il fianco all’assurda repressione che da anni continuiamo a subire nella nostra città.
Siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto, tra alti e bassi e senza alcun interesse personale, nel corso di questi 28 lunghi anni di attività, di aver lottato sempre per i nostri ideali e pagato, spesso ingiustamente, il troppo amore per la maglia biancorossa e per la nostra città.
In questo momento un doveroso ringraziamento va a tutti quelli che hanno condiviso il nostro percorso e le nostre battaglie, hanno sofferto e gioito con noi, a testa alta e con coerenza, indipendentemente dai risultati e dalle categorie.
Un pensiero speciale va al nostro fratello Cristian, che continueremo a ricordare sempre e comunque, ai nostri diffidati, invitandoli a non mollare, perché chi è ultras dentro lo sarà per sempre, ed ai ragazzi di Isola Liri per la grande amicizia dimostrata tutte le volte che abbiamo avuto modo di incontrarci.
Da questo momento in poi, pertanto, i nostri striscioni ed i nostri vessilli non compariranno più, anche se il nostro simbolo resterà marchiato per sempre nel nostro cuore.
Il direttivo Rangers Vasto 1982. Né permessi, né compromessi!
10 gennaio 2009
9 gennaio 1977: Nasce il CUCS
Una vita, una storia, un brivido. Commando Ultrà Curva Sud, non solo un
gruppo di tifosi della Roma imitati e invidiati in tutto il mondo.
Soprattutto, un'idea, un sogno diventato realtà. 9 gennaio '77, «c'è
solo l'As Roma», «ciao 'nvidiosi». Trentadue anni oggi. Questa è la
Leggenda di chi l'ha vissuto, di chi l'ha respirato e di chi l'ha visto.
«Ti amo».
Antonio: «Il Commando è stato un gruppo irripetibile. C'era Geppo, che io consideravo un poeta, un creativo. Fui io a dare il nome CUCS, suonava bene e incuteva timore. Ricordo lo striscione lungo 42 metri, che portavo ovunque in giro per l'Italia e l'Europa. E ricordo che ci copiarono un po' tutti, a partire dagli Eagles Supporters. Addirittura i tifosi del Marsiglia presero spunto per il nome della loro curva. Siamo arrivati ad avere 3500 iscritti. Quel pomeriggio del '77 ha cambiato profondamente le nostre vite. Purtroppo, tutte le cose belle finiscono, ma il Commando resta nella storia».
Vittorio: «Il Commando è stato un sogno bello e possibile. Il cuore rimane al Commando. Tutti quelli che ne hanno fatto parte hanno contribuito a renderlo grande».
Coca Cola: «Il Commando è stato una delle cose più belle che siamo riusciti a costruire: rapporti, emozioni, amore. Tutto. Il 9 gennaio penso a Geppo, colui che ha creato l'inno. Un grande, anche se grande è dire poco. Grazie al Commando ho un amico che è un fratello: Vittorio. Noi abbiamo visto vincere poco la Roma, ma ci siamo divertiti tanto. Proprio come disse Nils Liedholm. Ricordo dopo Roma-Bayern Monaco i giocatori nostri che vennero ad applaudirci. Ci sono anche i momenti brutti che abbiamo vissuto: la morte di Paparelli. Scivolavamo in basso, ma ci tiravamo su. Adesso i tempi sono cambiati. Per portare una bandiera devi spedire fax. Troppe autorizzazioni, non si può più fare il tifo come lo facevamo noi».
Pietro: «Il Commando è la storia che è diventata leggenda. Quel lontano 9 gennaio '77, quel 3-0 alla Sampdoria. Non posso dimenticare lo stadio vuoto, entrammo tante ore prima della partita. Ci sono tanti ricordi. Amicizie, amori nati, tutto. Trentadue anni è una storia, un racconto della vita. Ceti sociali diversi fianco a fianco, ma tutti nel nome di una sola bandiera. Come ho sempre detto, ultrà è oltre. Il Cucs era oltre, un'unica voce per la Roma. Anche oggi sarebbe meglio avere un gruppo unico in curva. Senza politica, solo con l'amore per la squadra. A me dà fastidio questa repressione per il mondo ultras, che può insegnare tanto agli altri».
Elio: «Il Commando è stato un punto d'incontro, d'aggregazione. Io c'ho creato una famiglia. Io come altri. È tutto. Il Commando è stato Roma-Juve, è stato Roma-Liverpool, è stato il "Ti Amo". Ecco, il "Ti amo" dice tutto. Un gruppo inimitabile, che ha coinvolto tutte le persone. Uomini e donne indistintamente».
Stefano: «Il Commando è stato il gruppo più bello del mondo. È stato grande per tutti coloro che ne hanno fatto parte. C'è poco da aggiungere».
Roberto: «Il Commando, da quando è nato, è stato la mia vita. Tutti i giorni mi hai accompagnato per la giornata. Anche in questi ultimi anni, in cui gestisco un sito che lo ricorda. Porto con me sempre un'immagine: sui vetri a Genova del Marassi, nel 1983, con Geppo vicino. I cinque minuti finali, prima dell'invasione di campo. Eravamo campioni d'Italia».
Massimo: «Il Commando era l'andare in trasferta in un certo modo. L'urlo "Roma, Roma" che non si sente più così forte e compatto. Ma, soprattutto, l'essere uniti sotto uno striscione e non il federalismo di quartiere che c'è oggi. E tanti amici: Fabio, Vittorio e Grazia, Pinocchio».
www.laroma24.it
Antonio: «Il Commando è stato un gruppo irripetibile. C'era Geppo, che io consideravo un poeta, un creativo. Fui io a dare il nome CUCS, suonava bene e incuteva timore. Ricordo lo striscione lungo 42 metri, che portavo ovunque in giro per l'Italia e l'Europa. E ricordo che ci copiarono un po' tutti, a partire dagli Eagles Supporters. Addirittura i tifosi del Marsiglia presero spunto per il nome della loro curva. Siamo arrivati ad avere 3500 iscritti. Quel pomeriggio del '77 ha cambiato profondamente le nostre vite. Purtroppo, tutte le cose belle finiscono, ma il Commando resta nella storia».
Vittorio: «Il Commando è stato un sogno bello e possibile. Il cuore rimane al Commando. Tutti quelli che ne hanno fatto parte hanno contribuito a renderlo grande».
Coca Cola: «Il Commando è stato una delle cose più belle che siamo riusciti a costruire: rapporti, emozioni, amore. Tutto. Il 9 gennaio penso a Geppo, colui che ha creato l'inno. Un grande, anche se grande è dire poco. Grazie al Commando ho un amico che è un fratello: Vittorio. Noi abbiamo visto vincere poco la Roma, ma ci siamo divertiti tanto. Proprio come disse Nils Liedholm. Ricordo dopo Roma-Bayern Monaco i giocatori nostri che vennero ad applaudirci. Ci sono anche i momenti brutti che abbiamo vissuto: la morte di Paparelli. Scivolavamo in basso, ma ci tiravamo su. Adesso i tempi sono cambiati. Per portare una bandiera devi spedire fax. Troppe autorizzazioni, non si può più fare il tifo come lo facevamo noi».
Pietro: «Il Commando è la storia che è diventata leggenda. Quel lontano 9 gennaio '77, quel 3-0 alla Sampdoria. Non posso dimenticare lo stadio vuoto, entrammo tante ore prima della partita. Ci sono tanti ricordi. Amicizie, amori nati, tutto. Trentadue anni è una storia, un racconto della vita. Ceti sociali diversi fianco a fianco, ma tutti nel nome di una sola bandiera. Come ho sempre detto, ultrà è oltre. Il Cucs era oltre, un'unica voce per la Roma. Anche oggi sarebbe meglio avere un gruppo unico in curva. Senza politica, solo con l'amore per la squadra. A me dà fastidio questa repressione per il mondo ultras, che può insegnare tanto agli altri».
Elio: «Il Commando è stato un punto d'incontro, d'aggregazione. Io c'ho creato una famiglia. Io come altri. È tutto. Il Commando è stato Roma-Juve, è stato Roma-Liverpool, è stato il "Ti Amo". Ecco, il "Ti amo" dice tutto. Un gruppo inimitabile, che ha coinvolto tutte le persone. Uomini e donne indistintamente».
Stefano: «Il Commando è stato il gruppo più bello del mondo. È stato grande per tutti coloro che ne hanno fatto parte. C'è poco da aggiungere».
Roberto: «Il Commando, da quando è nato, è stato la mia vita. Tutti i giorni mi hai accompagnato per la giornata. Anche in questi ultimi anni, in cui gestisco un sito che lo ricorda. Porto con me sempre un'immagine: sui vetri a Genova del Marassi, nel 1983, con Geppo vicino. I cinque minuti finali, prima dell'invasione di campo. Eravamo campioni d'Italia».
Massimo: «Il Commando era l'andare in trasferta in un certo modo. L'urlo "Roma, Roma" che non si sente più così forte e compatto. Ma, soprattutto, l'essere uniti sotto uno striscione e non il federalismo di quartiere che c'è oggi. E tanti amici: Fabio, Vittorio e Grazia, Pinocchio».
www.laroma24.it
8 gennaio 2009
Odio eterno per il calcio moderno
Torniamo a riportare articoli in cui, qualche penna illuminata
del giornalismo sportivo, fa luce sulle condizioni in cui versano i
nostri stadi. Lo stravolgimento delle abitudini del tifoso, prima con le
pay tv e poi con le assurde disposizioni repressive, hanno creato quel
mostro denominato Calcio Moderno.
Sergio Mutolo – www.calciopress.net
Il calcio triste dei tifosi inutili
Il calcio moderno tradisce la passione dei tifosi. Li trasforma, da
protagonisti, in inutili orpelli di un prodotto opaco e privo di
trasalimenti. Inevitabile che la memoria torni indietro. Al calcio di
una volta. Recuperarlo sarebbe forse impossibile. Tuttavia trascinarlo
in questo modo verso il baratro è crudele.
Calcio moderno, trasferte vietate e stadi chiusi
Anno nuovo, vita vecchia.
Il Casms, nella riunione prenatalizia del 23 dicembre 2008, non si è
lasciato intenerire. Ha deciso che anche il 2009 sarà un calcio a porte
chiuse. I tifosi restano accomunati da un destino cinico e baro. Vanno
tenuti rigorosamente lontani dallo spettacolo dal vivo. Senza
fare differenze tra la serie A e la serie D, passando per la B e per la
Lega Pro.
Il Casms ha disposto la chiusura dei settori ospiti in Palermo-Atalanta, Chievo-Napoli, Foggia-Pescara, Gallipoli-Potenza, Cosenza-Vibonese (tutte gare definite ad alto rischio). Per Lazio-Juventus, in programma allo stadio Olimpico il 18 gennaio, è stata invece stabilita la possibilità di acquisto di un solo tagliando per i tifosi bianconeri. Infine, l’incontro Angri-Sant’Antonio Abate, si disputerà a porte chiuse.
C’era una volta il tifoso vero,
razza ormai in via di estinzione. Quello che, il giorno prima o la
mattina stessa in cui scendeva in campo la sua squadra del cuore, dava
un’occhiata al tempo e al portafoglio. Rifletteva, tra sé e sé,
sull’opportunità o meno di andare a vedere la partita. Alla fine, come
sempre, la ragione veniva inesorabilmente sconfitta. E così il tifoso si
avviava verso lo stadio, sempre e comunque, con la gioia dentro di
andare a fare qualcosa di buono e di utile. Senza chiedere niente in
cambio, salvo una briciola di felicità. Saliva in macchina o in treno,
se si giocava in trasferta, e partiva verso l’avventura con lo spirito
di un bambino. Magari portandosi dietro anche il figlioletto. Per
abituarlo, fin da piccolo, ad amare le maglie sopra ogni altra cosa e a
vivere la partita in diretta così come dovrebbe essere. Perché, a
prescindere da ogni altra considerazione, le maglie non vanno mai
lasciate sole. Accada quel che accada.
Poi ha iniziato a prevalere il tifoso per caso. Quello che, impigrito dalle comodità dell’era moderna e ricattato dalla pay per view
che gli consente di seguire la partita in pantofole nel confortevole
tepore del salotto di casa, ha progressivamente rarefatto la
partecipazione diretta all’evento. Prima ha iniziato a saltare le
trasferte e, con il tempo, anche le partite in casa. Alla fine ha deciso
di restringere la sua partecipazione ai soli casi topici (playoff,
playout, feste oceaniche per una promozione o una salvezza inattese).
Anche in ossequio al presenzialismo ossessivo che ha poco a che vedere
con la passione.
Adesso, in questi tempi opachi
che ci è dato percorrere, è iniziata l’era del tifoso inutile.
L’avvento di organismi deputati al controllo dell’ordine pubblico
durante partite (Casms, Osservatorio, Questure, Prefetture e
quant’altro) ha dato il colpo di grazia alla già labile voglia di calcio
che c’era in giro. Biglietti nominativi, tornelli, chiusura dei
botteghini ad orari impossibili, divieto di trasferte, settori chiusi,
impianti fatiscenti e numericamente rattrappiti ridotti a cattedrali nel
deserto. Soprattutto in Lega Pro questo tipo di
approccio dirigistico è stata la mazzata decisiva. Gli stadi, salvo
qualche rara e meritoria eccezione, sono desolatamente vuoti.
Il fatto è che,
secondo il discutibile ragionamento di quanti dovrebbero gestire al
meglio il bene comune in tutte le sue manifestazioni, il tifoso non
serve più da traino al calcio. Quanto meno non a questo orribile calcio
moderno, che ne ha di fatto inaridito tutte le radici. Il tifoso è stato
trasformato in un accessorio inutile, se non perfino ingombrante.
Meglio tenerlo lontano. Meglio affidarsi a uno spettacolo virtuale. Da
giocarsi in grigi e artificiali scenari di cartapesta.
Eppure, come ha correttamente osservato il presidente della Lega Pro Macalli
in un’intervista rilasciata qualche giorno fa alla Gazzetta dello
Sport, la chiusura degli stadi o di alcuni settori di un impianto, è un
vero e proprio obbrobrio che inaridisce la principale fonte dei ricavi
del calcio minore. “Il
botteghino è una delle poche risorse, ma se le gare più importanti
vengono vietate ai tifosi, è finita. Se ci sono le rapine in banca si dà
la caccia ai rapinatori, non si chiudono le banche”.
Tutto ciò avviene, paradossalmente, in un mondo globalizzato.
Nel quale gli spostamenti sono ormai incredibilmente rapidi, resi
facili dai moderni mezzi di trasporto. Il che consentirebbero di
prendere, all’ultimo tuffo, la decisione di seguire la squadra del
cuore. Di farlo sempre e comunque. O tutte le volte che se ne ha voglia,
secondo le proprie scelte. Come dovrebbe essere in un paese libero.
Oggi muoversi più o meno liberamente è possibile (quasi) a tutti, meno
che all’inutile tifoso dell’ormai altrettanto inutile calcio in cui
dirigenti opachi hanno trasformato il gioco più bello del mondo.
Da illusi sognatori
non ci resta che voltarci indietro. Per recuperare, grazie alla
memoria, quei ricordi mai patetici che ci consentono di andare avanti. E
continuare a raccontare un calcio triste e infelice nel quale i tifosi,
e noi con loro, non si riconoscono più.
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