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3 settembre 2008

TIFOSI DEL NAPOLI SCRIVONO AL GOVERNO

Misure “inadeguate” e “discriminatorie” verso la squadra del Napoli, il suo presidente e verso la tifoseria partenopea, ben lontana da una degenerazione “di gruppi” che non ha confini e di cui “nessuna città è immune”. Può riassumersi in queste parole la lettera-appello di un gruppo di tifosi del Napoli al Governo dopo le decisioni assunte. A siglare l'appello sono un gruppo che si definisce di “veri tifosi del Napoli”: Antonio Mariniello, medico chirurgo; Pasquale Marangio, avvocato dipendente Inail; Antonio Ragosta, medico ospedaliero; Gaetano La Montagna, ingegnere; Modestino Crispo, imprenditore; Gennaro Mariniello, medico chirurgo; Vincenzo Crimaldi, medico chirurgo; Bruno Nocerino, imprenditore; Nicola Bruno e Gaetano Maisto, imprenditori, vice presidenti Acerrana Calcio Femminile; Vincenzo Di Sarno, calciatore; e Andrea Petrella, addetto stampa del Comune Acerra. “I gravi fatti di violenza che si sono verificati domenica, in occasione della partita di campionato Roma Napoli, perpetrati da un gruppo di sedicenti tifosi del Napoli, sono intollerabili e inaccettabili in primo luogo per i veri tifosi della squadra azzurra - scrivono i tifosi - Lo Stato, in tutte le sue articolazioni, ha il dovere di andare oltre i liturgici e periodici proclami, predisponendo, in modo concreto e sistematico, tutte le iniziative e i provvedimenti normativi, amministrativi e giudiziari indispensabili per reprimere e cancellare, sul serio, questo fenomeno”. La riflessione è che: “La cronaca in questi anni testimonia, ogni domenica, che gli episodi di violenza organizzata e premeditata da parte di gruppi non ha confini e nessuna città è immune. Tutto il sistema calcio rischia, pertanto, se non vengono individuate e punite le responsabilità individuali, di cadere sotto il giogo ricattatorio di questi gruppi. Deve essere chiaro, quindi, che i principali danneggiati sono la Società guidata dal Presidente De Laurentiis e l'intera tifoseria napoletana, la quale vive da anni con sconcerto la degenerazione violenta di una parte residuale e infima del tifo organizzato, a partire dai tragici fatti di Avellino, in cui perse la vita il giovane Sergio Ercolano. Proprio per questi motivi, le misure annunciate, con enfasi e accenti discutibili verso la città di Napoli e i napoletani, nella giornata di ieri, rischiano di essere inadeguate per un verso e discriminatorie dall'altro, se si considerano gli episodi, seppur meno rilevanti, che si sono verificati nel fine settimana a Genova e Torino e quelli gravissimi dell'anno scorso, dove le tifoserie di Roma e Lazio assalirono caserme e presidi della Forze dell'Ordine e a Bergamo fu impedito lo svolgersi della partita Atalanta-Milan”. “Se esiste un'associazione a delinquere, con un lucido disegno criminoso e interessi illeciti, dietro i quali si nasconderebbe la camorra, come sostiene il Capo della Polizia Manganelli - insistono i tifosi - sono allora necessarie attività investigative appropriate e intransigenti misure repressive previste dal nostro ordinamento penale”. Infine l'appello, quello vero: “lo Stato, tuttavia, ha anche il dovere di tutelare tutti i veri tifosi del Napoli, che non sono cittadini con minori diritti. Il provvedimento di vietare le trasferte o giocare le partite a porte chiuse colpisce indiscriminatamente proprio la parte sana della tifoseria e la società del Napoli, che potrebbe essere, in realtà, uno degli obiettivi del disegno criminoso”. “Su questo - concludono i Tifosi del Napoli - chiediamo parole altrettanto chiare e ferme al Governo e a tutte le Istituzioni, anche quelle locali”.

da calciocampania.com

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