“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero
con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione…”: questo
l’incipit dell’articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.
Forse molti l’hanno dimenticato o hanno voluto dimenticarlo, ma uno
striscione degli Ultras Tito Cucchiaroni che recitava l’articolo in
questione qualche tempo fa non venne fatto entrare allo stadio. Ma la
battaglia, fortunatamente non è mai cessata.
Da quasi due anni, ormai, si susseguono in Italia ogni maledetta
domenica episodi al limite del grottesco di divieto di libera
espressione delle opinioni ed i fatti, purtroppo, hanno ampiamente
dimostrato in questo tempo come le misure speciali adottate per legge
siano risultate inefficaci nella lotta alla violenza, non andando a
colpire eventuali aspetti delinquenziali, ma piuttosto tutte quelle
iniziative che invece propagandano un calcio pulito, tutt’altro che
discriminatorio, incivile o razzista.
Chi vive il calcio in generale e lo stadio in particolare come un
momento di aggregazione e di passione, in questi ultimi mesi ha dovuto
confrontarsi ad armi impari con misure vessatorie che, oltre a
danneggiare lo spettacolo popolare dello sport, hanno evidenziato
episodi allarmanti: dalla restrizione dei biglietti nominativi e con
l’introduzione dei tornelli per fare ingresso nello stadio sono
conseguite code chilometriche ai varchi che, come successo ieri a
Genova, hanno costretto per diverso tempo bambini ed anziani sotto un
diluvio universale, senza che a nessuno venisse in mente che forse era
saggio – per motivi di salute pubblica, altro che ordine pubblico!!! –
sveltire le operazioni di accesso all’impianto.
Piovono diffide per i motivi più assurdi e ridicoli: perché provi ad
entrare in curva con le stampelle, è successo a Pisa (è successo per
davvero, non sto scherzando…) o perché fai una coreografia con rotoli di
carta igienica (sapete è maledettamente infiammabile…), ma i motivi
sono i più disparati e la lista sarebbe interminabile… La cosa più grave
resta la discrezionalità con cui viene applicata di città in città la
delibera sugli striscioni dell’ONMS, datata 8 marzo 2007… Da qualche
parte chiudono uno, a volte due occhi, da altre parti restano
severissimi.
Ma non è questo il punto: il punto era, è e sarà che questa delibera è
un assurdo affronto alle regole più elementari della civile convivenza
in una democrazia moderna, perché l’Osservatorio è un anno e mezzo che
va avanti a forzature che non fermano la violenza, ma danneggiano la
parte più sana del tifo, quella popolare. Senza striscioni, senza punti
di riferimento per i cori (ma cosa ha di così offensivo un megafono,
boh…), senza goliardia ed ironia, senza le coreografie per le partite
più importanti… Eravamo invidiati in tutta Europa per tutte queste cose,
una delle poche cose che all’estero continuavano ad invidiare
all’Italia… L’assurdo affronto alle regole più elementari della civile
convivenza in una democrazia moderna ha semplicemente privato migliaia
di italiani della libera capacità di espressione attraverso creatività,
colore ed energie positive… In una parola, l’Aggregazione culturale e
popolare attraverso un gioco, il calcio, che purtroppo da molto, troppo
tempo non è più tale.
Tempo fa in molte tifoserie si rifiutarono di seguire la procedura,
attraverso fax ed autorizzazioni, e fra queste una delle più attive è
sempre stata quella Sampdoriana. Che oggi, forse, in questa battaglia è
rimasta sola, o quasi… La maggior parte delle tifoserie ha ceduto,
pensando più al proprio orticello che alla battaglia comune contro la
vessazione ed il calpestio di un diritto fondamentale. E gli striscioni
sono magicamente ricomparsi quasi dappertutto. A Genova, no. Eppure,
ieri, a Marassi è accaduta una cosa storica: gli striscioni c’erano,
eccome se c’erano, ma appesi a cartelloni pubblicitari, muretti e muri
dei palazzi fuori dallo stadio. Ed un comunicato firmato da tutte, ma
proprio tutte, comprese le organizzazioni riconosciute, le componenti
della Tifoseria Sampdoriana che si è ricompattata dopo anni per
continuare a combattere questa battaglia di giustizia.
Nessuna componente esporrà i suoi striscioni sino a quando questa
vessazione non finirà. Un caso unico in Italia e che dovrebbe far
riflettere molti.
Mi ha colpito un vecchietto che mi ha abbordato in mezzo alla strada
qualche tempo prima della partita, mentre una festa Ultras stava
aggregando decine e decine di persona armata di lasagne e di buon vino:
“Tu sei degli Ultras?”, mi ha detto a bruciapelo. “No, ma sono loro
Amico”, ho risposto. “Perché siete rimasti gli unici a non esporre gli
striscioni? Abbiamo i colori più belli del mondo e non li possiamo
esporre, mentre tutti gli altri se ne fregano. Lottate contro i mulini a
vento…”. Non so come mi sia uscita la risposta, ma è venuta fuori così:
“Perché chiediamo di poter esprimere, attraverso gli strumenti di tifo,
i nostri pensieri senza offendere nessuno, perché crediamo che se,
invece, di andare nelle scuole ad insegnare che Ultras è veleno,
potessimo spiegare quello che facciamo ci sarebbero meno ragazzi
sbandati in giro e finalmente arriverebbe la giusta rivalutazione del
tifo popolare nel nostro Paese”.
Non so se sono riuscito a convincere il vecchietto delle mie ragioni,
non so se scrivendo riuscirò mai a convincere qualcuno delle Nostre
ragioni, ma sono certo del fatto che i Sampdoriani in questa battaglia
non si ritireranno mai. E, forse, un giorno riusciranno pure a vincerla…
fonte: Goal.com
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