Comunicati della Curva Nord "Maurizio Alberti"
Noi non siamo autorizzati
Siamo stati facili profeti. Ai tempi delle prime reazioni al Decreto
Amato scrivemmo che il provvedimento in questione non mirava a debellare
la violenza dalle curve e tanto meno il malaffare, ma si nascondeva
ipocritamente dietro ragioni di ordine pubblico e prendeva a pretesto la
morte di un poliziotto per togliere gli Ultras e in generale qualsiasi
voce critica, scomoda, e di dissenso, dagli stadi del nuovo calcio,
quello bello, pulito e televisivamente corretto.
In un regime totalitario sarebbe stato più facile: Ultras, sospetti
Ultras, fiancheggiatori, chi può andare allo stadio e chi no lo decide a
tavolino lo Stato.
In Italia purtroppo per loro cè una parvenza di democrazia e allora lo
stesso disegno è stato presentato mascherato da legge contro la
violenza. Di queste cose abbiamo già parlato al tempo, sostenendo delle
tesi che adesso trovano facile conferma nei provvedimenti emanati contro
ragazzi della Curva Nord rei di..nulla.
Si parte dalla gara di Verona, contro il Chievo. La Nord in trasferta
espone uno striscione dove si chiede Giustizia per Gabriele. Non si
offendono le forze dellordine, non si insinua ciò che sarebbe
facilmente insinuabile, si chiede soltanto la giusizia negata a suo
tempo a Maurizio, giustizia per un ragazzo di stadio ammazzato questa
volta non da un malore mal curato ma da un poliziotto, e senza motivo.
Ci pare una cosa grave. Giusto prendere posizione, e infatti aderiamo
alla protesta nazionale decidendo di cantare solo nel pre-partita. Ma il
servizio dordine di Verona si innervosisce e impone di togliere il
lenzuolo, pena carica indiscriminata contro tutto e tutti. Gli Ultras
non ci stanno, tolgono da soli lo striscione, che non viene rimosso
dagli steward ma tolto dagli stessi tifosi, e questo è previsto, e
tornano a casa per protesta. Il tutto davanti a mille spettatori e ai
funzionari della Questura di Pisa.
E qui parte la manovra sostenuta dal Decreto. Alcuni cosiddetti
responsabili, mesi dopo, vengono raggiunti da preavviso di diffida e da
una denuncia per violenza e minacce a pubblico ufficiale (pena dai 6
mesi a tre anni di reclusione): la celere voleva caricare in caso di
mancata rimozione, figuriamoci se ci fossero stati atti violenti e
minacce. Accuse che speriamo cadranno miseramente, ma intanto le denunce
e diffide sono dietro langolo e incombe la partita con il Cesena,
anniversario della morte di Mau. Lo striscione rosso Mau Ovunque viene
esposto, è un giorno particolare, è una cosa particolare, ma il servizio
dordine senza ritegno e vergogna minaccia diffide e cè la reazione
civile e intelligente di tutta la Nord con le persone che fanno a gara
per toccare e tenere in mano lo striscione come per dire: diffidateci
tutti. Se è per una cosa così diffidateci tutti. E in effetti, di cosa
stiamo parlando? Gli atti gravissimi che mettono in moto il Decreto sono
striscioni NON offensivi, la carta igienica dello scorso anno, la
bandierina del Che per cui in settimana si cercano per ogni dove i
responsabili, andando sui luoghi di lavoro, indagando come se si
cercassero pedofili o mafiosi, e altre stupidaggini che svelano le reali
intenzioni dello Stato, perseguitare, reprimere, debellare senza
distinzioni. Le famiglie che il Decreto dovrebbe proteggere e invogliare
a venire alla partita sono per caso quelle stipate allinverosimile nei
carri bestiame di Brescia, esposte al vento dei due gradi sottozero e
trattate come colpevoli di qualcosa sono perché, appunto, tra documenti e
tornelli, facilmente identificabili, sono andate alla partita? Non si
vede la contraddizione?.
Arriviamo alla gara con il Mantova. Viene esposto uno stendardo con la
caricatura di un poliziotto e del Ministro Amato, la scritta riassume il
nostro pensiero. I responsabili, per la Questura, sono gli stessi,
ricordiamo che hanno eventualmente tenuto in mano un pezzo di stoffa non
autorizzato, non hanno sparato, accoltellato, sassato, hanno protestato
civilmente: guadagnano in questo modo la polizia in casa alle 6 di
mattina, come al boss Lo Piccolo, polizia e identificazioni sui posti di
lavoro, varie accuse vecchie e nuove ammassate insieme tra cui
vilipendio allo Stato e, quella più bella, abbandono del posto
assegnato. Nessuno allArena occupa il posto assegnato. Ma anche fosse,
di quello si preoccupa lo Stato. Abbiamo scritto colpevoli di..nulla
perché non parliamo di reati ma di una opposizione civile e non violenta
ad un Decreto lesivo del diritto e ai limiti dellincostituzionalità.
Lopinione pubblica dovrebbe reagire, prendere posizione. Se non lo farà
ora sarà costretta in seguito, quando i principi ispiratori dello
stesso Decreto saranno rivolti contro altri problemi, dopo la consueta
palestra negli stadi, come è sempre accaduto. E sarà troppo tardi. Noi,
comunque, non ci arrendiamo.
Noi non siamo autorizzati.
Curva Nord Maurizio Alberti
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