Fonte: espresso.repubblica.it
Già condannato a dieci mesi il primo arrestato
Il sospetto di una rissa organizzata per attaccare la polizia
La
politica Esclusi dalla Digos schieramenti precisi. Accanto a simboli
fascisti sono state trovate bandiere con il volto di Che Guevara
Nell´ordinanza
di misura cautelare sottoscritta venerdì 16 novembre, ed eseguita dalla
Digos cinque giorni più tardi, il giudice per le indagini preliminari
Adriana Petri distingue tra chi ha precedenti penali e chi no. E ancora,
tra chi è già finito nei guai per questioni legate allo stadio e chi
invece ha combinato altri pasticci. E´ così che vanno letti gli arresti
di tre ultrà genoani - Stefano Montaldo, Paolo Poletti, Fabio Praticò - e
di un sampdoriano, Luca Crosa. I quattro dall´alba di ieri sono in
carcere. Saranno interrogati domani. Ai domiciliari si trovano invece il
rossoblù Agostino Nelumbo e il blucerchiato Andrea Biggi. La polizia
cita quindi Lino Sias ed Ivanohe Benigni - che simpatizzano per il
Grifone -, più Marco Petulicchio: per loro tre sono già scattati gli
obblighi di presentazione presso la polizia giudiziaria. Dovranno
firmare ogni giorno presso un commissariato. Accadrà due volte la
domenica pomeriggio, per impedire comunque che vadano alla partita. Al
bilancio degli investigatori vanno aggiunti altri tredici tifosi (otto
del Genoa, cinque della Samp) che sono indagati. E trenta Daspo, i
divieti ad assistere a manifestazioni sportive.
Sono accusati a vario
titolo di rissa, lesioni e danneggiamenti aggravati, di porto abusivo
di armi improprie, di lancio di oggetti atti ad offendere. In teoria
rischiano oltre due anni di reclusione. In pratica, vale la pena di
prendere in considerazione quello che è accaduto ad Andrea Leopizzi, 41
anni. Fu arrestato nei giorni successivi agli scontri. Ha recentemente
patteggiato dieci mesi di prigione. E´ agli arresti domiciliari.
I 22
sono stati identificati grazie alle registrazioni fatte con i
telefonini dagli abitanti di via Monticelli, che dalle loro finestre
filmarono la furibonda rissa fra oltre trecento ultrà rossoblucerchiati.
Erano le quattro e mezza di domenica pomeriggio, 23 settembre. Vigilia
di Sampdoria-Genoa, derby di serie A dopo dodici anni di attesa. Le
immagini finirono subito in rete, su You Tube. Gli investigatori le
hanno usate per dare un nome ai teppisti. Ieri gli agenti della Digos
hanno recuperato magliette e sciarpe indossate dai protagonisti degli
scontri, provandone ulteriormente il coinvolgimento.
Nel corso delle
perquisizioni sono state recuperate spranghe - una ancora sporca di
sangue -, bastoni, coltelli, fionde. Una bandiera nazista, due
manganelli neri con la scritta «Dux-Mussolini» e l´immagine del Duce. Un
paio di libri dedicati agli ultrà. Passamontagna. Giuseppe Gonan, capo
della Digos, ha però escluso precise connotazioni politiche del tifo più
estremo. Spiegando che accanto a simboli fascisti sono state trovate
bandiere con il volto di Che Guevara, ricordando che a Genova in nome
della stessa squadra vanno a braccetto simpatizzanti di estrema destra e
della sinistra antagonista.
Due mesi fa un gruppo di oltre cento
genoani mosse dalla sede dell´ Ottavio Barbieri, lo storico club
rossoblù, non lontano da piazza Alimonda. Impiegarono circa mezz´ora per
arrivare in corso De Stefanis, giusto sotto alla Gradinata Sud. E´
possibile che volesse provocare i «cugini». Che però non furono colti di
sorpresa, al contrario. Li aspettavano, i volti coperti. Qualcuno
sostiene che la rissa era stata in realtà organizzata per attaccare le
forze dell´ordine. Quando carabinieri e poliziotti caricano, i tifosi si
coalizzarono per qualche secondo. Ma furono rapidamente dispersi. Il
bilancio fu tutto sommato contenuto: tre feriti leggeri, una dozzina
d´auto e otto scooter danneggiati.
I fermati sono quasi tutti tra i
venti e i trent´anni, tranne un paio di quarantenni. Molti disoccupati,
operai come Lino Sias (difeso dall´avvocato Andrea Martini), o Stefano
Montaldo, commesso in un supermercato di piazza Merani. Ieri ha
incontrato il suo avvocato, Mario Iavicoli. «Mi sono trovato a passare
dalle parti dello stadio per caso», si difende. «Ho visto gli amici che
si picchiavano, ho provato a strappare loro di mano i bastoni. E poi, ci
sono finito dentro. Una scazzottata, niente di più. Le ho prese, le ho
date. Ma non ho danneggiato le macchine posteggiate in via Monticelli».
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