A popolare le curve degli stadi non sono semplici tifosi: dietro gli
ultras vi sono spesso interessi affaristici, politicizzazione e anche
contatti con la criminalità locale. Tutto questo è quello che è emerso
studio elaborato dalla Sezione Tifoserie della Direzione Centrale della
Polizia di Prevenzione, anche sulla base delle informazioni fornite
dalle "Squadre Tifoserie" della Digos di tutt'Italia.
Tutte cose
di cui forse già si sapeva ma non immaginando una tale vastità del
fenomeno. E soprattuto, se era nota la politicizzazione di alcune curve,
meno chiaro poteva essere il loro essere parte attiva nel "business"
calcio. Quello che è stato rilevato è "l'esistenza di una fitta rete di
rapporti - economici e non - dei club italiani con le società di calcio.
E' un dato di fatto - si legge nel documento - che in passato le
società sportive abbiano sostenuto e in taluni casi finanziato i gruppi
ultras le cui molteplici attività e trasferte richiedono significative e
crescenti risorse economiche, che non possono essere colmate solo con
l'autofinanziamento ovvero con il tesseramento e la vendita di
materiale".
E gli ultras avrebbero fatto di questa abitudine una
vera forma di affare: "Al di là delle affermazioni ufficiali - spiega la
Direzione Centrale - molti comportamenti delle tifoserie, divenute
talvolta massa di manovra da utilizzare nelle scalate societarie e,
talaltra, vero e proprio soggetto attivo che persegue autonomamente
proprie finalita' anche di carattere extrasportivo". Un fenomeno così
accentuato da creare veri e propri conflitti tra gruppi di tifosi legati
all'idea primigenia di ultras, duro e puro, e altri più "affaristici",
che quasi con il calcio non c'entrano. Lo studio sostiene che "in alcuni
casi, addirittura, i confini dello stadio sono stati varcati dai gruppi
ultras più inclini all'attivismo violento, che si sono inseriti in
situazioni di protesta sociale per assolvere uno strumentale ruolo di
'manovalanza violenta' privo di qualsiasi finalità 'politica' o
sportiva".
fonte: tgcom.it
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