M.D.ha 28 anni, lavora da un anno e mezzo in una delle tante acciaierie
che hanno sede nel porto di Livorno e “come tutti i veri tifosi del
Livorno” è iscritto alle B.A.L., brigate autonome livornesi, che
raccoglie il cuore del tifo amaranto. Non ha voglia di parlare con i
media dopo i fatti di domenica all’Olimpico, dove lui era presente
insieme al fratello e a 4 amici, ma fa uno strappo alla regola per
Violanetwork.
Ne viene fuori una “verità” vista dall’occhio del
tifoso che non vuole avere l’ambizione di essere la cruda realtà ma
delinea comunque alcuni contorni del tifo amaranto dopo i fatti
dell’Olimpico e in vista del derby di domenica prossima.
Partiamo
dal viaggio d’andata e dall’ingresso di voi tifosi del Livorno
all’interno dell’Olimpico. Un inizio di giornata tranquillo?
"Il
viaggio d’andata in treno già faceva presagire già come sarebbe andata
la giornata. Partiamo dalla stazione con 35 minuti di ritardo e veniamo
schedati dalla polizia che ci chiede nome, cognome e biglietto
accalcandoci in scompartimenti da sei con all’interno invece in media
dieci tifosi. Al nostro arrivo alla stazione di Roma non possiamo
usufruire dei bagni pubblici e veniamo caricati sui pullman per lo
stadio. Veniamo subito minacciati e vedo con i miei occhi angherie di
alcuni poliziotti ad alcuni di noi, rei solo di essere restati indietro
nel compattamento del gruppo".
All’ingresso dello stadio poi cosa accade?
"A
me e ai miei amici non viene neanche controllato il biglietto, ma ci
viene sequestrato uno zaino con dentro il pranzo e alcune riviste da
distribuire allo stadio prima della partita. Ho saputo dello striscione
sequestrato sulla commemorazione della strage della Moby Prince. Mi
hanno raccontato alcuni tifosi che il sequestro è avvenuto urlando
parolacce in faccia agli autori. Ormai non mi stupisco più di certe
offese nei nostri riguardi da parte della polizia".
Nessun contatto con i tifosi laziali durante la partita?
"Per
fortuna no, anche se abbiamo subìto almeno quattro cariche della
polizia, una volta nel curvino per il nostro ricompattamento, e il
lancio fitto di razzi nella ripresa da parte dei laziali in Curva sud".
Che effetto ti ha fatto vedere gli striscioni apparsi in curva nord e l’esposizione di simboli nazisti?
"Penso
che ad uno del nostro gruppo è stata piegata la mano contro il braccio
da parte di un poliziotto perché sventolava una bandiera della Cina
popolare. Ho visto di peggio in questi anni come striscioni. Ormai viene
concesso tutto anche se la costituzione vieterebbe certe cose".
A fine partita com’è avvenuto il deflusso dallo stadio?
"Aspettiamo
le 18:30, anche se alcuni di noi avevano segnalato alla polizia che
prima fossimo usciti, meglio sarebbe stato visto che molti erano
esasperati e stanchi dal viaggio iniziato la mattina. Comunque la
prolungata attesa nello stadio non serve perché veniamo letteralmente
aggrediti da almeno 200 tifosi laziali nella zona del circolo del tennis
mentre stiamo per riprendere il pullman. Proviamo a rispondere con
quello che troviamo a terra e la polizia ci carica non facendo
altrettanto con i tifosi laziali".
Ma perché l’aggressione alla stazione di San Pietro?
"Tutto
il giorno sbeffeggiati dai tifosi avversari, derisi dalla polizia,
insultati, privati delle minime esigenze, era evidente che ci potesse
essere una ribellione. La polizia poteva evitare tutto questo, ma anzi
con certe provocazioni sembrava non aspettare altro. Siamo stati
ricontati e classificati anche prima del viaggio di ritorno e chi non
rispondeva a tono aveva la sua".
Anche tu sei fra i 248 nuovi
diffidati dallo stadio dopo gli incidenti di domenica, ma vale la pena
fare quello che avete fatto e rinunciare a vedere il Livorno nelle
prossime domeniche?
"Non mi pento di niente di ciò che ho fatto
perché tifare Livorno è anche e soprattutto una difesa dei propri valori
e del proprio credo politico. Quando vedo ragazzini di 16 anni
minacciati con la forza e insultati non posso fare a meno di
intervenire, costi quel che costi".
Quando sei tornato a casa?
"Sono
stato interrogato io e altri tre dei miei amici con cui ero partito
domenica notte, dopo un’attesa di oltre 4 ore, in piedi a Regina Coeli.
Anche in questo caso evito di raccontare episodi che mi costerebbero
solo ripercussioni... So solo che sono arrivato a casa alle 6,30 con uno
dei pullman presi a noleggio da Cristiano Lucarelli".
Domenica cosa ti aspetti dalla curva livornese in risposta a questi episodi?
"Non
mi aspetto niente. So solo che come sempre per difendere dei nostri
diritti e delle idee io e tanti altri pagheremo delle conseguenze. Non
so se contestare le forze dell’ordine o smettere di fare il tifo possa
servire a qualcosa. Certo se mi ricapiterà di affrontare situazioni come
quella di domenica non esiterò ad affrontare chiunque mi privi di
sostenere Livorno e le mie idee politiche".
Un’ultima domanda: perché a tuo avviso è fallito il gemellaggio fra tifosi della Fiorentina e del Livorno?
"Negli
incontri avuti recentemente con alcuni rappresentanti della curva
Fiesole abbiamo spiegato il nostro tifo: prima la politica e l’appoggio
ad alcune ideologie e poi anche il tifo allo stadio. I tifosi della
Fiorentina hanno fatto orecchie da mercante. E tutto è finito lì".
Nessun commento:
Posta un commento