Interveniamo riguardo alla questione dei lavori necessari per rendere lo
stadio di Marassi agibile in vista della prossima stagione calcistica.
Esso
presenta infatti limiti strutturali unici a livello nazionale, limiti
che, se non verranno eliminati o ridotti porteranno ad una significativa
riduzione della capienza dell’impianto stesso, ed in particolare alla
mutilazione di numerosi posti di gradinata ossia i “popolari”.
Allo
stato attuale è tuttavia prematuro oltrechè impossibile notificare la
reale cifra di posti che andrebbero perduti, essendo questa una stima
che non è stata ancora eseguita da chi di dovere.
Và poi
sottolineato, per chiarezza, che il problema del taglio di posti non
nasce in senso stretto dall’installazione dei famigerati seggiolini
(cosa che limiterebbe di poche decine di unità la capienza), ma da un
parametro detto “curva di visibilità”.
In pratica verrebbero tagliati
quei posti dai quali, stando seduti, non è possibile vedere il campo.
Và da se che gli attuali parterre, per la loro conformazione sarebbero
interamente esclusi dalla capienza dello stadio: un disastro, insomma,
per uno stadio che in meno di vent’anni ha già visto progressivamente
ridursi di circa seimila unità i posti popolari di gradinata.
L’ulteriore taglio porterebbe via altri 1800 posti circa ad ogni gradinata. Davanti a noi, quindi, c’è uno scenario inquietante.
Da
un lato la necessità non più rimandabile di mettere a norma uno stadio,
che a norma non è mai stato dalla sua nascita. Di questi tempi infatti,
se chi firma domenicalmente la deroga a giocare dovesse decidere o
essere spinto a decidere di non assumersi questa responsabilità ci
toccherebbe giocare altrove nel bel mezzo della stagione (italiana ed
europea). Quindi, disagi in serie!!!
Dall’altro lato le norme guida
che regolano l’agibilità degli stadi sono plasmate su un’idea di calcio
e, soprattutto, di tifo, che non ci appartiene e non ci apparterrà mai,
quello che comunemente chiamano “modello inglese”.
TUTTI SEDUTI, NIENTE VESSILLI, NIENTE COLORE, POCO CALORE.
Sono parole che noi, impegnati contro questa deriva ormai da anni, conosciamo troppo BENE.
Per
noi non è mai stata una questione di orticelli, combattiamo il “modello
inglese” da quando questa formula è balenata nel cervello di qualche
presunto scienziato dell’ordine pubblico.
Che fare, quindi?
Innanzi
tutto chiediamo a viva voce che venga fatta chiarezza sulla situazione e
che la stima dei posti che attualmente andrebbero perduti venga fatta
quanto prima.
Dopodichè chiederemo che i necessari lavori limitino al minimo indispensabile i disagi per i posti popolari.
Che, insomma, si trovi un’alternativa seria al disastro di perdere ancora quei 1800 posti popolari a gradinata.
Da
parte nostra garantiamo tutta la collaborazione possibile per risolvere
il problema, auspicando che tutte le parti in causa facciano lo stesso.
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