All'alba di stamani la Digos della Questura di Roma ha eseguito numerosi
arresti negli ambienti delle tifoserie ultras di Roma e Lazio. I fatti
riguardano gli incidenti verificatisi nel dopopartita del derby
Lazio-Roma del 21 marzo, sospeso in seguito a una voce, poi rivelatasi
falsa, della morte di un bambino. L'operazione di polizia è coordinata
dal pool "Tifoserie violente" della Procura della Repubblica di Roma,
diretto dal pm Silverio Piro.
21 marzo 2004: all'Olimpico è in corso il derby Lazio-Roma. È il terzo
minuto della ripresa quando nello stadio, tra gli spalti, si diffonde la
voce che negli incidenti avvenuti prima del march sarebbe morto un
ragazzo travolto da un'auto della polizia. Scoppia il caos. Tre tifosi
giallo-rossi scavalcano le transenne ed entrano in campo. Parlano con i
capitani delle due squadre per chiedere la sospensione della partita.
Dall'altoparlante arriva un invito alla calma e la smentita da parte
della Questura di Roma della notizia dell'incidente. L'arbitro Rosetti
esita, qualcuno gli porta un telefonino. Dall'altra parte, c'è il
presidente della Lega Calcio, Adriano Galliani: la gara viene sospesa.
Lo stadio viene svuotato, ma fuori si ripropongono scene da guerriglia
urbana, come quella del pomeriggio. Botte, lacrimogeni, e lanci di
sassi. La tattica usata dai gruppi di teppisti, in particolare sotto la
curva Sud dell'Olimpico, è quella del "mordi e fuggi". Un'azione che
costringe gli agenti di polizia, i militari e i carabinieri a continue
cariche di alleggerimento con la copertura dei furgoni blindati.
Fonte RAI .it
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