Allora, parliamo di questo anniversario, i 20 anni dei Fedayn Napoli...
"Vogliamo
dire che in questi venti anni siamo rimasti sempre gli stessi, non
sialo un gruppo alla moda, abbiamo un nostro modo di essere, diciamo
così alla "vecchia maniera", che non abbiamo mai tradito e non tradiremo
mai. Uno spirito di coerenza che poggia ancora sui principi che dal 16
settembre del 1979 caratterizzano il gruppo".
"La
coerenza, la caparbietà, l'audacia, l'orgoglio di appartenere ai
Fedayn. Ma sopratutto facciamo tutto senza mai avere dei tornaconti,
pagando sempre il biglietto e senza mai essere sovvenzionati per fare
degli esempi. Per noi vengono prima i colori e il gruppo. Essere ultras è
una fede, non un lavoro. Essere ultras secondo questi valori ci
permette di non avere dei vincoli, né con i giocatori né con con la
società".
"Abbiamo intenzione di
fare una grande festa che coinvolga tutti i ragazzi del gruppo e quelli
che ci sono stati vicini. Sarà una festa per noi e per chi purtroppo non
è più con noi. Sarà anche stampato del materiale celebrativo per il
gruppo, in tiratura limitata, perché quando lo facciamo non c'è mai
scopo lucrativo. Abbiamo anche fatto del materiale provocatorio contro
Ferlaino che abbiamo già messo in vendita. Anche in questo caso non lo
facciamo per soldi, ma per una "campagna" che ha lo scopo di cacciare
Ferlaino dal Napoli".
"Sì è vero, siamo un gruppo da "vecchia guardia". L'età è molto alta, dai 27 ai 36 anni. Questo perché dal punto di vista del ricambio generazionale vogliamo che prima si faccia un bel po' di gavetta".
Fedayn, gruppo di culto nel mondo del tifo. Vi ritrovate in questa definizione?
"Se lo siamo, forse è dovuto al fatto che non siamo mai cambiati, non siamo mai stati un gruppo di massa, non abbiamo mai seguito un filone. E questo spesso è un elemento che attira e suscita ammirazione".
Un gruppo anche di "duri", intransigente, spavaldo, che non si tira indietro. Anzi...
""Diciamo
che siamo ultras fino in fondo ed è normale cercare lo scontro.
L'importante è che sia fatto sempre con chi è ultras come noi, con
lealtà e rispetto. Detestiamo la violenza gratuita".
"Censuriamo
tutto quello che è violenza gratuita e vandalismo?
Napoli però è una
piazza con un elevato numero di tifosi, dove c'è tanta devianza
giovanile e possono anche accadere episodi di teppismo. Il nostro
compito è quello di rieducarli, far valere i principi veraci dell'essere
ultras. Anche il lancio di razzi sui tifosi ospiti non è una bella
cosa, ma purtroppo può accadere".
Si parla di un dualismo tra curva B e curva A. Ma quali sono le differenze di vedute?"La curva A ha un grande rispetto per noi che siamo stati i veri portatori del fenomeno ultras a Napoli. In trasferta siamo sempre con i gruppi della A, dalla Masseria ai Mastiffs, con i quali ci sono delle affinità reciproche. Ultimamente però tra i gruppi della A sono venute a galla delle incomprensioni e hanno voluto "chiarirsi" in trasferta e questo non ci è andato giù. I panni sporchi se li devono lavare nella loro curva. Quando il Napoli gioca fuori casa i "padroni" siamo noi. La tifoseria napoletana deve essere compatta e queste divisioni sono intollerabili".
La Curva A vi ha dedicato uno striscione e qualcuno reclama a gran voce il vostro trasferimento...
"Se fossimo sicuri che quella curva fosse unita, si potrebbe fare anche il pensiero ad un eventuale trasferimento nella curva A, ma fino a quando ci saranno questi screzi non ci sembra opportuno. Stiamo bene in curva B, dove siamo nati, abbiamo la nostra metà di curva e nessuno ci pesta i pìedi".
Con il CUCB di Palummella ci sono stati dei dissapori in passato, anche forti. Si racconta anche di cori "chi non salta è Palummella" e di scontri in curva B...
"La nostra mentalità è distante anni luce da quello del CUCB di Montuori, ma i rapporti sono finalizzati ad una convivenza e Gennaro (Montuori ndr) si è sempre presentato con le buone maniere nei nostri confronti. I rapporti sono stati anche tesi, ma a nessuno conviene farsi la guerra in curva. Che cosa ci divide? Noi siamo un gruppo ultras, il Cucb è un club a tutti gli effetti, noi abbiamo anche un'indole contestaria, mentre il Cucb è filosocietario di principio. Noi siamo ultras, andiamo oltre, il Cucb ha una visione più folkloristica del tifo, presentando una Napoli da cartolina. Noi siamo moderni, Napoli capitale del Mezzogiorno. Sono due visioni distanti di essere ultras".
Quella dell'anno scorso è stata un'annata turbolenta. La retrocessione in B è stata accolta con malumore e la presidenza Ferlaino è stata bersaglio di una protesta ad oltranza che è culminata in striscioni velenosi e con le disertazione delle trasferte. Il Napoli ha finito il campionato con un piazzamento anonimo. Quest'anno le cose sembrano andare in un altro modo e il Napoli di Novellino dovrebbe essere tra i protagonisti, lottando per il ritorno in A.
"I Fedayn sono l'opposizione a Ferlaino, siamo stati i promotori
della contestazione, appoggiati da tutti i gruppi della A. Striscioni
anche pesanti, ma che andavano fatti perché il Napoli stava andando allo
sbando e i tifosi napoletani meritano la serie A. Ancora oggi siamo
contrari alla presidenza, siamo una spina nel fianco, anche se il Napoli
va meglio. Anche Il Cubc non è contento della presidenza Ferlaino, ma
non lo manifesta in modo provocatorio come noi".
"Il nostro gruppo nonostante abbia venti anni è ancora tonico e attivo. In trasferta siamo sempre in buon numero e andiamo per conto nostro, in pullman o con i treni ordinari. A livello di gruppo i più attivi sono circa cinquanta, mentre se consideriamo tutti quelli che gravitano nei Fedayn siamo dai 300 ai 400 tifosi".
Che cosa pensate del ritorno della politicizzazione delle curve?
"I nostri colori sono quelli del Napoli, dei Fedayn. Odiamo tutto quello che è un colore politico. Siamo preoccupati dall'intreccio tra tifo e politica. Una volta poteva avere più senso, specie per tifoserie come veronesi o atalantini che avevano e hanno veramente un'ideologia politica.
Nel periodo degli skins la politica era una moda".
La frase "Siamo in piedi in un mondo di rovine" con la quale chiudeste la prima intervista rilasciata a Supertifo è stata ripresa da altri gruppi.
"Noi siamo ancora in piedi, anche se il mondo ultras va in decadenza: coreografie sponsorizzate dai presidenti oppure trasferte in aereo interamente pagate, come per i laziali che altrimenti non andrebbero in trasferta.
Noi lavoriamo tutta la settimana per la nostra squadra del cuore e non vogliamo aiuti da nessuno".
"Intanto sentiamo un grande affetto per i genoani, con i quali siamo legati da una bella amicizia. Per il resto valutiamo sempre i comportamenti.
Abbiamo
una stima per atalantini e bresciani, per il loro modo leale e
autentico di confrontarsi. Inoltre sono tra le poche tifoserie ad essere
sempre venute a "cercarci" quando noi eravamo in trasferta. Una
scazzottata leale è spettacolo, è una cosa stupenda, fa parte della
natura ultras".
"A
causa del lungo periodo di protesta non siamo andati in trasferta da
inizio dicembre fino alla fine del campionato, lasciando spazi vuoti nei
nostri settori. Per questa ragione a Verona non siamo andati. Una
scelta difficile, ma necessaria per far sentire la nostra voce di
protesta. Non ci interessa se qualcuno non ha capito la nostra
decisione. Chi è ultras secondo noi ci ha capito".
"Non diamo molto conto ai salernitani. Abbiamo ricordato la morte dei quattro tifosi salernitani, ma solo per solidarietà ultras. Gli episodi di violenza o le scritte anti-salernitani sono il frutto di idiozie di cani
sciolti. Pensiamo che Napoli sia stato un modello anche per i
salernitani".
Che giudizio avete dei raduni ultras al quale avete anche
partecipato?
"Siamo stati a Genova, a Cosenza e Bologna, mentre
abbiamo dovuto dare forfait per Mantova. Appoggiamo le idee
dell'Archivio del Tifo. Il problema centrale è quelle delle regole
ultras. Una volta gli ultras le avevamo, oggi non le hanno quasi più. E
questo è uno dei mali del mondo ultras e la causa della degenerazione
della violenza. Un altro fatto che infastidisce e che secondo noi è la
causa di molti problemi di molte curve attuali è la situazione in cui
dei "pischelli" senza la mimina esperienza ultras pretendono di avere
voce in capitolo o addirrittuera prendere il comando.
"Li
dedichiamo a noi, ai nostri compagni che non ci sono più come
l'Indiano, purtroppo scomparso e a chi invece questo momento si trova in
difficoltà per alcune vicissitudini come "Piccola Peste". Mentre non
ricordiamo quelli che ci hanno mollato per la strada, chi non aveva
amore per il proprio gruppo. Fanculo a chi ci ha mollato per la via. In
questi venti anni abbiamo imparato che di veri ultras rispetto a prima
ce ne sono rimasti pochi e tra i sopravvissuti ci siamo noi. Il resto è
solo un mondo dove i gruppi stanno in piedi per uno scopo di lucro.
Essere Fedayn significa questo, essere ultras per amore".
Nessun commento:
Posta un commento