Auto bruciate. Cariche. Sassaiole. E soprattutto undici accoltellati: nove inglesi e due italiani. Uno dei tifosi inglesi è grave. Prima che una partita di calcio, Roma-Liverpool è stata una guerriglia che ha sconvolto una città. E i disordini, almeno quelli più violenti, sono stati provocati dai tifosi giallorossi. Obiettivo: la tifoseria avversaria, certo, ma soprattutto le forze dellordine, colpevoli, secondo i romanisti, di aver provocato il grave ferimento di uno di loro domenica scorsa a Bologna.
Che qualcosa di brutto si stesse preparando si era capito subito. Alle otto di sera gli ultrà giallorossi hanno tentato di stringere la polizia tra due muri di tifosi. I cancelli della Curva Sud dello stadio sono stati subito chiusi. Ed ecco allora partire lanci di bottiglie, di sassi, mentre i tifosi si sono armati di bastoni e rami, di qualsiasi arma a portata di mano. La polizia ha reagito, prima con i lacrimogeni poi caricando a sua volta.
L'Olimpico in un attimo è stato avvolto da una nuvola di fumo. Per dieci minuti sono volati colpi, urla, sassi. Un taxi, colpito da una molotov, è ridotto in cenere. Una volante è distrutta. Danneggiati i pullman della polizia. I contusi, tra le forze dellordine e i tifosi, sono decine. Ma se la serata ha visto i giallorossi protagonisti delle violenze, gli hooligans inglesi aveva già fatto la loro parte durante il giorno: arresti, saccheggi, perfino una partita di calcetto improvvisata intorno alla Fontana di Trevi con tanto di turisti e ambulanti spintonati nellacqua. Ore e ore di disordini con poliziotti e carabinieri smistati nei vicoli, nelle piazze, nelle strade.
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